Ci sono film che si vedono e si rivedono volentieri anche cento volte. Come Via col vento o, il meno conosciuto, Via col veneto. Che è la storia straordinaria di una ricca e bellissima donna che scappò con l’amante precario di Trebaseleghe, provincia di Padova. Cioè con un veneto povero in canna. Io invece vado matto per Pretty Woman e per Sole a catinelle che ormai ho imparato a memoria. Scena dopo scena. Per filo e per segno. Forse anche perché l’unico che ha ardito scommettere su Checco Zalone e gli ha dato un lavoro è stato Sandro Bressanello, mio carissimo compagno di classe nella mitica terza B della Giulio Cesare di Mestre. Che tra i suoi allievi-gioiello ha avuto anche Ettore Messina. Il mondo in fondo è piccolo e da storia nasce storia. Come il venditore di aspirapolveri pugliese che aveva promesso al figlio Niccolò una vacanza da sogno e l’ha portato in un paese del Molise abitato esclusivamente da vecchi. Dove il sindaco, al quale Checco ha chiesto spiegazioni, gli ha risposto che solo un coglione come lui poteva portare un bambino lì in ferie. Ma c’è ben poco da ridere. Di coglioni che hanno rivotato Giannino Petrucci presidente della Federazione è piena l’Italia del basket. Così come di sindaci molto famosi che recitano in continuazione lo stesso film, già visto e rivisto mille volte, e non trovano mai nessuno che spieghi a loro cosa siano l’etica sportiva e le buone maniere. Ieri ci siamo lasciati prima di cena cercando di convincervi che in fondo la nostra è una serie A dove le sorprese sono sempre dietro l’angolo e che quindi non ci trovavo nulla di strano o, peggio, di catastrofico se la Reyer di Napoleone Brugnaro, dopo sette vittorie di fila, aveva perso al Taliercio con il Banco di Sardara e di Federico Pasquini. Che non è poi tanto male come di lui sussurrano alle spalle molti suoi colleghi allenatori che vanno per la maggiore e si danno un sacco di arie. Ma i nomi non li faccio perché sarò anche quel che sono, un pennivendolo bastardo e manicheo, ma non ancora uno spione. Certo è che forse sbagliamo a dare tutta questa importanza agli allenatori quando dalle rape non nascono (quasi) mai i fiori. E si fa presto a sentenziare che quello è un mago perché ha vinto dovunque è andato ad allenare. Mi piacerebbe vederlo in sella a dei somari che non costano milioni su milioni e poi magari ne riparliamo se trionferà ancora nei Gran Premi. Adesso non voglio dire che ve l’avevo detto, ma la nuova caduta della GrissinBon lontano dall’Emilia, stavolta a Pistoia, non è altro che la conferma che di doman non v’è certezza nel nostro campionato bello o brutto che sia. Però da un Cervi a primavera mi sarei aspettato qualcosa di più dei zero punti da lui raccolti nei primi tre quarti contro Crosariol e Magro che non sono sicuramente i pivot dei sogni azzurri di Ettore il Messi(n)a. Povero cittì. E’ davvero messo male. Vorrebbe lasciare a casa Bargnani ma come fa se non ha alternative valide sotto canestro a parte Melli? Hackett è fuori gioco per qualche mese ancora e del paisà Arcidiacono, il perfetto sconosciuto, inspiegabilmente nessuno parla più: non sarà mica che ha beccato la peste bubbonica dopo essere stato tagliato dagli Spurs di Popovich e – guarda caso – di Messina? Tonut e Della Valle sono fermi e lo stop per entrambi non sarà breve, né indolore. Gli italiani di Gelsomino Repesa non giocano e, quando giocano, sono inguardabili. Cinciarini in primis. Per non parlare del Gigi Datome che è in crisi nera e dell’Alessandro Gentile che è dovuto ripartire da Atene. E poi l’Innominato del Circeo pretenderebbe anche di stravincere l’Europeo? Ma in quale film? E torniamo daccapo. Se invece siamo nelle mani di Gallinari e Belinelli come d’abitudine all’inizio di ogni estate, rifaccio la domanda di Capodanno al cittì che stava (e sta) così bene in California: ma chi glielo ha fatto fare di tornare ad allenare una nazionale completamente a cartoni animati? E una di riserva: ma è vero che non ha chiesto un euro a Giannino? Non ci posso credere. Intanto su Sky mi sono registrato Ho ucciso Napoleone con Micaela Ramazzotti e stasera me lo andrò a vedere. Anche se un sospetto già ce l’avrei, ma vi prego: lasciate che l’assassino lo scopra da solo Brugnaro. Come il mistero di Andrea Cinciarini al quale l’Armani ha allungato il contratto per altri due anni: da chi mai è stato raccomandato?