Moretti ha santi in paradiso soprattutto nel Consorzio

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Questa devo proprio raccontarvela subito. Prima che me la dimentichi. Il sabato sera Rocco di solito dorme da noi e la mattina della domenica si fionda nel lettone per vedere la tivù sotto le coperte come un reuccio. Il programma lo sceglie ovviamente lui tra calcio, basket, sci e cartoni animati. Va matto infatti per Gas Gas, il topolino di Cenerentola che ora abita nella soffitta di un maniero di Bamberga, in Germania, e per Paperoga che sarei sempre più tentato, come vi ho già detto, di chiamare Ezechiele Lupo. Sempre che l’interessato, Marco Crespi, non si tagli il barbone e sia ovviamente d’accordo. Ieri mio nipote, che ha appena compiuto cinque anni, ha scelto il basket e io allora gli ho proposto di seguire insieme le fasi finali, punto a punto, dell’avvincente duello d’EuroLega tra Efes e Barcellona che sapevo sarebbero stato senz’altro di suo gradimento. Difatti eccolo che fa volare in aria il cuscino quando Rice sul 66 pari s’attorciglia su se stesso e scivola a canestro in sottomano scherzando tutta la difesa turca come un drago. “Come un bruco, vorrai dire, nonno”, mi ha corretto al volo Rocco. Che me lo sarei mangiato con gli occhi. Mentre a Tyrese Rice davo il soprannome che mai più cambierò nella vita: il Bruco di Richmond. Che col Maccabi ha già vinto l’EuroLega nel 2014, gioca per il Montenegro di Boscia Tanjevic e per fortuna non sarà avversario degli azzurri di Messina nel girone di Tel Aviv dei prossimi campionati d’Europa. Rocco ha i miei stessi gusti: Juve e GrissinBon, Dybala e Della Valle. E ora Higuain, che lui chiama il Ciccione. Ma stravede anche per Alessandro Gentile. Del quale ha la maglia numero 5 dell’EA7 che è già stata tolta dal roster dell’Olimpia. Che tristezza. Difatti non c’è stato verso di convincere mio nipote di venire con me a mezzogiorno al Taliercio. “Gioca Gentile?” mi ha chiesto. No. “E per quale ragione?”. L’allenatore non lo voleva più tra i piedi. “Ma è matto?” e francamente non ho potuto dargli torto. In effetti mi è ancora difficile capire il vero motivo per il quale Milano è arrivata al punto di tagliare il secondo figlio di Nando e di Maria Vittoria. Perché se ne voleva andare a giocare nella Nba? E a chi non piacerebbe? O perché faceva un po’ tardi la sera? Ma chi non è stato giovane? O perché ha preso a calci un cestino e una bottiglia d’acqua gassata? E quanti cestini sono sempre stati calciati in uno spogliatoio?, si è chiesto meravigliato anche Peppe Poeta. O perché Repesa ha dato l’aut aut a Proli: o io o lui? Oltretutto Alessandro nell’Armani aveva un contratto neanche da poco per quest’anno e sarà pagato anche per il prossimo. Guadagnava più di tutti e il doppio come minimo di Gelsomino. E quindi, se non c’è stata una giusta causa, se non quella del brutto carattere, che i compagni di squadra e di nazionale però decisamente smentiscono, mi piacerebbe che almeno Giorgio Armani si chiedesse perché i suoi soldi vengono spesso e volentieri buttati fuori dalla finestra per un capriccio di qualcuno o per una banale lite in famiglia. Oppure ci nascondono una verità che, se non ci viene confessata, ci porta logicamente a pensare che sono diventati proprio tutti matti nella Milano dei canestri che voleva conquistare l’Europa e che senza Gentile non andrà da nessuna parte fuori dal misero basket che si gioca nel Belpaese. La partita del Taliercio anche senza il nipotino contestatore, e orgoglio del nonno, l’ho vista comunque. Non una ma due volte: prima al palasport e poi su Sky. E vi devo dire che non mi è dispiaciuta. Anzi. Però forse è il caso che me la riveda una terza volta prima di poter rispondere a una domanda che in molti mi avete fatto: ha vinto Venezia perché Milano è uno straccio o l’ha persa Milano perché Venezia, ora seconda in classifica, è più forte di quanto lo stesso Napoleone Brugnaro potesse immaginare. Vi tengo sulla corda e vi do appuntamento a domani: tanto non scappa nessuno. E il blog non chiuderà neanche per le feste di Natale. Né oggi parlo di Reggio Emilia con la quale sono in collera ed è meglio che prima sbollisca la mia rabbia per la sconfitta di Varese. Che era comunque nell’aria per via degli stranieri senza sale che Max Chef Menetti si ritrova ogni domenica a dover impastare con gli italiani e che mi è diventata ancora più amara per il brutto accidente capitato allo sfigatissimo Stefano Gentile. Però almeno ha salvato la panca a Paolo Moretti. E di questo sono contento. A patto che vi si dica almeno qui buona parte della verità. E cioè che, contrariamente a quel che vi ha raccontato Edi Denbinski, o come cavolo si scrive, non è proprio vero che la società si era stretta intorno al suo allenatore con la lacrima sul viso, ma che anzi a metà settimana avrebbe licenziato l’aretino dopo l’ennesima sconfitta in Champions se Paolo il caldo non avesse, oltre che i santi in paradiso, anche quelli del Consorzio che per cambiare un Johnson (Melvin) con un altro (Dominique) avevano appena dovuto sganciare altri centomila dollari.