Avrei dovuto supporlo che non potevo andare a letto senza sapere cosa avesse fatto il mio amico Attilio ieri sera contro Fred Buscaglia. Ed infatti io dico che non era ancora l’alba quando ero già sveglio come un grillo. Con la gi minuscola. Sia chiaro. Perché non mi sono ancora mangiato il cervello come il Beppe che ha attraversato lo Stretto a nuoto. E così ho acceso la televisione e mi sono visto sotto le coperte l’anticipo delle sesta di serie A che mi ero opportunamente registrato. Almeno questo. Stropicciandomi gli occhi ogni due per tre e non perché fossi morto dal sonno. Al contrario, mi chiedevo piuttosto se fossi desto ammirando Norvel Pelle, il centro d’Antigua e Barbuda con cittadinanza a stelle e strisce e passaporto libanese, un casino insomma, che affondava le mani nel canestro e faceva fesso Chane Wavier Behanan che non è proprio il lungo più pirla che c’è nel nostro campionato. Ora non mi è dato nemmeno sapere quanto guadagna l’americano di Cincinnati. Di sicuro il caraibico dell’Openjobmetis prende in un anno quello che in un mese e mezzo, o neanche, intasca Julian Wright, il nulla facente della Grissin Bon rinato appena ieri (21 punti) nel giorno dell’ennesima preoccupante sconfitta, le sesta di fila, di Reggio Emilia stavolta a Brescia. 25-7 per Varese al 7’ dopo un parziale di 19-0. E 31-12 alla fine del primo periodo senza forzare un tiro o esagerando nelle triple. Tutti in piedi a Masnago. Uno spettacolo. Ma siccome vi conosco mascherine e immagino che molti di voi, in totale malafede, adesso possano pensare che sto esagerando nelle lodi al basket di Artiglio Caja, vi leggo i titoli d’oggi della Prealpina: “Varese seduce Masnago” e ancora: “Travolgente prova dei biancorossi: la Varese più bella sottomette Trento”. Oppure ha passato il segno anche Mamma Rosa parlando di una Varese spettacolo e di una Trento che affonda a -27 alla fine della festa? Non credo. Che poi i vice campioni d’Italia siano stati indecenti, questo è pure vero se sull’89-61 il tiro libero di Sutton non ha neanche sfiorato il ferro del canestro e se Gomes, detto Betinho, non ha mai sparacchiato in vita sua come ieri sera: due punti per sbaglio e 1/9 dal campo. Però nemmeno la Gazzetta può iniziare il pezzo in questo modo: “Non è neppure in panchina Shavon Shields, fermato da una distorsione”. Perché se anche il figlio del grande Will, Hall of Fame del football americano, per il quale ho pure un debole, fosse stato della partita, magari la Dolomiti Energia non avrebbe perso di 27 punti, ma come minimo di venti. Dal momento che sul +35 (86-51) Attilio si è slacciato le scarpe, come amano adesso dire Ciccioblack e Pessina nello loro sempre più sgradevoli telecronache della Nba, e a piedi scalzi ha buttato sul parquet le seconde linee italiane compreso il giovane Marco Bergamaschi che si guardava intorno spaesato, però felice come una Pasqua. Annodatevi il fazzoletto così magari domani anche mi ricordate che Varese quest’anno avrebbe dovuto lottare con Pesaro per salvarsi e che sinora ha invece perso solo con Brescia, Venezia e Milano, cioè con le prime tre della classe. O anche che Stanley Okoye, mvp del match di Masnago, 18 punti e 11 rimbalzi in 35’ dopo la doppia doppia (22+18) pure nel derby con Cantù, non ha giocato negli ultimi due anni in Nigeria, ma a Matera, Trapani e Udine in A2. E quindi lo avrebbero benissimo potuto vedere e accaparrarselo per 60 mila euro anche tutti quei club di serie A che non pagano così poco nemmeno il loro giardiniere. Piuttosto, prima di scappare al Taliercio, dove la Reyer proverà a restare a braccetto della bella e fiera Loenessa bresciana in testa alla classifica, ma con la Fiat di Luca Banchi non sarà poi tanto facile, vi vorrei parlare dell’altro anticipo di ieri e non per raccontarvi che Cantù ha espugnato Pistoia, perché probabilmente della cosa siete già stati esaurientemente informati, ma per farvi soltanto notare che la partita del PalaCarrara è durata un’eternità: ben oltre le due ore. Nonostante non si sia giocato alcun tempo supplementare, né si è trattato di una battaglia cruenta senza esclusione di colpi: insomma nessun morto, moribondo o ferito. E tanto meno è andata via la luce o uno dei tre arbitri è stato colto da una violenta forma di dissenteria. Leggasi caccarella. Semplicemente è successo invece che Weidmann, Attard e Calbucci si sono messi il fischietto in bocca e non hanno più mollato l’osso. Arrivando a fischiare la bellezza di 31 falli alla Flexx e di 25 alla Red October. Per un totale di 56, quattordici a quarto, che credo sia il nuovo record mondiale. Di modo che Kennedy, Laquintana, Bond, Chappell e Thomas sono usciti per cinque falli e per fortuna Mian, Sanadze, Crosariol e Burns si sono fermati a quattro. E non erano neanche armati di una cerbottana.