Per un paio di giorni l’Italia è finita nel pallone. Quello che si prende a calci. Quello di cui tutti parlano nei bar e in parlamento. Quello che è diventato una tragedia nazional-popolare. E anch’io purtroppo ne sono stato travolto. Anche se mi sento più juventino che italiano e amo la pallacanestro più di qualsiasi altro sport dell’universo. Però, se pensate che del pallone a spicchi mi sia perso qualcosa, per l’ennesima volta clamorosamente vi sbagliate. Tra sabato e domenica, ma aggiungetevi pure il lunedì, mi sono visto in diretta o in on demand tutte le otto partite della settima di serie A. E alla fine non mi sono neanche suicidato. E mi sono persino sciroppato il debutto di Paperoga Crespi alla guida della nazionale femminile in un palasport della Macedonia per diciannove ventesimi vuoto. Erano difatti 300 gli spettatori sugli spalti di Skopje e, di questi, almeno la metà parenti e fidanzati della Givens (22) e della Metrasinovik (14). Ridete? Fate male. Perché secondo voi erano di più quelli che hanno seguito l’epica sfida su Sky per la telecronaca entusiasta di Geri De Rosa? Penso di no e credo di non sbagliarmi. E ieri sera sono andato al Taliercio. Quasi tutto pieno e caloroso come non lo era mai stato l’anno scorso in Champions. Miracolo di un imprevisto e meraviglioso scudetto. Dove ho visto la solita Reyer. E se dico “solita” non lo faccio per sminuirla. Al contrario. La squadra del diabolico Ray Bahn De Raffaele continua a vincere: sei vittorie su sette in campionato e cinque su sei in Europa. Non male di questi tempi. E’ che recita sovente lo stesso copione: entusiasmante quando si scioglie in attacco, ma avvilente quando si sfascia in difesa. In più ha preso la brutta abitudine di risolvere quasi sempre la questione all’ultimo canestro. Con il cuore in gola e magari all’overtime. Che stavolta il Pipita Orelik le ha evitato con una magnifica tripla al suono della sirena. Ma il tema del giorno era un altro. E ci torno subito. Dopo il vespero e dopo che Carlo Tavecchio ha ufficialmente comunicato che non ha la minima intenzione di togliersi di torno e d’aver invece licenziato Giampiero Ventura. Anche qui tutto secondo copione. O forse pensavate che l’uno e l’altro avrebbero dato le dimissioni? Siete proprio dei poveri ingenui. Del resto ve lo vedete voi Tavecchio che si ritira in buon ordine e si dedica a sbucciare le banane che sono la sua grande passione? O Ventura che rinuncia alla buona uscita di 700-800 milioni perché ammette di aver molto peccato in pensieri parole opere e omissioni? Per favore: fate i bravi e siate seri. E piuttosto, fratelli del basket, prima d’indignarvi, cominciate a ricordare se per caso a Ettore Messina sia mai passato per la testa di dimettersi dopo che a luglio di un anno fa a Torino, perdendo con la Croazia, aveva clamorosamente mancato la qualificazione alle Olimpiadi di Rio De Janeiro. A me non risulta. E nemmeno a Giannino Petrucci. Eppure la delusione fu ugualmente bruciante e non così tragica solo perché la pallacanestro in Italia sarà anche il secondo sport di squadra, ma, finché le partite della nazionale continueranno ad essere trasmesse da Sky, non la vede più quasi nessuno. Per la verità il mio compaesano allenò gli azzurri senza chiedere un centesimo e quindi non gli si può adesso rimproverare o rinfacciare, come ha scritto oggi il buon Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta, di non aver dato le dimissioni come Ventura esclusivamente per una questione di vile denaro. Però è pure vero che, non essendoci dei soldini di mezzo, a maggior ragione Messina avrebbe dovuto tornarsene precipitevolissimevolmente nel Texas con le pive nel sacco e rinunciare ad allenare una nazionale che, se non vi offende il paragone, era senz’altro molto più forte e talentuosa di quella che è stata esclusa dal Mondiale lunedì a San Siro. Magari in difesa no, ma in attacco senz’altro. O forse Danilo Gallinari e Marco Belinelli sono peggio di Ciro Immobile e soprattutto di Manolo Gabbiadini? Non lo credo proprio. Oltre tutto guadagnano nella Nba almeno il doppio del bomber della Lazio e del bergamasco di Calcinate che non so più neanche dove sia finito a giocare. Mi dicono nel Southampton e mi fido. Per non parlare di Gigi Datome che è almeno grande il doppio di Lorenzo Insigne che per altro Ventura non ha fatto giocare contro la Svezia. Perchè Messina nel preolimpico, che è costato una cifra allo Stato e al Coni, ha utilizzato Ricciolino Della Valle e Superbone Vitali?