Conoscete per sbaglio un allenatore di pallacanestro che non sia permaloso? Pensateci e, se lo trovate con il lanternino, magari abbiate la bontà di presentarmelo. Sarò il pennivendolo più felice di questo mondo. Intanto vado avanti per la mia strada senza risparmiare le critiche a chi se le merita. Sperando che almeno MaraMeo Sacchetti non si rabbui se gli contesto che non può dire che l’obiettivo della Vanoli, che domenica a mezzogiorno affronta in casa la Sidigas, è unicamente la salvezza. D’accordo, solo Max Chef Menetti e il Tigre Dell’Agnello con la Grissin Bon e Happy Casa stanno peggio di lui in classifica, ma allora Cremona cosa l’ha preso a fare in prestito Simone Fontecchio da Milano? Per aiutare la volpe a raccogliere l’uva? O per provare a vedere se ce la fa a raggiungere le final eight di Coppa Italia, che distano appena due punti, e, già che c’è, anche magari i playoff al termine della regual season? Sia chiaro, lo so pure io che più della metà dello stipendio al figlio minore di Amalia Pomilio lo pagherà Livi(d)o Proli, però so anche, perché non sono nato ieri, e men che meno sono un ipocrita come i figli di Mamma Rosa, che la squadra che retrocederà quest’anno dalla serie A sarà al 99 virgola 9 per cento la Cantù dei Gerasimenko marito e moglie. Che farà tanta fatica già a finire il girone d’andata, oppressa com’è da oltre due milioni e mezzo di debiti, e che solo la Federbasket di Giannino Petrucci si ostina a voler tenere ancora in vita. L’ex Tremmell Darden si è già rivolto a chi di dovere per avere ciò che gli spetta dall’anno passato e nemmeno si contano i creditori che si stanno associando per chiedere l’istanza di fallimento di una società così gloriosa che pure io in verità mi farei in quattro per poterla salvare. Patti chiari e amicizia lunga: anch’io sono uno dei più grandi permalosi che esistono sulla terra. Persino peggio di Ettore Messi(n)a e Valerio Bianchini. E, in tempi moderni, di Walter De Raffaele. Al quale avrei voluto chiedere: “Ma ti badano quando parli o ciascuno pensa ai cavoli propri?” dopo che Venezia ha perso ad Avellino e a Madrid con l’Estudiantes solamente perché i suoi giocatori non gli hanno dato retta nei due ultimi concitati finali di partita dei campioni d’Italia. Ebbene sì: sono irritabile, ma non musone. E pure a volte fortunato. Come in questa occasione. Il mio Ray-Ban infatti mi ha ieri anticipato accusando i suoi giocatori di non ascoltarlo: ce l’aveva in particolar modo con Dominique Johnson anche se ha giustamente preferito sparare nel mucchio. Ora DJ mi diverte troppo e per questo avrei preferito chiudere non un occhio ma due, però De Raffaele con la Sidigas sotto di un punto ha ordinato allo Scaramacai nero di sbagliare un tiro libero che lui l’ha invece segnato, mentre in Champions si è raccomandato di non concedere una tripla a Brizuela e lui, dopo aver perso follemente una palla in palleggio, non ha commesso un fallo da due punti sullo spagnolo con la Reyer avanti di tre. Non so bene in quale girone dell’inferno Dante Alighieri ha relegato i permalosi. Anche perché questo genere di peccatori si possono dividere in due categorie: quelli che dimenticano i torti in fretta, e per questo si meritano almeno il purgatorio, e quelli che invece non hanno la memoria corta. E quindi, appartenendo io alla seconda, sarò purtroppo dannato in eterno. Però adesso ditemi voi come faccio a non dimenticare per esempio che Marcus Landry, mvp della passata stagione, era già stato acquistato ad agosto da Re Carlo Recalcati per conto di Cantù e che Dmitrij Gerasimenko non solo non ha voluto controfirmare l’ottimo contratto con il numero 8 della Leonessa, ma ha fatto addirittura in modo che l’ex cittì della nazionale perdesse definitivamente la pazienza. Proprio contro la Red October lunedì Landry ha fatto di nuovo il fenomeno: 26 punti con cinque triple da sogno e l’ultima delle quali mortifera. E così Brescia imbattuta ha colto il nono successo di fila e BresciaOggi ha indovinato il più bel titolo della settimana: “Strepitosa vittoria: superata anche la prova del nove”. Altro che l’abusatissima “nona sinfonia” della Gazzetta che se non mi sbaglio l’ha scritta Beethoven quasi duecento anni fa. E altro che “brava Germani” che si è tenuta bene stretta Landry. Che quest’estate per la verità se ne era già andato via da Brescia. Così come non capisco la ragione per la quale Milano o Venezia, ancor prima di Cantù, non se lo fossero accaparrato. Forse perché chi dorme non piglia pesci?