C’erano una volta i tre saggi della Lega Basket che io preferisco chiamare Aldo, Giovanni e Giacomo (nella foto). Chi poi sia Aldo e chi Giovanni e chi Giacomo non mi è mai interessato saperlo. Fatelo voi se vi diverte. Anche perché hanno scelto Umberto Gandini presidente-commissioner e poi sono tutti e tre tornati a non fidarsi uno dell’altro e a curare i loro interessi. Uno a Milano, l’altro a Bologna, il terzo a Sassari. Come è giusto che sia aspirando Aldo come Giacomo e Giacomo come Giovanni a vincere lo scudetto. E la Reyer? L’ordine di Napoleone (Brugnaro) è di volare molto bassi perché altre sono oggi le priorità del sindaco di Venezia: in primis il coronavirus e poi le elezioni dietro l’angolo. D’accordo, ma il campionato? “Decidano pure quello che vogliono: tanto sul mio comodino ho già la Coppa Italia che tutte le sere, prima de butarme in leto, me baso”. Prima d’andare a letto, mi bacio, se la traduzione dal veneto all’italiano serve. Piuttosto mi diverte essere un cincinin longobardo e criptico anch’io dopo aver scoperto che tutto sommato hai meno rogne e un sacco di nemici in meno se li prendi lo stesso per i fondelli ma nascondendo i loro cognomi depositati all’anagrafe. E quindi Oscar Eleni che scrive come un dio, sia chiaro, ma non sempre è facile da interpretare e semplice da capire, d’ora in avanti lo chiamerò Gesù Cripto. Che nessuno, per carità del Signore, intende mettere in croce nell’imminente venerdì santo e men che meno nel venerdì successivo che quest’anno cade proprio il 17 d’aprile. Non so se mi spiego. Difatti sino a quel giorno resterò tappato in casa e poi mi sottopongano pure a tutte le chemio che vogliono. Se saranno proprio necessarie. Però Gesù Cripto, dite la verità, non è male come nomignolo. Sperando che anche l’Orso non la prenda a male. Piuttosto mi dispiace che da una settimana non scriva sull’Indiscreto perché, dopo aver consultato addirittura gli esperti egizi in geroglifici e aver scoperto nei suoi scritti che sono orfano di Proli e Pianigiani, volevo chiedergli da chi avesse saputo che tengo “magistrali lezioni” all’università dei Rimpiantisti per stabilire se è più permaloso Pinocchio o Lucignolo che poi sarei sempre io. Gli rispondo subito: credo che batta tutti i permalosi il suo Ettore Messi(n)a. Che deve pregare in ginocchio che non si giocherà più da qui al prossimo autunno. Altrimenti, per far almeno pari con Proli, pur con dieci milioni di budget in più nel portafoglio, e con Pianigiani, che prende la metà di lui, dovrà vincere a mani basse il suo primo scudetto a Milano. In più mi sarebbe anche piaciuto domandare a Gesù Cripto cosa ci viene a fare il Tedesco all’Olimpia dopo che nella prima convention settembrina della Banda Osiris, di cui è membro con il numero di tessera 035 e il 15esimo posto in classifica, ha sputato sul basket italiano sostenendo che in Germania è tutta un’altra storia e facendo nell’occasione arrabbiare parecchio Daniele Dallera che nel Corriere di Urbano Cairo è il buon capo della redazione sportiva. Devo essere franco come lo è l’ottimo Franco Di Mare: mi riesce difficile non svelare ai miei aficionados che il Tedesco altro non è che Daniele Baiesi, mediocre direttore sportivo prima del Bamberg, dove ha rotto l’amicizia con Gas Gas Trinchieri, e successivamente del Bayern, dove ha fatto fuori in un amen Sasha Djordjevic pur primo in classifica nella BundesLiga. Per la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, il Tedesco doveva sbarcare all’Armani già nella scorsa estate, ma aveva appena firmato un biennale con il club bavarese e ha dovuto dire di no a Messina che ovviamente se l’è legata per un pezzo al dito, ma adesso, dopo la fallimentare campagna-acquisti da lui pilotata, si è visto costretto a offrirgli di nuovo la poltrona sulla quale oggi siede il Greco. Che sarebbe? Quello che voi chiamate o Aldo o Giovanni o Giacomo. E non importa se il Bayern è l’ultima delle diciotto squadre dell’EuroLega dell’irresponsabile Bertomeu: l’importante è che Ciccioblack Tranquillo riesca a piazzare un altro bandaosiris nella Milano del suo amico che è allenatore e presidente e non so se sia peggio come presidente o come allenatore: è una bella sfida. Ecco, se fossi come Massimo Gramellini e il suo Caffè ristretto, a volte senza zucchero e spesso senza anima, avrei già finito di scrivere da quel tempo, ma ho ormai abbandonato la primitiva idea che il mio Scacciapensieri o Schiaccia, fa lo stesso, dovesse avere la misura standard di 33 righe. Del resto qualcosa da Gesù Cripto avrò anche preso dopo anni e anni di marciapiede vissuto insieme intensamente e di pazzeschi voli in giro per il mondo, io alla guida e lui navigatore, trottole senza famiglia, ideale compagno di viaggio non fosse altro perché non c’è stata una volta che Oscar abbia preso