Non sfinitemi più col chiedermi chi vincerà lo scudetto. Vi prego. Sono mesi che ve lo ripeto: le scarpette rosse di Simone Pianigiani. Anche con Theodore e Goudelock tra i maroni. Così ho chiuso il pezzo di ieri. Poi, dopo cena, mi sono andato a vedere le partite che mi ero perso domenica e sono scivolato sotto al piumino che la mezzanotte era già passata da un bel pò. Non mi credete? E allora interrogatemi. Chi ha detto: “Non capisco come si faccia a non fischiare un fallo del genere? Leunen gli ha segato le braccia e il povero Gudaitis le ha raccolte e se le è rimesse”? Elementare Watson: Andrea Meneghin. Che, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo. Un’altra domanda? Avanti. Chi è stato a strillare: “Sprazzi di onnipotenza. E chi lo ferma più? Canestro, fallo e giro in lunetta di Alessandro Gentile. Immarcabile, devastante, ma che partita ha fatto? Stellare”? Luca Gregorio Magno che ha ormai passato l’esame d’abilitazione a Sky. Redazione basket. Dove per la verità sono già in esubero e nessuno ha la minima intenzione d’andarsene in pensione assieme ad Angelino Costa del Carlino e a Leonildo Turrini con due o tre erre, non me lo ricordo mai: fosse per lui, modesto com’è, trentacinque sarebbero ancora poche. Anche perché passano le giornate al Bar Room girandosi e rigirandosi i pollici, giocando con la lavagnetta o a stecca, e dicendo uno all’altro: “Ma quanto sei bravo?”. “No, ti sbagli: sei molto più in gamba tu”. A parte Ciccioblack Tranquillo che è ovviamente fuori classifica e di un altro pianeta. E comunque sono sin troppi per commentare in sette, o a volte anche in otto, una partita della nazionale di MaraMeo Sacchetti che gioca ad ogni morte di Papa e che, quando è grasso che cola, cattura cinquantamila telespettatori come un premondiale di freccette o un torneo qualsiasi di libera don don, il gioco più famoso nei campielli di Venezia. Ormai dovreste averlo imparato che non vi sparo panzane come Mamma Rosa. Che anche ieri vi ha raccontato un sacco di balle su Matteo Boniciolli. Che non si è preso tre o quattro mesi d’aspettativa ben retribuita per rimettersi in sesto. E, a proposito, canestri e canestri d’auguri. Né che nella prossima stagione, in serie A o ancora in A2, sarà caso mai Antimo Martino, il giovane tecnico di Ravenna, a prendere il suo posto nell’Aquila appostata sullo scudo biancoblù. Né che deciderà lui il suo futuro avendo un altro anno di contratto. Perché la Fortitudo ha intanto pianificato tutto dopo una notte insonne e un mattino di trattative con Virginio Bernardi: è Gianmarco Pozzecco il nuovo allenatore non solo di qui alla fine dei playoff, ma anche per il prossimo campionato. Altrimenti il Poz non ci sarebbe stato. Essendosi già promesso al Banco di Sardara con Federico Pasquini che tornerà a fare il general manager di Sassari. E Boniciolli? Intanto deve pensare alla propria salute e poi anche lui potrebbe mettersi dietro ad una scrivania accanto a Marco Carraretto, braccio destro del presidente Christian Pavani. Oggi mi sono invece perso dietro all’inciucio stellato e al nuovo Grillo padano. Perché non potevo? E ora spengo la televisione non potendone più di sentire tutte le sbruffonate di Matteo Salvini da Bruno Vespa. Povera Italia! Che comunque grazie a Pulcinella Insigne dal dischetto ha strappato un bell’1-1 all’Inghilterra. Ho perso il sonno e quindi vado avanti a scrivere di palla nel cestino così domattina nel caffellatte potrete inzuppare il mio pezzo quotidiano. A mezzogiorno Pesaro ha dato il benservito a Spiro Leka (nella foto durante un time-out) che mi era diventato anche più simpatico del suo divertente nome-e-cognome da abbinare ad una formidabile aspirapolvere robot o a un lecca lecca al gusto di menta piperita. E ha promosso il vice Massimo Galli, detto Cedro, che esordirà sabato proprio a Varese dove è nato, se non sbaglio ha vinto anche lo scudetto come assistente di Re Carlo Recalcati e ha pure allenato in serie A. Non insomma l’ultimo della pista. Anche se, detto tra noi, e mi raccomando: resti in Europa, mi sarei aspettato l’arrivo alle vu-elle di Cesare Pancotto. Altrimenti mi sarei tenuto il tecnico albanese. Per la verità, se vi ricordate, durante la Coppa Italia fiorentina, mentre Mamma Rosa come al solito dormiva e russava, vi raccontai di Ario Wimbledon Costa che s’era arrabbiato con Pozzecco perché prima aveva detto sì a lui e poi aveva cercato di sistemarsi alla Fiat. E sarebbe stato l’allenatore di Torino se Paolo Galbiati non avesse battuto quella sera i campioni d’Italia della Reyer. E’ mezzanotte, mi rileggo e chiudo con un ultimo gossip bolognese: Stefano Comuzzo ci è rimasto “assai male”. Pensava di continuare ad allenare lui la Fortitudo perché questo gli aveva promesso l’amico del cuore, Marco Boniciolli, triestino come lui. Succede ed è capitato un sacco di volte pure a me. Però non potete nemmeno sfinirmi chiedendomi di continuo chi sarà l’allenatore dell’anno. Ve lo vado ripetendo da mesi: Artiglio Caja. O preferite il Patata Di Carlo? Fate pure: in fondo più di diciassette milioni d’italiani hanno votato per grillini e sfascistelli. E non me ne sono meravigliato più di tanto.