Ma perché invece di Pianigiani non se ne va Petrucci?

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Il Gallo dei Denver Nuggets tira il collo e strilla: “Passano gli anni e non vinco nulla”. E a me lo dice? Poteva restare a Milano e forse, sottolineo forse, avrebbe già vinto due o tre scudetti. Certo, non sarebbe diventato ultra milionario, ma non si può avere tutto dalla vita. Se invece parla della nazionale e si lamenta del sesto posto azzurro agli ultimi Europei, per primo ce lo deve lui spiegare perché l’Italia di Petrucci non ha vinto una medaglia. Io lo so e il motivo glielo potrei anche sussurrare ad un orecchio se non sapessi che Danilo lo conosce molto meglio di me, ma non può rivelarlo. E fa bene. Anzi, benissimo. Perché l’ha promesso a Simone Pianigiani. Col quale è in rapporti idilliaci. Quindi chi specula sulle parole del giovanotto nato l’otto dell’otto dell’ottontatotto, e crede che ce l’abbia pure lui con l’amato cittì senese, delle due l’una: o prende un clamoroso granchio o è in totale malafede. Né posso a sessant’anni suonati da un pezzo essere sempre io nel cuore del ciclone e ogni volta, disarmato, combattere al fronte quando sono circondato da vigliacchi che fanno gli spavaldi solo se hanno il culo al caldo e le palle al sicuro. Però Gallinari un giorno me lo dovrà almeno spiegare perché ha detto che a Lilla eravamo i più forti, mentre adesso sostiene, e non a torto, che sarà durissima qualificarsi per i Giochi di Rio de Janeiro anche se ospiteremo noi, come pare, uno dei tre gironi preolimpici. Non sarà mica che finalmente è sceso dalla pianta e si è accorto che magari Francia o Serbia o Grecia o Canada sono anche meglio di Azzurra? Mi ero ripromesso di parlare del campionato che andrà ad iniziare domani, ma come faccio a voltar pagina se non passa giorno che il postino non mi recapiti una foto-cartolina della nazionale dal Golfo di Trieste o dalle discoteche di Lido di Jesolo? E’ così che mi è allora saltato all’occhio un articolo di Daniele Dallera del 23 settembre nel quale il gigante del Corriere della sera parla di Pianigiani (“ottimo tecnico”, meno male) e di Petrucci (“il primo a non credere nel c.t.”) che “non si prendono” e se ne dispiace assai. Aggiungendo che “così non si può andare avanti, nemmeno in forza di un contratto”). Caro Dal, magari se vuoi ne possiamo anche riparlare giovedì, davanti alla tomba del maestro Grigo ad Amblar, ma vorrei intanto sapere la ragione per la quale Simone dovrebbe rinunciare a 350 mila euro di un anno di contratto. Solo perché sta antipatico a Giannino? Ti prego. O perché sono separati in casa? A proposito ti vorrei ricordare che l’ultimo scudetto è stato conquistato, come tu ben sai, da Sassari. Ebbene se c’è un club dove l’anno scorso il presidente e il suo allenatore erano peggio di un cane e d’un gatto rinchiusi nella stessa stanza, questo era proprio il Banco di Sardegna. Al punto che il giorno dopo la conquista del titolo tricolore Sardara se ne è andato da una parte e Sacchetti da un’altra. Di più: il primo ha festeggiato tra la sua gente in piazza, mentre il secondo l’ha fatto in una pizzeria di Milano con Gas Gas Trinchieri e senza il figlio Brian. Robe da non credere. Eppure così è stato. Anche se solo io ci ho fatto caso e quindi è più probabile che me lo sia inventato visto che la notizia non è stata ripresa da nessun giornale di Stato o gazzetta di Regime, né dai siti di Cacasenno o di Cacasotto. Il Gigante, dopo aver invano invitato le parti a trovare un accordo, che sarebbe un po’ come pensare che Enrico Letta e Matteo Renzi possano domani aprire un ristorante insieme a metà strada tra Pisa e Firenze, è arrivato alla conclusione che per il preolimpico ci voglia “un’altra guida tecnica”. Come no? E a chi di grazia dovrebbe essere affidata l’Italia del Giannino? Nell’articolo il buon Dallera non se ne parla. E così m’invento un mutuo soccorso: dal momento che Ettore Messina è un sogno per ora quasi proibito e Trinchieri non più d’una invenzione della Confraternita dell’Osiris, ecco che l’unica soluzione possibile (e praticabile) potrebbe essere proprio Romeo Sacchetti che è legato – si fa per dire – al Banco di Sardara da un triennale per un cifra complessiva di mezzo milione di euro. Insomma costerebbe quasi la metà di Pianigiani, ma poi andrebbe d’accordo per esempio con Marco Cusin che lo scorso inverno è scappato da Sassari e s’è accontentato d’andare a giocare a Cremona piuttosto che rimanere con MaraMeo nell’isola? Voi ridete, ma Cusin è di fatto il miglior centro che c’è oggi in Italia. Forse anche perché l’unico. E allora: come la mettiamo? Potrebbe sempre dimettersi Petrucci. Sono in fondo più di 35 anni che Giannino salta instancabilmente da una poltrona all’altra dello sport italico e quindi sarebbe già tempo, e ora, che pure lui raggiunga la meritata pensione. Ma cosa sto dicendo? Apriti cielo. Tuoni e fulmini. Come non detto. Anche se per la verità non era assolutamente mia intenzione di scatenare tutto questo pandemonio.