sonno nelle lunghe notti nere dei nostri eterni rientri a casa. Non gli ho di certo rubato la velocità: lui aveva finito il pezzo che io, quando andava bene, ero dopo il tabellino al cappello. Ma di sbrodolare come l’Orso ho sempre provato gusto perché ottanta righe ci sono sempre sembrate poca roba con tutto quello che avremmo voluto raccontare di bello o di brutto ai nostri lettori. Come oggi. Di Aldo, Giovanni e Giacomo vi ho detto. E anche del Tedesco e del Messi(n)a. Adesso toccherebbe a Umberto Gandini che conosco da una vita. Una brava persona che ha modi gentili per spiegarti le cose e per dirti anche che magari sbagli a non pensarla come lui, ma da ex giocatore di hockey su ghiaccio capirà se subito lo attacco stringendolo alla balaustra. Ex ministro anche degli esteri del Milan di Berlusconi e Galliani. E già qui mi vien da storcere il naso pensando che lavorava per il Cavaliere, che ospitava ad Arcore nelle sue stalle i mafiosi, al fianco di quello che Gullit chiamava lo Squalo. Secondo, sarà il caso che Gandini faccia un corso accelerato di palla nel cestino dal momento che di basket non ha mai visto neanche mezza partita di serie A dal vivo. Terzo, non si stacchi mai più di un metro da Francesco Riccò che è stato per mesi l’ombra dello Zio Fester, Marco Aloi, dal quale si è separato appena in tempo. Riccò infatti gli sarà utilissimo per suggerirgli che nel nostro sport non esiste il fuorigioco oppure lo aiuterà a non confondere Er Monnezza (Milos Teodosic) con Ricciolino (Amadeus Della Valle). Quattro, si tenga il più lontano possibile da quelli della Banda Osiris. Che sono cento e non uno più di cento. E che, se mi dice che non li conosce, no problem: gli mando io domani l’elenco completo e aggiornato che comunque pubblicherò entro la fine di questo funesto inverno bisesto. Mentre Matteo Salvini, alla faccia dei decreti, è uscito ieri pomeriggio sotto al sole mescolandosi ai romani e tenendo per mano la sua ultima fiamma, Francesca Verdini, figlia del Voltagabbana, che deve essere anche parente molto vicino ad uno tra Aldo, Giovanni e Giacomo, ed stato pizzicato in flagranza di reato dal cronista del Messaggero in via del Tritone. Ebbene gli è avanzato pure di fare lo strafottente: “Perché in farmacia possono andare solo i comunisti?”. E questo avrebbe voluto governare l’Italia con pieni poteri? Una vergogna, ma non sua, lo ripeto, quanto di quel terzo d’ignoranti e squadristi che lo sostengono e che ancora lo correrebbero a votare. D’accordo, non c’entra niente il Cazzaro Verde con il sessantenne varesino o con il Pallino sardo che presto chiamerò Farfallino. Però ce l’avevo qui sul gozzo e lo dovevo sputare. Non posso invece essere assolutamente criptico nel valutare la prima uscita di Gandini presidente della Lega su Radio 1 Rai. Voto: dal 4 al 5 a voler essere larghi di manica e considerando che il debutto non è mai facile per nessuno. Tuttavia speravo che non mi dicesse anche lui, come Giannino Petrucci ad ogni intervista, che con questa pandemia da Convid-19 bisogna navigare a vista perseguendo l’obiettivo di completare la stagione. Ma la guarda la televisione? E, se non ha tempo, si guardi almeno intorno. Ha visto o no come il Paese è ridotto? O devo chiamarlo Mr. Magoo senza aspettare mezzo secondo? E ha sentito quel che ha dichiarato oggi il Conte Giuseppi? “Non siamo ancora all’apice del contagio, ma teniamo duro ancora per qualche settimana”. E il basket pensa di tornare a giocare. Quando, di grazia? Il prossimo autunno spero. Non prima. O forse a maggio nella migliore delle ipotesi? Sì, ma a porte chiuse e allora, senza gli incassi e con gli sponsor in fuga, tanto vale chiudere subito baracca e burattini. Anche domani stesso. Se non è già tardi. Così ai giocatori le società non dovranno almeno pagare i prossimi tre mesi e mezzo di stipendio, ma arrivare con tutti, tecnici compresi, ad una comoda transazione economica. Tanto più che proprio oggi la federazione italiana medici sportivi ha diffuso una circolare nella quale s’invita l’Usap, cioè il sindacato degli allenatori, a proibire ai suoi associati di fare gli allenamenti in quanto ritenuti troppo pericolosi per i giocatori. Trento è stato il primo club a proporre la cancellazione di questo campionato e non certo perché rischia di retrocedere. E gli sono andati dietro almeno altre otto, nove società. Cioè la maggioranza delle squadre della Lega. E Gardini non può e non poteva non tenerne conto. Oggi ho sbrodolato più del solito. Ma ugualmente domani torno ancora sull’argomento perché mi è difficile star zitto e non cantarle anche a Giannino. Che ha dato dei “patetici” a chi non la pensa come lui. Cioè anche a me. Che al massimo sono un immuno-depresso come dicono i medici. Eppure mi sento in splendida forma e per nulla un patetico pensionato.