Gli auguri ce li facciamo nel pomeriggio. Ora intanto, dopo il pandoro inzuppato nel caffellatte, ricomincio la dieta e butto via una pila d’appunti. Così la Tigre la smette di strillare anche il mattino del primo dell’anno. Sempre che riesca a leggere la mia calligrafia. Che è peggio di quella delle galline e delle scimmie. Se ne sentono dire tante. Anche che Pierino Bucchi potrebbe lasciare a fine anno Pesaro. Per andare? A Milano. Dove ha già dato e raccolto poco, ma è rimasto in ottimi rapporti con Livio Proli. Che lo stima moltissimo e vorrebbe averlo al suo fianco come giemme. Al posto di Portaluppi de Lupis. Che è caduto in disgrazia dopo essere stato anche presidente dell’Armani. Però si parla anche di un ritorno di Gianluca Pascucci dai Brooklyn Nets. La vita è fatta a scale: c’è chi le scende e c’è chi le sale. Senza mai prendere l’ascensore o cambiare palazzo. Che è sempre quello diroccato del nostro basket. Nel frattempo è in atto un avvincente braccio di ferro tra Proli e Repesa. Ma non sono curioso d’andare a vedere chi si stuferà per primo. Perché so già che Gelsomino non mollerà mai l’osso prima di un anno e mezzo. Cioè della scadenza del suo contratto. Nemmeno se dovesse perdere altre otto partite d’Eurolega di fila e in campionato domani al Forum con Pesaro. Però se a metà febbraio non dovesse vincere la Coppa Italia a Rimini sono altrettanto sicuro che il Livido lo farà salire a calci sul pedalò. A meno che il Cinghialone non preferisca tornare a nuoto in Croazia. Se ne sentono dire tante. Anche che Ettore Messina sarebbe tentato di rinunciare ad Andrea Bargnani per il prossimo Europeo che l’Italia giocherà prima a Tel Aviv e poi a Istanbul. In effetti il Mago ne ha sempre una. Al punto che più di qualche malalingua di lui pensa che sia ipocondriaco. Più che scansafatiche. Di certo la voglia di far bene non gli salta quasi mai addosso se ha fatto perdere la pazienza pure al suo ultimo allenatore, Sito Alonso. Che ha confessato di non dover certamente dir grazie al pivot romano (con il mal di pancia o di schiena tutto l’anno) se il Baskonia in Eurolega è addirittura secondo in classifica con gli stessi punti di Real Madrid e Olympiacos e due in più del Fenerbahce di Zeljko Obradovic e Gigi Datome. Che pure sta andando malissimo. Il problema del cittì è in verità un altro. Ossia: chi può sostituire Bargnani nel ruolo di pivot in azzurro? Elementare Watson: ci si può sempre aggrappare al buon Nicolò Melli riveduto e corretto da GasGas Trinchieri nel Bamberg. D’accordo. E poi? Mica Cervi e Cusin son morti. No, ma il nostro Messi(n)a lo conosco meglio di tutti: ha una memoria assai più lunga della mia e quindi non può essersi certo dimenticato di quanto l’hanno deluso quei due nel catastrofico preolimpico. Se ne sentono dire tante. Soprattutto a Sky. E per questo cambio in fretta discorso prima di rovinare le vacanze a Giannino Petrucci sulla neve, se ce n’è, di Bormio. Dove è stato raggiunto dai suoi amici bulgari. Ai quali ha fatto notare quanto sia bravo il suo Ettore. Di cui va fiero, zitti e mosca. Che la scorsa estate non ha portato con lui a Torino né Abass, né Pascolo, né Cinciarini, né Cerella che non giocano nemmeno a Milano. Tutto vero, anzi verissimo. Peccato che l’affossatore di Trento e Reggio e di tutta la pallacanestro del BelPaese non si ricordi un paio di cosine importanti: 1. che quel che fa Gelsomino negli ultimi tempi è tutto sbagliato e da rifare come avrebbe detto Ginettaccio Bartali; 2. che Ricciolino Della Valle e Ryan Arcidiacono sono cento volte meglio dell’azzurro Peppe Poeta, raccomandatissimo dal Gallo, che, se non gioca nella Fiat, è sempre una fortuna per la squadra di Frank Vitucci. Di quello che invece sento dire in televisione vi racconterò un’altra volta. Anche perché avevo promesso alla Tigre di far piazza pulita di tutte le mie scartoffie e viceversa sono ancora immerso da una montagna di block notes e di ritagli di giornale che non so più come muovermi nella stanza. Chiedo solo al buon Pietro Colnago, l’unico di Sky col quale si confida Proli, se conosce la differenza tra una Ferrari e una Volkswagen. E’ la stessa che esiste tra l’Armani e qualsiasi altro club d’Italia. Onde per cui non si deve eccessivamente entusiasmare se la Rossa pilotata da Repesa ha vinto e vincerà la Coppa Italia e lo scudetto battendo il Maggiolino pur se truccato e matto. A più tardi per gli auguri prima che mi sposti nel tardo pomeriggio al Taliercio per il ghiotto anticipo tra la Reyer di Napoleone sindaco e il Banco di Sardara. Con il ritorno dell’amico Stefano Michelini in diretta Rai accanto a E.T. Fanelli. Però quest’anno cattivi. Mi raccomando. Altrimenti non c’è gusto e non mi diverto.