Scrivo di golf solo per me e solo per quelli a cui piace seguire il golf alla televisione. Cioè su Sky. A tutti gli altri invece dico: restate pure aggrappati al vostro piccolo handicap e alle vostre gare di provincia, alla banana e alla minerale che vi portate da casa e non dividete mai con nessuno, a quel sei che diventa miracolosamente un par e a quel driver che in mano vostra sembra un manico di scopa prima ancora di una mazza da lippa. Tanto ignoranti di golf siete e ignoranti di sport morirete. Perdonatemi lo sfogo, ma quanno ce vò, ce vò. Come diceva il caro maestro Ugo Scafa di Villa Condulmer correndo dietro ai deliziosi sonetti di Trilussa e compiacendosi della sua romanità. Ora il professor Franco Chimenti, che ha una gran bella testa, e difatti è l’anti Petrucci per eccellenza, presidente della Federgolf e prima ancora ordinario di Chimica Farmaceutica alla Sapienza, vuole portare la Ryder Cup del 2022 nella capitale. A me sembra una straordinaria idea: più di un sogno. Rory McIlroy all’Acquasanta e Tiger Woods alle Terme di Caracalla. Che poi si possa realizzare o meno, questo è un altro paio di maniche. Sarà davvero un’impresa titanica. Basta del resto ricordare che il Pga Championship di Louiville, che è iniziato ieri e si concluderà domenica notte, ha un montepremi di 10 milioni di dollari. Ovvero quanti nessun idolo del nostro calcio, nemmeno Gigi Buffon, ne guadagna in una stagione intera. E ancora: la classica sfida tra Europa e Usa, che quest’anno si disputerà a Gleneagles, in Scozia, dal 26 al 28 settembre, è un evento di tale portata che è difficile soltanto da immaginare per chi pensa che la vita finisca alla buca diciotto del suo circolo e ricominci la domenica dopo sul tee della uno. Ad esempio entra, televisivamente parlando, nelle case di mezzo miliardo di famiglie. No, non mi sono sbagliato e difatti lo riscrivo: la Ryder è seguita ogni due anni da 500 milioni di famiglie. Pensate quindi a quanto arduo sarà portarla a Roma, però intanto il professor Chimenti con l’appoggio di Malagò (e spero non di Renzi che non combina mai niente) ci sta almeno provando. Mentre Giannino Petrucci non ha neanche tentato d’ottenere la wild card per partecipare ai prossimi Mondiali di pallacanestro di fine mese che difatti l’Italia vedrà con il binocolo e al massimo in televisione. Scusatemi di nuovo, ma quanno ce vò, ce vò. Vero maestro? E, mamma, nun famme parlà. Ieri ho comunque fatto l’una di notte per godermi la prima giornata del quarto e ultimo Major del 2014 e non me ne sono pentito. Al contrario. Birra e noccioline. Mentre con la Juve a Cesena ho preso sonno. E quel doppio bogey al par cinque della 10 che avrebbe ammazzato un elefante. Non Rory McIlroy, il numero uno al mondo. Fuori limite col secondo colpo e la pallina provvisoria lunga, oltre il green, dietro un arbusto. E dopo un altro brutto bogey alla 11 del Valhalla Golf Club: tre putt e buonanotte. Neanche per idea. Il nordirlandese è in una forma strepitosa e soprattutto ha una fiducia in se stesso a prova di bomba: cinque birdie nelle ultime sette buche e comunque meno 5 alla conclusione del primo giro e quarto posto, alla pari con uno strepitoso Edoardo Molinari, a un solo colpo dai tre leaders: Kevin Chappell, Ryan Palmer e Lee Westwood. Uno spettacolo, la fine del mondo E adesso? Corro a vedermi su Sky il secondo giro. Superconvinto anch’io che non c’è sport sulla terra più televisivo del golf che ogni volta ti offre mille spunti e mille storie da scrivere come nessun altro. Soprattutto quando la posta in palio è alta e non si fanno prigionieri. Con Tiger Woods che rischia il taglio e Matteo Manassero ormai fuorigioco con un più 9 che lo ha fatto riprecipitare nel burrone dal quale era risalito con tanta fatica. Peccato, dicono Zappa e Pomponi, ma è pur sempre un ragazzo di 21 anni. E’ vero, anche se a me pare già sin troppo vecchio, quadrato e giudizioso. Ma mi posso volentieri sempre sbagliare.