Ormai non ci restano che Giorgio Armani e Napoleone

 

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Ormai l’unico che parla con Luigi Brugnaro è Alberto Vitucci, giornalista della Nuova Venezia, idee e barba di sinistra, fratello del grande Frank. Col quale sempre s’accompagna nei match in casa della Reyer. Domenica il sindaco di Venezia non era invece al Taliercio e la cosa ha stupito la gente perché Napoleone sarà in mille altre faccende affaccendato, specie negli ultimi sette otto mesi, ma mai e poi mai in passato aveva saltato una sola partita dell’Umana nella quale anche non saltasse in piedi dalla sedia (in prima fila del parterre fucsia) e non mandasse a quel paese arbitri o allenatori. Direte: non si è perso niente. Ed è vero pure questo. Anzi, forse è stato anche meglio per la sua salute. Già infatti lo fanno continuamente arrabbiare quelli dell’opposizione, che lo chiamano Brugnetta e sono dei terribili guerraioli, adesso ci manca solo che si rodi pure il fegato per Goss e Viggiano e poi lo andremo a raccogliere con il cucchiaino sotto i ponti di una città che, piaccia o non piaccia, sta tentando di rivoltare come un calzetto. Del resto persino lo stesso Fratel Vitucci ha ammesso a denti stretti nell’intervista di due pagine, uscita oggi sulla Nuova, che l’uomo avrà anche il suo caratteraccio, “è poco abituato a farsi consigliare”, però conosce bene i meccanismi della politica e ha una buona dose di generosità tra protagonismo (sotto vuoto spinto) e prese di posizione spesso affrettate e polemiche. E non ha aggiunto a volte inopportune e senza senso perché magari alla fine delle quattro chiacchiere gli avrà anche furbescamente detto: “Salutami Frank al quale presto farò allenare la Reyer”. Ecco, di tutto hanno parlato, pure di tivù e giornali, “che mi hanno voluto dipingere come una macchietta, anche Gian Antonio Stella che non so però chi sia” o di bilancio “che abbiamo chiuso in pareggio nonostante l’abbia trovato a luglio con 32 milioni di debito”. O di Matteo Renzi che ha già portato due volte a Venezia o del vertice di pace annunciato con Obama e Putin a Palazzo Ducale. Di tutto e di più insomma hanno chiacchierato, tranne che di pallacanestro, che pure entusiasma entrambi, e per questo mi è sorto il dubbio che quello che vanno bisbigliando per calli e campielli non sia proprio campato in aria. E cioè che Luigi Brugnaro: 1. non abbia più tempo da perdere dietro la Reyer; 2. non voglia più mettere mano al portafoglio nonostante Recalcati abbia bisogno di un pivot come dell’aria che respira; 3. non sia più in grande sintonia con il presidente Casarin, il mio caro Pesciolino rosso, e con tutto lo staff tecnico. Vero o falso, gli altri punti scottanti li associo invece io: 4. Napoleone non ipotizza più la costruzione di un palasport da diecimila posti a Mestre o a Marghera perché si è accorto pure lui, mica è cieco, che non serve se quest’anno il Taliercio non ha registrato ancora un sold out, e forse lo farà solo con Milano, e se anche ieri sera contro il Valencia, imbattuto in Spagna e in EuroCup, gli spettatori sono stati solo 2.646 dei quali almeno 646 non paganti; 5. d’accordissimo, l’uomo è generoso, come ha scritto Alberto Vitucci, ma lo deve essere anche il popolo al quale Fassotuttomi ha regalato una squadra da primissimi posti in Italia ed è invece freddo, critico e gretto; 6. insomma non vorrei, diciamocelo, come direbbe quel fascistone, che Brugnaro si stufasse del giocattolo e allora sarebbero guai seri non solo per i veneziani, ma per tutta la pallacanestro italiana che è già con le spalle al muro alla voce “padroni del vapore”. Una volta del resto c’erano i Gabetti, i Benetton, i Gardini, gli Scavolini, Seragnoli e Bulgheroni, ma anche i Cazzola, gli Allievi, il Monte dei Paschi, Maggiò e Ligabue, e scusatemi se me ne dimentico molti altri che non siamo stati capaci di trattenere e tenere ben stretti. Ora, a parte i miracoli di Trento, Pistoia e Cremona, che si devono però rimboccare tutti i giorni le maniche per arrivare a sera, ci sono infatti un presidente ad Avellino che non si vede mai e uno a Varese che è un vero disastro, Stefano Landi a Reggio Emilia che sta dando un bel giro di vite agli acquisti e Stefano Sardara a Sassari che ha giustamente minacciato di togliere il disturbo a fine stagione. Di Caserta e Pesaro è meglio non parlare. Non ci restano quindi che Giorgio Armani e Napoleone Brugnaro. Perdessimo anche loro, facciamoci il segno della croce con Dmitry Gerasimenko e buonanotte suonatori: potremmo anche presto abbassare la saracinesca e chiudere bottega.