L’incipit dell’articolo, che io prediligo volgarmente chiamare pezzo, mentre quello di Luigi Garlando, prima firma della Gazzetta non più rosa ma granata con intenso sottotinta nerazzurro, è un’articolessa, non deve mai contenere il titolo nelle prime righe. Altrimenti un lettore smette di leggere l’articolo, il pezzo o l’articolessa che sia, dopo la prima frase e passa ad altro. Questo m’insegnarono da giornalista pubblicista e questo ancora oggi faccio, cinquant’anni dopo, quando devo titolare un pezzo del mio blog. Difatti, per tenervi a me avvinti come l’edera sino alla buonanotte, vi parlerò di Federica Brignone e Sofia Goggia solo quando deciderò di mettere un punto e non tornare più a capo della mia nuova rubrica che potrei benissimo chiamare “Un pensiero al giorno toglie il medico di torno” se non fosse un modo di dire ingeneroso e troppo banale per uno come me al quale due o tre eccellenti luminari di medicina, nonché uomini meravigliosi, hanno già prolungato la vita di cinque o sei anni.
Da dove comincio allora? Inizio col dire che mi sono messo in una gran brutta situazione volendo seguire, goloso, tutto quello che mi offre ogni giorno la televisione nella mia stanza nuova con le ortensie (secche) e le gardenie rigorosamente rosa tendenti al viola, la biblioteca e i dischi di Lucio Dalla e Fiorella Mannoia. Nonché di Mina, che da ragazzi ci sfidavamo a scopone scientifico al Santa Lucia di Milano, e Gino Paoli. Ma quasi mai in diretta perché non voglio assolutamente condizionare le mie abitudini alla tivù. Per esempio la Tigre mi ha preparato per cena, come stasera, un pasticcio di ragù che parla da solo e io dovrei vedere il tiggì1 delle 20 per credere alle balle che spara la Meloni pure nel giorno del DSignore o sentire le idiozie di Salvini rinunciando al gusto della besciamella che mi si scioglie in bocca? Sarei un matto da legare. E allora mi registro tutto ciò che mi piacerebbe comunque seguire: non dico Inter-Empoli sul ballerino Daz(o)n alle 20.45, tanto so già come (purtroppo) andrà a finire e mi bastano (e avanzano) eventualmente gli highlights della partita, ma Mina settembre, impazzendo per Serena Rossi, non me lo posso perdere per nessuna ragione al mondo. E nemmeno Miami-San Antonio delle 21.30 su Sky se non temessi che la telecronaca della diretta Nba potrebbe essere fatta da Ciccioblack Tranquillo, magari con Sonalagna Soragna al fianco, che pure minimo otto allenatori italiani su dieci non possono da anni più sentir cianciare e urlare, compreso Gianmarco P(r)ozzecco, ma non lo dico temendo i suoi rancori.
Il guaio, e non da poco, è che, per seguire questo disegno un cincinin diabolico, non posso ovviamente conoscere il risultato della partita che mi sono ripromesso di vedere in registrata: perderei il sapore della suspense che è quasi tutto nel calcio come nella pallacanestro e più ancora nell’atletica o nello sci. Avessi infatti saputo che il superG di stamattina sull’Olimpia delle Tofane l’aveva vinto Federica Brignone su Lara Gut (una sola ti, mi raccomando) sposata a Valon Behrami, buon ex giocatore del Napoli e ora coraggioso opinionista di Dazn, e su Corinne Suter con margini di vantaggio parecchio rilevanti, 58 e 108 centesimi di secondo, sulle due campionesse olimpiche svizzre, avrei senz’altro seguito la fantastica discesa della figlia di Ninna Quario che a 34 anni è diventata molto più brava nelle discipline veloci di quando ne aveva 25 e vinse il suo primo gigante di Coppa del Mondo a Soelden sul ghiacciaio austriaco.
