E’ d’accordo con me, chiese un giorno Pietro Colnago a Giorgio Armani, che, se gioca di squadra, Milano può battere tutti? E il patron della EA7 cosa avrebbe dovuto rispondere al Pat Riley di Sky se non accompagnando il sì anche con un sorriso? Era l’intervallo al Forum, lo ricordo benissimo, della prima delle Top 16 di Eurolega e il secondo giorno del 2015. Avversario il Nizhny o il Novgorod: scegliete pure voi il nome che preferite, tanto è la stessa cosa. Una squadra russa insomma che nessuno conosceva, o quasi, però vi sbagliereste a considerarla una squadretta s’era raccomandato Luca Banchi a Capodanno tra un brindisi e un altro, ma ovviamente nessuno l’aveva badato. Men che meno Colnago che già vedeva Milano in final four e aveva prenotato il volo per Madrid a metà maggio con moglie e figlia. E con gli inviati della Gazzetta al seguito che pure, nei pronostici della vigilia, erano andati con i piedi di piombo, ma avevano comunque dovuto inserire Milano al terzo posto della classifica del girone (a otto) alla pari di Efes e Olympiacos. Davanti alle spagnole Malaga e Vitoria e a Cenerentola Nizhny. Col Cska di Mosca e il Fenerbahce fuori portata. Personalmente, come dicono quelli che sanno parlare, non vedevo l’EA7 tanto peggio dell’Olympiacos e dell’Efes. Anzi. Va bene Spanoulis. O kappa Dunston e Hunter. Ma non è che SottoBanchi avesse, e abbia, a disposizione un branco di brocchi. O forse lo sono, presi ad uno a uno, Hackett, Moss, Gentile, Brooks e Samuels dimenticandoci di Ragland e Kleiza e trascurando Melli e James? Non credo proprio ed è qui che vado fuori di crapa perché, se volete farmi passare anche per fesso, ho paura che non ci riuscirete. E comunque all’intervallo Milano era ancora avanti di quattro punti, dopo esserlo stato anche di nove. In più era al gran completo. Pure con Meacham, il mitico Cerella e il buon Gigli. E il Novgorov? Non era sembrata neanche una squadretta, ma nemmeno un’Armata di Mosca. Nei russi giocava (e gioca) Taylor Rochestie che ha fatto un salto e fuga l’anno scorso a Siena senza che nessuno nella città del Palio se lo ricordi ancora come la fine del mondo. Ebbene l’americano quasi da solo, assieme a qualche lungo col fisicaccio e la testa sul collo, ha asfaltato nella ripresa al Forum i campioni d’Italia. Che hanno perso di venti. Smentendo clamorosamente il nostro Pat Riley e deludendo Re Giorgio. Ora tutto questo lungo preambolo ve l’ ho fatto non tanto per dimostrarvi che nulla mi sfugge, o che non sono nato ieri, ma piuttosto per dare una mano a Colnago e a tutti quelli che, come lui, s’erano convinti che, giocando di squadra, l’EA7 avesse gli uomini per arrivare molto lontano. Persino al Palacio de Deportes di Madrid. E invece, oggi come oggi, giorno delle Ceneri, Milano divide l’ultimo posto in classifica con Malaga, che pure ha battuto in Andalusia nell’unica partita vinta in tutto il girone d’andata. Come mai? La risposta è semplice: in Europa non ha giocato di squadra. Ma allora la colpa è solo di Banchi? Questo lo dite voi. O forse la squadra è stata fatta con i piedi? Non lo escluderei. A meno che nel girone di ritorno non vinca tutte le partite e acceda ai playoff d’EuroLega. La qual cosa, prendetemi pure per pazzo, mi pare difficile, ma non impossibile. Basterebbe tra una settimana battere proprio il Nizhny in casa sua e nel frattempo tirarsi su di morale con la conquista della Coppa Italia. Che non può non vincere. Fidatevi, neanche se si mettesse d’impegno. E ora, se siete tifosi dell’Olimpia, incrociate pure le dita e, già che ci siete, andatevi a leggere le poche righe su Repubblica che ha scritto Sandro Gamba, per me il Vangelo, in merito a Milano-Avellino di lunedì finita tanti a pochi: “In questo momento nessuno può resistere a Samuels in area, Brooks batte qualsiasi tipo di difesa, Hackett è tornato a spingere il gioco come dovrebbe sempre fare. Insomma, se gioca in contropiede, l’Armani dà 30 punti a tutti senza fatica”. E buonanotte suonatori. Se invece l’EA7 non vincesse neanche questa Coppa Italia, vi dico io cosa potrebbe succedere. Potrebbe anche saltare SottoBanchi a fine anno. E comunque una squadra che non sa essere squadra va cambiata. Sì, ma come? Io un’idea anche ce l’avrei e non proprio campata in aria. Prendendo dalla Nba intanto Gigi Datome, se non l’ha già fatto, e poi Andrea Bargnani, pure in scadenza di contratto. Sempre che il Mago si scordi di prendere i milioni di dollari (dieci) che beccava a New York. E comunque un quintetto con Hackett, Gentile e Datome, tutti e tre appassionatamente, più Melli (o Bargnani) e Samuels non solo sarebbe il sogno di Simone Pianigiani, ma anche il mio. Difatti potrei persino tornare a tifare per l’Olimpia.