L’Efes è per la prima volta in vantaggio: 87-85 a un minuto dalla sirena. Che non è quella di Ulisse che si chiamava Partenope e morì gettandosi in mare con le sorelle perché Odisseo, legato all’albero della nave, non si era lasciato ammaliare dal loro canto. Il suo corpo fu ripescato alle foci del Sebeto. Dove poi sorse una città che prima fu chiamata per l’appunto Partenope e successivamente Neapolis, oggi Napoli. Ma ho già divagato abbastanza e allora mi rituffo a pesce sul finale della vibrante partita. Strilla Geri De Rosa: “Superschiacciata di Balbay, l’uomo che meno ti aspetti alto uno e 85 a dir tanto”. Proprio 1,85: sono andato a vedere su Google. San Tommaso che non sono altro. Mentre non dice che la guardia turca ha fatto fesso Stoccafisso Sanders. Il quale, di lì a poco, è stoppato da Dunston e Honeycutt “in stereofonia”. E qui Jerry non canta più. E’ proprio finita per Milano. In tutti i sensi. Peccato. Però adesso basta anche con ’sta storia dei playoff ancora alla portata dell’Armani che le sirene di Sky vi vanno raccontando da una settimana dopo la rocambolesca vittoria del Forum sul Darussafaka di un altro bel fenomeno del basket, David Blatt. Che avrà anche vinto un Europeo con la Russia, uno scudetto con la Benetton e un’Eurolega con il Maccabi, ma da LeBron James è stato comunque considerato una pippa. E della sua solenne stroncatura mi fido. O mi sbaglio? Piuttosto chi volevate incantare? Non mi sono difatti dovuto far legare all’albero della cuccagna per sentire le vostre stupidaggini e dar retta alle vostre lusinghe. Se l’EA7 vince le prossime nove partite, cinque in trasferta e quattro in casa, può ancora arrivare ottava e conquistare i playoff. Questo dicevate e Mamma Rosa lo ha pure avvallato, con tanto di tabelle, prima del duello con l’Efes. Ora o avevate visto troppi film di fantascienza, nei quali tutto è possibile, o vi eravate dimenticati che dai precedenti dieci viaggi in giro per l’Europa la grande Milano di Gelsomino Repesa era tornata nove volte con le ossa rotte e le orecchie basse. D’accordo, ieri sera a Istanbul avrebbe anche potuto vincere se non si fosse mangiata i 19 punti di vantaggio che aveva allegramente accumulato a metà del secondo quarto. O se non avesse finito la benzina nell’ultimo periodo. O se anche soltanto Kruno Simon non si fosse incartato con uno dei suoi famosi passaggi al salto che piacciono un sacco a Ciccioblack Tranquillo e non avesse buttato la palla d’oro in tribuna. Troppi se. E con i se non avrebbe fatto molta strada nemmeno mia nonna se anche avesse avuto le ruote. Sia chiaro: quando parlo di quelli di Sky commetto l’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Andrea Meneghin invece è un fuoriclasse che raramente deraglia perché ne capisce, vola basso e non si smarrisce in tanti giri di parole. Per esempio in occasione della palla persa in malo modo da Simon ha sorriso amaro e commentato: “Mettete pure il bollino-censura su questo passaggio al salto del croato”. Che pure stima moltissimo, e ha ragione, ma non si può far sempre finta che niente sia successo solo perché il grossolano errore l’ha commesso il leader indiscusso di Milano. Difatti, approfittando della Coppa Italia di Rimini che la Rai ha in esclusiva, consiglierei non a lui ma al resto della truppa del basket di Sky di prendersi una bella settimana di vacanza sul Mar Nero che è la meta preferita ovviamente di Ciccioblack. Così si schiariscono un po’ tutti le idee e al ritorno almeno nessuno dirà più che c’è ancora un filo di speranza che lega sempre l’Armani ai playoff d’Eurolega come ho letto anche oggi sulla Gazzetta. Paolo Ellisse, due elle e due esse, potrebbe infilarsi la muta subacquea e dedicarsi allo sport che più preferisce dopo la pallacanestro. Di modo che non gli scapperà più – vivamente lo spero – scioccamente di raccontarci che Capo d’Orlando contro Venezia è stata la più bella partita che ha visto in vita sua. A Jerry con la sua bella non farebbe poi male un cicinin di tintarella sulla spiaggia di Capo Chilia: mi sembra infatti sciupato e teso. Oltre che giù di voce. E comunque non sarebbe mai tardi se cominciasse a urlare un po’ di meno. Hugo magari potrebbe approfittarne per dare una ripassata ai congiuntivi perché non è bello sbagliarne uno più di Tranquillo e sentirlo dire: “Se la partita avesse durato trenta minuti in più”. O kappa: parlassi io lo spagnolo come lui l’italiano mi leccherei le dita e magari mi monterei anche la testa, ma mio nipote non sa che Sconochini è argentino e non può spiegarglielo ogni volta sua nonna Tigre quando io non sto guardando la televisione di Murdoch. Quanto a Trigari Niccolò, mi raccomando con due ci, altrimenti s’offende, se a Sky gli mettono il bastone tra le ruote perché è il mio pupillo dichiarato, non mi costa nulla iscriverlo subito alla Banda Osiris. E amici come prima. Anzi, più di prima.