Di grana in grana c’è poi quella che, che pretendendo che nessuno m’anticipi niente di niente, è ovvio che non possa leggere i quotidiani e quindi, al massimo, m’avventuro a sfogliare qualche settimanale come Sportweek con Luigi Garlando che risponde alla posta dei lettori dando notizie molto circostanziate ed esaurienti. Alla povera Marina98 da Trapani che “ho saputo che Dusan Vlahovic ha partecipato alla trasmissione di Maria De Filippi, C’è posta per te, ma mi sono persa la puntata. Mi sai dire qualcosa in proposito?”, ha ricordato che John Elkann al bomber servo ha scritto ricordandogli che è costato 75 milioni. Bravo, questo lo sanno anche mia nipotina Sofia, che fa casino tra calcio d’angolo e calcio di rigore, e persino Brasato Pardo che non può vedere il Messi(n)a e vorrebbe dir la sua pure anche nel mondo del basket. Sognatelo, mio caro!
Insomma mi sono cacciato davvero in un gran brutto pasticcio. Altro che quello che esce fumante dal forno della Tigre. Dal momento che non mi perdo una partita della Juventus dalla prima elementare e di Jannik Sinner da quasi un lustro o, meglio, da quando nel 2020 ha vinto il primo Atp, quello di Sofia. E quindi non vi è difficile capire che, essendo ingordo di tutto ciò che è mi piace, in una settimana nella quale si giocano i primi turni dell’Australian Open, il calcio entra nella sua fase calda con la Champions e la pallacanestro con l’EuroLega, più eccitante della Nba, per non parlare dei vari campionati maggiori e minori, io per esempio tifo Cittadella e Basket Mestre, mi sono proprio incasinato la vita dovendo rinunciare a vedere molti degli avvenimenti sportivi che mi ero registrato mancandomi il tempo materiale per seguirli anche se il giorno fosse fatto di quarantott’ore e non d’appena ventiquattro.
Non sto scherzando: ieri sera mi sono perso dietro a Juve-Milan 2-0 convincendomi che Sergio Conceicao non è poi quel fenomeno che avevano dipinto il Corriere e la Repubblica dopo il culo che aveva avuto nella SuperLega di Riyad. E, andando contro corrente, non mi è dispiaciuto compiacermi del Napoli che è andata a vincere a Bergamo e del Conte Antonio che è il più bravo tecnico che c’è in Italia ora che Acciuga Allegri gioca al casinò e ai cavalli. Stamattina invece mi sono dedicato allo sci come vi avevo raccontato straconvincendomi (vedi foto e titolo, ndr) che preferisco Federica a Sofia sugli sci, dove qualche volta bisogna anche saper curvare e non solo andare a tutta manetta, ma pure nelle interviste televisive. In una delle quali la bergamasca Goggia ha confessato che secondo lei i gay non possono fare e men che meno vincere la Streif di Kitzbuehl. Perché non sono machi? Cartellino rosso.
Nel pomeriggio, dopo Trento-Treviso 101-86 di sabato e l’ennesimo exploit della squadra di Luigi Longhi, collega e amico, proprio la volta in cui Macura (26 punti) ha fatto i bambini coi baffi come un paio d’anni fa, avrei voluto perdermi sul sofà anche dietro a Reyer-Olimpia, ma non conoscendo ancora i risultati dell’Armani e della Segafredo nei due turni infrasettimanali di EuroLega come avrei potuto vedere la partita del Taliercio senza correre il rischio di venire a sapere cosa hanno combinato Milano martedì con l’Alba Berlino e giovedì sempre al Forum con il Partizan e la Virtus di Codino Ivanovic mercoledì a Kaunas con lo Zalgiris di GasGas Trinchieri e Max Chef Menetti (che ci mancano da morire) e venerdì a Monaco di Baviera col Bayern? Buonanotte. E arrivederci al 21 gennaio. No, domani non scrivo. Perché devo ancora capire cosa voglio fare da grande e quali registrazioni a malincuore dovrò tagliare. Lorenzo Musetti contro Shelton e Jasmine Paolini contro Svitolina? Però adesso non approfittate del mio turbamento chiedendomi troppo.