Ora che ho sistemato quasi tutte le mie cose, dai trigliceridi alla crapa sempre più pelata, dai giornali ai loro vecchi ritagli, posso tranquillamente promettervi che il mio Gazzettino sarà in edicola tutti i santi giorni dell’anno. O quasi. Pure a Pasqua e Pasquetta. Trentatré righe o magari anche qualcuna in più. Il Signore non mi ha regalato il dono della sintesi. E nemmeno la rapidità nella scrittura. Ricordo che l’Orso Eleni, per me un genio, e per questo a volte incompreso, aveva finito il pezzo sulla partita di pallacanestro che io dovevo ancora iniziarlo. E dava di nascosto la mancia al custode perché non chiudesse la sala stampa del palasport prima di un paio d’ore. In compenso Dio mi ha fatto bianco e nero a strisce: insomma gobbo. E questa per me è la prova, tra tutte, della Sua esistenza. Specie quando vinci il derby non per 2-1 ma per 4-1 e quelli del Toro credono comunque che glielo hai rubato. Divina libidine. Come all’andata: 2-1 con gol di Cuadrado di tibia a tempo scaduto. Scriverò ogni volta la prima cosa che mi passa per la testa. In pillole. Contando, più che sulla vostra pazienza, sulla certezza che non sempre sarete d’accordo con me. Lasciando qui spesso la pallacanestro fuori dalla porta e magari spaziando nel cinema. Che è diventata la mia ultima passione senile. Ieri prima di cena ho accompagnato per esempio mio nipote a vedere Kung Fu Panda 3. Dopo la doppietta di Morata avevamo entrambi già la pancia piena. Ricciolino ha voluto lo stesso i popcorn. E glieli ho comprati. Altrimenti che razza di nonno sarei? Il terzo capitolo della serie Divergent è stato il film più visto della settimana nel BelPaese. E non mi ci è voluto tanto per capirlo: Rocco se l’è sciroppato tutto d’un fiato. Al punto che non mi ha mai domandato: “Nonno, quanto manca alla fine?”. E se è piaciuto a un bimbo di quattro anni e mezzo, statene certi che la storia di Po, figlio di Li, che sconfigge a colpi di kung fu Kai, il potente spirito maligno, sarà un successo garantito anche a Pasqua. Per la verità un quarto d’ora devo essermi anche addormentato. Come mi succede sempre quando leggo le lettere al direttore specie se il direttore è quel trombone di Roberto Papetti. Dite che ce l’ho con lui perché non mi ha più fatto scrivere? Può darsi, non lo escludo. Però da quel giorno – fatalità – ha dimezzato le vendite del suo Gazzettino (oggi in sciopero e domani non in edicola) mentre le mie su questo blog di satira sono salite alle stelle. L’ultimo titolo: “Trivellazioni, Pd neutrale? No, è schierato a favore”. O un paio d’altri a caso: “Il destino delle Popolari dipende dalle prossime impegnative scelte”. In un’unica parola: ecchisenefrega. Oppure: “Un po’ d’inflazione è meglio dei prezzi stagnanti e in calo”. E poi ditemi se non fa venire il latte alle ginocchia. Per la serie “leggi Papetti e dormi: funziona come mezza compressa di Tavor”. Sabato ho visto anche Truth (voto 7.5) che però è solo decimo in classifica, ma di questo e altro magari se ne riparla domani. Intanto ringrazio l’amica Licia Granello che ieri su Repubblica mi ha ricordato che oggi è il primo giorno di primavera ed è invece il secondo. Tempo comunque di sapori selvatici e di primizie. “Gemme e boccioli, baccelli in miniatura e foglioline, colori pastello e tenere consistenze che quasi non reggono la cottura”. Into the wild. Licia scriveva bene anche di calcio. Poi si è stufata. Forse perché è tifosissima granata.