Il Pipita alla Juve: anche se lo vedo non ci credo

LAU

Tre estati fa ero in Val di Sole e rivelai per quell’ufficio stampa dell’arrivo di Higuain a Dimaro allo scoccar della mezzanotte di un caldo fine settimana di luglio. Il Pipita in volo dall’Argentina, l’accordo di massima con i 323 legali di Zio Aurelio ormai vicinissimo alla firma, la soffiata a tavola di un suo guardaspalle al quarto bicchierino di grappa: potevo tenere per me uno scoop del genere? Non mi sarei dovuto chiamare ScooPea. Non so ancora se feci bene o male a dare quella notizia che mi sembrava innocente ed era molto grossa. Massimo Ugolini, l’inviato di Sky, una goccia che di tanto in tanto gli piscia dal naso, accusò il colpo e chiamò subito De Laurentiis pretendendo la smentita. Che arrivò puntuale all’ora di pranzo con una telefonata dello zio Aurelio accompagnata da insulti generici quanto pesanti e le ricorrenti minacce: “Raduno la squadra e la trasferisco subito in Austria o in Svizzera dove non ci sono giornalisti di merda come lei qui in Trentino”. Mi disse anche di peggio, ma non importa: bisogna sempre aver rispetto per chi è più anziano di te. Tanto più quando è ospite e fuori di testa più di una grondaia. E comunque Gonzalo Higuain, dopo aver fatto scalo a Roma e Verona, raggiunse Dimaro in macchina con l’autista, come da me previsto, quella stessa notte e alla stessa ora in cui qualche secolo prima Cenerentola aveva perso la scarpetta. Ad aspettarlo nell’albergo-bunker c’era tutta la squadra di Rafael Benitez: il Pipita tagliò la torta, brindarono e fu festa grande. Assieme a De Laurentiis più tronfio di un pavone. Ma perché vi ho raccontato tutto questo? Perché un amico napoletano di quei giorni goliardi, quando non si andava a letto mai prima dell’alba e si faceva rafting sul Noce, ci si giocava l’aperitivo a scopone scientifico e ci si sfidava a bowling sino a tardi, mi ha chiesto di ricordarlo. E’ la sesta estate con questa che il Napoli va in ritiro in Val di Sole. Dove il cielo è più azzurro del colore delle maglie madide di sudore degli azzurri di Marx Sarri. Nonostante gli strali e le intimidazioni dello zio Aurelio. Anche se Marco Azzi su Repubblica proprio stamattina ha scritto che il barometro di Dimaro prevede ancora burrasca e ha segnalato uno striscione in paese che diceva: “Non sarai mai il nostro presidente”. Higuain dovrebbe arrivare il 25, ma non so dirvi se sarà poi così. Infatti, come non vi è difficile immaginare, non sono più il capo ufficio stampa del ritiro del Napoli in Trentino e quindi dalla casa in laguna mi è impossibile ipotizzare cosa potrà mai accadere nei prossimi dieci giorni lassù in montagna. Intanto De Laurentiis è a Ischia per il festival del cinema e il Pipita è tornato in Argentina dopo la vacanza di lusso a Ibiza. Mentre ieri ho scritto di getto per il mio caro amico Luca Cirillo un pezzo che in poche ore ha incuriosito oltre dodicimila lettori. E che ora vi ripropongo:

