Mi dispiace, ma i boy scout non li posso proprio sopportare

Non occorreva che me lo dicesse Romano Prodi che domenica ha pennellato sul Gazzettino un corsivo dal titolo “Misure anticrisi: Renzi passi dalla parole ai fatti”. Su questo non ci piove. Anzi, era tempo e ora che il professore di Scandiano, che sabato compirà 75 anni, auguri, tirasse le orecchie al lupetto di Rignano sull’Arno che venerdì sarà a San Rossore, nel parco naturale del Tirreno, per benedire il raduno nazionale degli scout che sono tornati di moda soprattutto grazie a lui che, da quando ha assunto l’incarico di presidente del consiglio, cinque mesi e mezzo fa, ha invero fatto due cose: ha gonfiato di 80 euro la busta paga di 11 milioni d’italiani e agli altri 49 milioni ha insegnato, come ha scritto oggi anche Pupi Avati sulla Stampa, quanto sia bello essere boy scout con il fazzoletto al collo, il cinturone, il coltellino e il cappello da cow boy. Più lo zaino, è ovvio. E vivere in tenda e accendere il fuoco. E guadare il torrente e andare a farfalle. Come Romero, il portiere dell’Argentina vice campione del mondo che la Sampdoria vorrebbe volentieri cedere al Benfica, ma che gli è rimasto ancora sul gozzo. Da ragazzino ero aspirante maggiore e poi preju, persino capo, nella gioventù dell’Azione cattolica. Era la condizione sine qua non per partecipare, con la fascia bianca di capitano al braccio, in bella mostra, al campionato di calcio in parrocchia su quel campo senza erba e le porte di ferro che ho sempre amato così tanto. Anche più dello Juventus Stadium. Ebbene mentre noi ci sbucciavamo le ginocchia, quelli, ovvero i boy scout, seduti con le gambe incrociate come gli indiani, sbucciavano le patate col loro temperino e ridevano di noi che non sapevamo far altro che dar calci, magari tutti infangati, ad un pallone di cuoio che ci aveva prestato Don Giancarlo. Insomma li detestavo. Allora come adesso. E don Matteo Renzi non mi rompi. Ho perso il filo. Tranquilli, lo ritrovo subito. Prima però devo anche dire a Pupi Avati, che pure adoro, che se a lui i boy scout hanno insegnato a vivere, a me l’Azione cattolica ha dato molto di più. Ossia un mestiere. Dal momento che non avevo voglia di studiare dopo il liceo, ma continuando a correre dietro ad un pallone sono ormai quarant’anni che scrivo di sport e qualche volta, come scherzava Gianni Brera, anche mi hanno pagato. Ah già, dicevo che non serviva che ce lo spiegasse Romano Prodi che “non è stato solo il temporale malandrino a fare diminuire il numero di chi vorrebbe andare in vacanza. E’ mancato il sole, ma mancano soprattutto i soldi: l’economia non si muove e non manda segnali di movimento, almeno per il prevedibile futuro”. Grazie tante, professore, forse l’avevo capito da solo. Ma l’hanno capito soprattutto i tre milioni e mezzo di italiani senza lavoro, con un tasso di disoccupazione al 13 per cento, una cifra allucinante, ai quali gli 80 euro di Renzi non bastano neanche per fare un pieno di benzina. E andare e tornare in giornata dai monti. O dal mare. Sarò anche un qualunquista ad un tanto al chilo, magari più di sinistra che di destra, perdonatemi lo sfogo, ma che il lupetto fiorentino venerdì vada al raduno degli scout e racconti loro un sacco di favole, mi fa rabbia oggi come ieri. Quando frequentavo il patronato: io pregavo di far gol e loro cantavano. Mi spiace, ma non li posso vedere. Loro e don Matteo. E intanto fuori piove che è un diluvio. E sarà uguale anche domani. Tuoni e fulmini. Meglio. Così starò a casa a scrivere nella mia stanzetta nel bosco e vi racconterò perché Cortina non è la vacanza solo dei ricchi e dei borghesi. E’ molto più cara Jesolo. Per non parlare del Lido di Venezia. Ma volete mettere il tramonto del sole dietro le Tofane rosa? Non ha prezzo. Anche se è gratis.