Anche Marco Belinelli è un bandaosiris? E perché no? Ha scritto o non ha scritto tre anni fa a quattro mani “Pokerface: da San Giovanni in Persiceto al titolo” insieme ad Alessandro Mamoli? Certo che sì: comprai anche il libro con il dieci per cento di sconto nella libreria in Galleria Matteotti. Ma, se vi dicessi che l’ho pure letto, e non solo sfogliato, avrei il naso più lungo di Galbi Galbiati (numero di tessera 011) che nega d’aver messo il bastone tra le ruote della bicicletta di Larry-Charlie Brown. Ora il Belin, come lo chiamerebbero a Genova, non mi sta nemmeno sulle scatole. Anzi, nonostante mi abbia una volta rifiutato un’intervista. Era l’estate del 2009 e con Oscar, il magnifico Orso Eleni, avevamo raggiunto il ritiro della nazionale di Re Carlo Recalcati sulle dolci colline del prosecco di Conegliano proprio per fare due chiacchiere con il ragazzo che dai Warriors era passato in quelle ore ai Toronto Raptors dove avrebbe giocato per una stagione con il Mago Bargnani. Ebbene non ci crederete, ma non scese neanche dalle sue stanze, dove riposava le stanche membra, facendoci praticamente sapere attraverso l’imbarazzatissimo cittì di non averne la minima voglia. “E poi dovrei chiedere il permesso al mio manager”. Acqua passata. O quasi. E comunque ditemi pure quel che volete, ma non che non ho una memoria d’elefante o che sono più permaloso di Walter De Raffaele. Il che per la verità è praticamente impossibile. L’America, se non sbaglio, l’aveva già scoperta, qualche anno prima di Marco Belinelli, un certo Cristoforo Colombo. Così come Flavio Tranquillo, quando era ancora Cicciobello, aveva inventato la pallacanestro scopiazzando dagli appunti dell’insegnante d’educazione fisica dell’Ymca College di Springfield, tale James Naismith. Però quel che mi preme adesso stabilire non è se Belin sia un montato o un villano, ma se è un amico o meno del Mammoletta di Sky. E direi proprio di sì. Dal momento che la guardia di Gregg Popovich e Ettore Messina, rispettivamente coach e assistente dei San Antonio Spurs, ha raccontato a Alessandro Mamoli la sua vita nonostante abbia un carattere più chiuso di una cappasanta, conosciuta nel Mediterraneo anche come la conchiglia di San Giacomo. E quindi per la proprietà transitiva, che è una verità dogmatica nel Codice d’Osiris, chi è amico di Mammoletta lo è anche di Ciccioblack e dunque è un bandissimo. Come lo è a maggior ragione Danilo Gallinari. Per non parlare del padre Vittorio e di mamma Marilisi che hanno consigliato al figlio addirittura di scrivere con Tranquillo il libro Da zero a otto in un italiano parecchio zoppicante. E questa, lo confesso, me la sono sul serio legata al dito. Tre bandaosiris al giorno tolgono il medico di torno. E difatti vi butto là altri tre nomi con tanto di numero di tessera massonica: Marco Tajana (048), Giorgio Specchia (049) e Roberto Galli (050) risparmiando per il momento Ceci Zandalasini e Cinzia Zanotti che sempre per la proprietà transitiva sarebbero pure da aggiungere alla lista della loggia del mio basket. In verità mi potreste anche chiedere a ragione chi sono Tajana, Specchia e Galli, ma ora non ho tempo: devo scappare al Taliercio. Dove a mezzogiorno si anticipa Reyer-Vanoli che sarà arbitrata da Tolga Sahin, Guido Giovannetti e Marco Vita. Il fischietto d’origini turche era stato considerato pure dal sottoscritto il numero uno degli arbitri di serie A dopo il taglio (per motivi di età) di Citofonare la Monica passato in EuroLega nonostante i disperati e vani tentativi di Mario Canfora (C10H16O). Poi nel febbraio scorso, durante le final eight fiorentine di Coppa Italia, è stato vivacemente contestato da Sacripanti(bus) nell’annuale incontro con gli allenatori e da quel giorno è andato in totale confusione. Ma si sta riprendendo, mi hanno assicurato dai vertici federali. Oggi vedremo e così stasera vi saprò dire. Nella stessa occasione MaraMeo Sacchetti accusò la classe arbitrale di sudditanza psicologica nei confronti delle grandi squadre cominciando dall’Armani di Proli e Pianigiani. Peccato che nelle ventiquattr’ore successive a Milano–Cremona (76-75) del 25 novembre i tre arbitri del Forum, Sardella–Baldini-e-Quarta, siano stati fermati da Guerrino Cerebuch per due giornate di campionato. E persino l’osservatore Borroni, che pure aveva giudicato positivamente l’arbitraggio dei tre fischietti, è stato sospeso dopo le lamentele del signor Vanoli e un suggerimento piovuto dall’alto del quale magari se ne può riparlare con calma anche domani. Fatto sta che d’ora in avanti, chissà perché, nessuno vorrebbe più arbitrare le partite della squadra del cittì della nazionale tanto caro a Giannino Petrucci (per l’appunto con Sacchetti nella foto).