Un po’ me ne vergogno, ma leggo Mamma Rosa da quando ho cominciato a dire le parolacce e a domandarmi: ma sarà vero che la mia Juve ha preso Vinicio? Non era vero. Anche se lo aveva scritto la Gazzetta. ’O Lione giocava nel Napoli. Un grande Napoli. Con Amedei, Jeppson e Pesaola. E a luglio, proprio in pieno calcio-mercato, veniva al mare del Lido di Jesolo nella spiaggia che confinava con la mia. Non mi crederete, come al solito, ma ho di lui un bellissimo ricordo. Diceva che avevo gli occhi neri come il carbone e mi accarezzava i capelli con affetto quando, al calar del sole, mi avvicinavo timido al suo ombrellone e gli chiedevo se voleva fare due palleggi con me sulla sabbia. E Luis, non mi crederete di nuovo, ma accettava molto volentieri. Un vero signore. Le gambe più storte che abbia mai visto. Un tiro secco che era un tuono. Quando i palloni di cuoio pesavano un quintale. Io dico che anche la mia cara mamma napoletana aveva un debole per ’O Lione, ma ora non è più il caso d’indagare. Quasi sessant’anni dopo. Vinicio era il mio idolo prima di Omar Sivori. Giocò anche nel Lanerossi Vicenza e nel 1966 vinse la classifica di serie A dei cannonieri con 25 reti. Non poche prima che nascesse Higuain. Adesso dicono che il Pipita passerà alla Juve. Non ci credo neanche se lo vedo con la nuova maglia bianconera che, detto tra noi, è proprio brutta. E l’Adidas mi faccia pure causa. Potrò anche avere i miei gusti o dobbiamo sempre pensarla tutti uguale? Da Vinicio lo zio Aurelio dovrebbe imparare le buone maniere. Anche questa ce l’avevo sulla punta lingua e l’ho dovuta dire. Subito e non domani. Altrimenti non sarei Claudio Pea. Mamma Rosa però dovrebbe smetterla di raccontare bugie. “Higuain, offertona Juve” è il titolo di ieri che mi fa ancora sorridere. Perché c’è poi sempre qualcuno che le crede. Come il mio Vinicio che è ancora un bell’uomo coi capelli bianchi e gli occhiali. Adesso ha 84 anni e vive a Napoli. Beato lui. E non viene più in vacanza a Jesolo. Peccato. Comunque lo avvicinerei di nuovo e gli chiederei: “Si ricorda di me?”. Non penso, ma non si può mai sapere. Ha dichiarato Vinicio al Mattino. “Sono deluso dalla scelte di Higuain: aveva tutto per diventare l’idolo assoluto dei napoletani”. Nemmeno a questo credo. I napoletani avranno sempre nel cuore Diego Maradona e nessun altro. Mai. E comunque mi meraviglia che ’O Lione parli già al passato e abbia abboccato all’amo della Gazzetta. Il Pipita non andrà via da Napoli. Almeno quest’anno. Cosa scommettiamo? Una pizza e birra. Ma una pizza come la fanno al Vomero. O dove volete voi. Bella, alta, gonfia e non croccante. Quella non è pizza: è un’altra cosa. Come è una grande fesseria l’offerta della Juve: 70 milioni più Pereyra (18) e Mandragora (10). Conosco Marotta, che affettuosamente chiamo Marmotta, da quando era il segretario di Mauro Colantuoni nel Varese di Eugenio Fascetti e pranzavamo spesso insieme durante il calcio-mercato cercando una trattoria intorno all’Hilton di Milano dove si mangiasse bene e si pagasse poco. Visto che non avevamo molti soldi in tasca. Né io, né lui. E quindi so benissimo come la pensa in proposito. E cioè che quasi cento milioni per Higuain sono una follia bella e buona. E non perché magari non li valga, ma perché Marotta non li spenderà mai. Dovrebbe intanto cedere Pogba. O forse pensate che De Laurentiis possa accettare uno scambio di figurine: io ti do il Pipita e tu mi dai magari anche Bonucci e Daniele Rugani che piace tanto a Marx Sarri. Così sta buono. E già che ci siamo pure Hernanez e Zaza. Ma fatemi un piacere. Lo zio Aurelio infatti si priverà del suo capriccioso bomber argentino e del suo antipatico fratello manager solo se gli daranno sull’unghia i famosi 94 milioni e 736 mila euro della clausola per la rescissione del contratto di Higuain senza neanche dieci centesimi di sconto. E fa bene. Dove sbaglia invece il presidente impomatato è quando prende per il sedere i tifosi napoletani spacciando per ottimi acquisti quelli di Tonelli, Giaccherini e ora Santon che a Sarri possono al massimo servire come ricambi. E allora sapete cosa vi dico alla fin fine? Che è più facile che Pogba passi per la cruna di un ago e vada a Manchester che il Pipita raggiunga Dybala a Torino. Magari. Ma non può essere possibile. Anche perché dopo aver preso Higuain e venduto Pogba, la Juve dovrebbe acquistare poi sempre un sostituito del fuoriclasse francese. Che non esiste e che comunque costerebbe l’occhio della testa.