Ho visto il primo tempo di Russia-Italia che non trovo il coraggio di definirla una partita di basket. E mi è bastato. 37 pari salvando solo capitan Amedeo Tessitori. “Tanti errori e parecchia confusione”, ha ammesso Geri De Rosa che per questo mi piace: non sa proprio dire le bugie. Mentre il nonno di Heidi (Davide Pessina) ha provato ad arrampicarsi goffamente sugli specchi: “Gli azzurri hanno un po’ sofferto le mani addosso della difesa russa”. Può darsi. Come si dice nel nostro campionato quando perdi con Trento. Però in attacco Gaspardo e Flaccadori sono stati un pianto anche quando hanno tirato liberi come il Pregiudicato d’Arcore al quale qualche giorno di galera non avrebbe però fatto male. Stamattina ho aperto allora la Gazzetta per vedere come il match di San Pietroburgo sia poi andato a finire sfogliandola dall’ultima pagina così faccio prima. Abbiamo perso. E nemmeno di poco: 92-73. Vi stupite? Io no. Degli eroi di Belgrado nel preolimpico non sono rimaste neanche le loro mutande. Eccezion fatta per Stefano Tonut che comunque i suoi 20 punti li ha pur sempre raffazzonati. Bocciato pure Pajola. Capita. Ma gli altri? Il Bartezzaghi (Paolo) che non fa le parole crociate ma un paio di volte al mese scrive anche per Mamma Rosa ha dato al massimo cinque in pagella a Spagnolo, Pajola e Gaspardo. E cinque e mezzo a MaraMeo Sacchetti. Dimostrandosi ragazzo di gran buon cuore e soprattutto non in cerca di rogne. Come dovrei fare anch’io, ma non ne sono proprio capace. Lunedì comunque l’Italia può subito rifarsi al Forum con l’Olanda. Che ieri è riuscita nell’impresa di buscarle in casa dall’Islanda. Sì, l’Islanda. Tuttavia ugualmente se io fossi Sacchetti, il cittì più precario di questa terra, a fine partita andrei da Giannino Petrucci e gli presenterei le dimissioni. Tanto lo stipendio lo prende lo stesso dalla Fortitudo e la dignità non ha prezzo. O forse mi sbaglio? Probabilmente sì. Di Armani-Olympiacos (nella foto) non ho visto invece neanche il salto della palla a due tra il pessimo Tarczewski e il senegalese Fall perché non sono un ipocrita: ho giurato che non sentirò più una telecronaca urlata di Cicccioblack Tranquillo in vita mia e non faccio come la maggior parte degli allenatori di serie A che mi confessano di fare lo stesso quando so benissimo che poi si mettono le cuffiette e telefonano al numero uno della Banda Osiris d’origini calabro saudite riempiendolo di baci e di coccole. E di (falsi) complimenti. Voltando comunque pagina (della Gazzetta) ho così scoperto che anche il Messi(n)a Ettorre è stato preso a ceffoni come MaraMeo se non peggio: meno ventun punti (72-93), terza caduta di fila in EuroLega e voto cinque del coraggioso Andrea Tosi in pagella per il povero coach di Milano che però, diciamoci la verità, fa quello che può con i quattro soldi che gli passa il convento gestito sempre con grande oculatezza e parsimonia da Re Giorgio Armani. Che in fin dei conti quest’anno più di Niccolò Melli, Jerrian Grant, Devon Hall, Malcol Delaney, Giampaolo Ricci, Kostantinos Mitoglou, Davide Alviti e Troy Daniels cos’altro gli ha comprato? Ah sì, l’altro giorno pure Tommaso Baldasso che sarà utilissimo per portare la borsa a Gigione Datome che già soffre un po’ d’artrite e di spilorceria reumatica. Adesso però devo scappare. Perché raggiungere Sant’Elena non è proprio semplicissimo. Anzi. Soprattutto di sera, quando piove che Dio la manda, soffia un vento gelido dal mare e il Penzo è sold out come contro la Fiorentina e la Roma. Anche se con l’Inter credo che stasera non sarà la stessa festa. Sperando ovviamente di sbagliarmi.