Domenica sera al circo Giletti, che in verità è un’Arena, c’era Littorio Sgarbi con l’intimidito Cecchi Pa(v)one che ora, prima di sparare altre cazzate (“Il coronavirus è una banale influenza di stagione”), ci pensa almeno dai quattro ai cinque secondi, lunghi da morire, e stavolta ha difeso il carabiniere che con la lingua fuori inseguiva un povero diavolo che faceva footing per strada. Poi è arrivato il Clown del Carroccio che non fa più ridere neanche i polli e allora ho spento il televisore perché non c’era altro da vedere se non Alessandra Mastronardi che non è male, peccato che l’Allieva 2 fosse alla terza replica dell’anno. E comunque ci ha pensato l’amico Andrea Scanzi a tagliarmi il Cazzaro Verde in dieci fettine. Ve ne leggo solo un paio. 3) L’orsacchiotto Mirta che Matteo Salvini aveva alla sua destra mi ha convinto per argomentazioni molto più di Salvini. 8) Salvini ha detto di non amare la Cina perché non ama “i Paesi non democratici”. Fa piacere. Ma fa pure sbellicare perché a parlare è lo stesso Salvini che difende i sovranisti olandesi (noti amici degli italiani) e ha i poster in camera di Putin e Orban, noti filantropi contemporanei”. Avrei una mezza idea che non so se vi piace: potrei sempre scrivere lo Scacciapensieri quotidiano di 33 righe (o giù di lì) al mattino non tanto presto dopo aver sfogliato i giornali di ieri e buttato un occhio sulle prime pagine d’oggi. Cosa ne dite? Fatemi sapere. Così poi avrei tutto il pomeriggio libero per girare per casa e magari anche la sera per scrivere di basket o di calcio a seconda di come mi gira e senza perdermi tanto in chiacchiere. Però prima me la dovete spiegare questa locandina (vedi foto) del Gazzettino di Roberto Papetti, l’ex trombettiere bergamasco al Giornale del simpaticissimo Maurizio Belpietro e ora stonato trombone dell’orchestra di Azzurra Caltagirone. Perché anche lo posso capire che Luca Zaia, rintanato da due mesi in trincea assieme a Alda Vanzan e assalito giornalmente da topi cinesi, nutrie (Myocastor coypus) del Brenta e pantegane del Marzenego, consigli ai veneti di tenersi stretti le loro donne e di non cercare pericolose avventure fuori regione. Ma che ce l’abbia tanto con le belle fighe del Friuli bisogna che un giorno o l’altro la sua musa ispiratrice anche me lo spieghi. A Luca Bottura di Repubblica è invece andata di traverso la barzelletta che il governatore trevigiano (tre visi, ndr) ieri ha raccontato abbandonando per un secondo la baionetta (“Un gondoliere veneto e un siciliano s’incontrano per caso e uno dei due diventa positivo”) e lasciando alla fin fine intendere che l’untore fosse ovviamente nativo della Trinacria. Di modo che il fantastico cecchino repubblichino gli ha subito sparato in mezzo alla fronte, alta e spaziosa: “Tra l’altro le statistiche propenderebbero per l’opposto. Anzi, per parafrasare uno slogan caro a Zaia: “E’ il leon che contagia il teròn”. Ma il razzismo culturale è un po’ come il virus: purtroppo non c’è ancora il vaccino”. Tanto per intenderci, le righe sin qua sono già quaranta (e passa), ma lasciatemi ancora dire della locandina che, nel significato alternativo della parola, è un monolocale del Cile. Chissà se sarebbe piaciuta questa a Gianni Mura che già ci manca da morire? Lo spero sul serio. Così come pure gli sarebbe stato difficile pensare ad un gondoliere che non fosse veneziano, ma di Bressanone in Alto Adige o di Cogne nel Gran Paradiso. Per oggi può bastare. Sconsigliandovi di non bere stamattina il Caffè di Massimo Gramellini e piuttosto consigliandovi il “Levategli il vino” di Marco Travaglio o “Le Iene, dobbiamo credere alla conversione buonista?” di Aldo Grasso. Che andrò a leggere stasera prima d’andare a letto perché queste sono ormai le dolci abitudini che ho preso nella mia dorata prigione: la pennichella dopo pranzo e le buone letture dopo cena. Del resto la pasta e fasioi è più buona fredda e disincantata (leggi decantata). Fidatevi. Come credo che anche l’amico Claudio De Min sia d’accordo con me.