“Sono bombo”. Bombo? “Sì, bagnato fradicio: ho preso tanta di quell’acqua, tornando dal Forum, che mi ha ricordato quella volta in cui, e lei di certo non l’avrà dimenticato, fummo sorpresi da un temporale estivo di tale violenza che dovemmo trovare riparo in fretta e furia nella locanda da Lorenzo, l’oste che voleva maritare la sua bella figliola a Gamache, il ricco del paese nel cuore della Mancia, ma Kitri era innamorata del barbiere Basilio e con l’amante fuggì nascondendosi in un mulino a vento”. Come posso scordarlo, caro il mio Sancho: presi una pala qui, tra capo e collo, che mi fece volare giù da Ronzinante e vedere per mezzora le stelle. Però tu non mi puoi neanche parlare in questo modo. “In cosa, mio illustrissimo cavaliere, le sono mancato di rispetto senza volere?”. Mi continui a parlare in veneziano. Che somiglia un po’ allo spagnolo, ma non lo conosco così bene da capire al volo che bombo volesse dire bagnato fradicio. “Mi perdoni, Don Chisciotte, ma è da tempo che frequento coi miei amici la locanda da Rinaldo, in calle Sconta, dove spesso vengono a bere anche Goss e Jackson, e così, per non farci comprendere dai due mori della Reyer, parliamo il dialetto della Giudecca”. Perché cosa dovete nascondere ai due americani che tutta Venezia già non sa? “I piani di battaglia della futura squadra di Napoleone Brugnaro della quale entrambi non faranno più parte. Per esempio da Brindisi potrebbe arrivare Adrian Banks”. Questa risulta anche a me: è però vecchia. Piuttosto non è da escludere che pure Mike Green faccia le valigie assieme a Viggiano, Bramos, Ruzzier e Ortner. “Sarà insomma un’altra rivoluzione come quella di due anni fa quando all’Umana rimase solo Peric?”. Una cosa del genere. Di sicuro resteranno Stefano Tonut, intorno al quale ruoterà tutta la nuova Reyer, e il capitano, mio capitano, Tomas Ress che sarà presto operato alle cervicali. “Ma è vero che Jeff Viggiano non biascica ancora una parola in italiano nonostante sia nel Belpaese da otto campionati?”. E’ più pigro di un ghiro e del tuo somaro messi insieme. Però ora dimmi: come ti è sembrata la prima finale di ieri sera? “L’ho vista in un angolo del Forum tra le morose dei reggiani, però la GrissinBon non mi è parsa poi così male come la descrivono oggi i giornalisti longobardi che già fanno a botte tra loro per trovare un posto sul carro dei vincitori e sedere al fianco del Livi(d)o Proli”. In effetti, sfogliando qualche quotidiano, sembra che l’Armata di Giorgio Armani abbia vinto la partita di cinquanta punti e non di sette. Ovvero 87-80. Però Miguel de Cervantes non mi ha creato forte in aritmetica e quindi mi posso sempre essere sbagliato a fare i conti. “Mamma Rosa ha dato 5 e mezzo a Max Chef Menetti”. Ed è qui, nei consueti dialoghi del sabato col suo scudiero, che Don Chisciotte ha perso la testa, ha impugnato la lancia ed è partito all’assalto dei mulini a vento strillando come un ossesso: “Chi me lo tocca muore”. E non c’è stato verso che Sancho Panza lo riuscisse a fermare. In verità anch’io, che sono eguale al cavaliere errante e nelle mie battaglie quotidiane lo scimmiotto, come fanno i servi sciocchi con Ciccioblack Tranquillo, non ho ben capito cosa il prode generale reggiano avesse potuto fare dopo che gli si era azzoppato Pietro Aradori, il miglior cavallo indigeno della stampa, con la Grissin Bon comunque ancora avanti nel punteggio nonostante le palle perse dallo scellerato Needham e la giornata eccezionalmente storta al tiro di Ricciolino Della Valle. Leggo che avrebbe dovuto far giocare di più Lavrinovic pur con quattro falli sul groppone. Peccato che anche il pivot lituano stia in piedi per scommessa e che debba essere usato col contagocce specie se nei playoff si scende in campo ogni quarantott’ore. Come non sono assolutamente d’accordo sul 5 e mezzo appioppato ad Alessandro Gentile. A meno che il ragazzo non vi stia sulle scatole e allora basta dirlo. Per me invece quando il figliolo di Nando ha schiacciato il piede sull’acceleratore nessuno gli è stato più dietro e la GrissinBon si è smarrita nei primi cinque, sei minuti del secondo periodo. E adesso? Reggio Emilia aveva già out il fratello di Ale e ora ha perso Pietro Aradori almeno sino a gara 4. Devo aggiungere qualcos’altro. Non penso. Ed infatti preferisco stare con l’orecchio teso per sentire quel che il mio Don Quijote sta sussurrando al suo scudiero a cavalcioni sul musso. Ho saputo che anche Daniele Della Fiori, il figlio di Ciccio, sta cercando di scappare da Cantù. “Di grazia per andar dove?”. Per raggiungere Alex Ramagli, come ti avevo già detto, alla Virtus Bologna, però nemmeno stavolta mi vorranno credere e mi diranno di nuovo che son matto. Santa pazienza: è questo il mio destino. A domani. (8 continua)