E poi dite che ce l’ho con la Gazzetta che sponsorizza il Ghiro d’Italia oltre alla Beneamata nerazzurra e all’Armani di Giorgio. Magari è anche vero al 99 virgola 9 per cento come dice lo Squalo Galliani dell’incedibilità di un suo giocatore ogni qual volta deve venderlo al miglior offerente entro ventiquattr’ore o al massimo quarantotto. E’ successo con Kakà, Ibrahimovic, Thiago Silva e ora con Balotelli. Che fa bene a dire: “Ho sbagliato a tornare in Italia”. Difatti doveva restare là, in Inghilterra, perchè qua ne avevamo già abbastanza di lui da almeno un lustro. Ovvero cinque anni. E questo lo spiego solo ad uso e costume di chi non sa ancora che non si dice più rossa per la vergogna ma rosa. Si può infatti sbagliare qualche valutazione: per esempio non sarei stato così largo di manica con gli azzurri che le hanno prese dalla Russia più scarsa dai tempi degli ultimi zar a questa parte. Soprattutto con Polonara (una o due elle?) e con Cinciarini al quale Chiabo ha dato 5 e mezzo in pagella chiudendo un occhio (o forse entrambi) sullo 0 su 5 da due del play di Reggio e sui 22 punti che Ponkrashov gli ha sparato in faccia. Mi hanno detto che Luca Chiabotti, tifosissimo del Milan e un tempo degli straccioni di Dido Guerrieri, andrà presto anche lui in pensione e la notizia mi rattrista assai. E lo dico senza un cicinin d’ironia: non mi piacevano certe sue amicizie, è vero, ma devo anche ammettere che non si è mai sognato di sparare addosso a un uomo ferito e men che meno morto. Così come è sempre stato un rivale corretto e sincero. A volte anche sin troppo signore. Specie nei confronti del sottoscritto che non sopportava la sua affiliazione alla Osiris Band. Se poi penso quali potrebbero essere i suoi eredi, e cioè lo schiavo degli Schiavi, detto anche “Pronto, sì Livio”, inteso come Proli, o il pluri raccomandato scimmietta Scibetta, soprannominato pure “Copia e incolla”, mi cadono le braccia e mi strappo le vesti. Disperato. Povera Gazzetta. Perché uno può essere anche distratto e in buona fede, ma come può un caporedattore non accorgersi di un risultato sbagliato oltre tutto evidenziato in rosso, tutto maiuscolo e in corpo 12? Una volta per molto meno licenziavano e ti mandavano a vendere patate. RUSSIA-ITALIA 68-72. Intanto si è giocato a Cagliari che, come dicono i sardi, dista dal continente un bel tratto di Mare nostrum, ma non è certo il capoluogo dell’Isola di Tuzla in Crimea. E poi purtroppo si è perso non solo in casa ma soprattutto senza poter accampare scuse e facendo, oltre tutto, un bel balzo indietro. Sicuramente con Daniel Hackett non avremmo perso, ma questo non l’ha scritto nessuno. E nemmeno che Alessandro Gentile ha giocato da solo contro tutti se è vero che ha tirato 21 liberi, ma ha anche perso cinque palloni, dei quali un paio d’oro, e spadellato dieci volte su dodici peggio di capitan Sbezzi, pardon Findus, coi bucatini all’amatriciana. Questa nazionale mi piaceva quando attaccava di squadra difendendo tutti insieme. Questa invece non mi sembra neanche più figlia di Simone Pianigiani, ma semmai di Riccardo Sbezzi, promosso Capitano coraggioso e agente dei figli del buon Nando oltre che di Pietro Aradori. Restando in tema di capitani, stamane ho letto una buona intervista di Chiabotti a Gigi Datome nella quale il capitano dell’Italia è convinto d’essere un giocatore da Nba più che da Barcellona. Ovviamente non sono d’accordo e neanche lo ero l’estate scorsa quando da Roma si è trasferito a Detroit: a Barcellona, come a Mosca o a Madrid, si sarebbe fatto le ossa in campo internazionale prima di spiccare il grande salto. E invece ha perso una stagione guardando gli altri giocare e non è ancora stufo. Peggio di me e di Paron Zorzi che, dopo un quarto d’ora, già non ne possiamo più di fare i bravi pensionati che, seduti sulla panchina dei giardini pubblici, si raccontano di quella volta in cui la nazionale di Gamba superò la Russia di Sergey Belov, l’ultimo tedoforo, alle Olimpiadi di Mosca e conquistò l’argento. E non per un macroscopico errore della Gazzetta dello sport.