Davvero mi spiace, ma se pensavate d’esservi sbarazzati di me, vi siete sbagliati di grosso. Anzi. Le vacanze ai monti, e neanche un giorno al mare, mi hanno ricaricato alla grande. E comunque non mi sono perso nulla. Nel senso che ho My Sky anche a San Vito di Cadore. Dove sono fuggito in esilio. Come un tempo il sindaco di Cortina. Perché a molti ampezzani sono andato di traverso. Pazienza. Non si può piacere a tutti. Soprattutto ai populisti e ai qualunquisti ad un tanto al chilo. Ai Don Matteo Salvini insomma dell’ultima generazione. Come diceva già trent’anni fa il mio amico Michele Fusco. Che da Milano è scappato a Roma. E sta molto meglio di me che vivo a Mestre e ho il sindaco che mi merito. Il quale una settimana litiga con Adriano Celentano e l’altra con Gabriele Muccino e Elton John. Che per la riapertura della Fenice fece a Venezia un gran concerto e non volle un soldo. Altro che “fora i schei”. Ovviamente i miei concittadini stanno dalla parte di Brugnetta al 79 per cento. Almeno leggendo il sondaggio (pilotato) del Gazzettino diretto da Roberto Papetti, il trombone preferito da Silvio. Con Apicella alla chitarra e Gervaso al violino, Feltri alla grancassa e la Santanchè sul cubo che balla e s’agita. Uno spettacolo da non perdere. E comunque giorno verrà che anch’io trovi il coraggio d’espatriare in Austria. Che è la mia terra. Lontano da Renzi e da Giletti, l’ex moroso della Clerici e della Moretti. Forse perché avevo un nonno friulano e una nonna tedesca. E non riesco più a digerire i veneti o almeno quelli che votavano Galan e adesso la Lega di Zaia. Del resto uno mica nasce dove vuole. Oppure credete che i profughi dalla Libia vadano matti per le loro origini? Obietterete: ma allora cosa aspetti ad emigrare a Lienz? Dove oltre tutto c’è uno splendido campo da golf di 36 buche, fanno una Wiener Schnitzel che può sul serio competere con l’orecchia d’elefante alla milanese e non si fidano giustamente degli italiani? Perché prima dovrei vendere il mio nido a San Vito e poi incoraggiare la Tigre a studiare il tedesco. Il che equivale ad un sogno irrealizzabile. Difatti come faccio a convincere un probabile acquirente che hanno deviato da un’altra parte la frana del Marcora che, alla prossima bomba d’acqua, non gli piomberà quindi addosso mentre dorme? Impossibile: è molto più facile che mia moglie impari intanto a chiamare Kartoffeln le patate e Pfifferlingen i giallini. Per i quali andrò eternamente matto. Come del resto per i pomodoro (cuore di bue) e per i mirtilli di bosco. Nel frattempo ho compiuto gli anni e non è che, raddoppiando il sei, sia cambiato qualcosa dal 13 di agosto. Al contrario ogni giorno che passa divento sempre più acido, peggio di una zitella, nei confronti degli imbecilli e dei loro simili. Asini o maiali che siano. E vado incontro alla morte rassegnato ormai che di Salvini e di Galan sarà sempre piena l’Italia. Però, se nasco un’altra volta, lo giuro: scappo da bambino in Oesterreich e chiedo lì asilo politico, accompagno d’estate le mucche al pascolo e d’inverno dormo con le capre. Che sono molto meglio dei populisti e dei qualunquisti. Fidatevi. Checchè ne dica e lo urli in tivù Vittorio Sgarbi. Mentre Napoleone Brugnaro continuerà a prendersela nei secoli dei secoli con i giornalisti (“che fanno sangue da naso”) e prossimamente anche con Cochi e Renato o, come Salvini, con Bergoglio e i suoi vescovi. Senza capire che non è il primo cittadino di Scaltenigo e l’assessore alla cultura di Trebaseleghe, ma di Venezia. E pure di Mestre. Anche se tutto il mondo xe paese tranne Gaggio, Marcon e Dese. E ognuno ha in fin dei conti il sindaco che si merita. E che ha votato. Domandandomi al calar della sera come il grande Luca Cirillo: ma quand’è che la fame e la sete decideranno di scioperare da Marco Pannella?