Ma lo ascoltate cosa dice quando sparla? Probabilmente no. Ed infatti preferisco credere che, mentre Daniele Adani confeziona una delle sue chilometriche domande, ne approfittiate per andare in bagno a fare un bisognino. Oppure siete sopra pensiero e non badate troppo a quante stupidaggini in serie riesce a srotolare sempre con quella faccia molto sussiegosa di chi non sta occupandosi di quattro calci ad un pallone di cuoio, ma dei massimi sistemi della filosofia moderna applicati al gioco del football. Aggrappandosi ad un italiano che con somma indulgenza mi piace definire bizzarro e comunque maccheronico e ridondante da non dire. E Sky anche lo paga. E pure profumatamente. Al punto che ha rinunciato illo tempore a fare il vice di Mèche Mancini nella squadra delle comiche di Erick Thohir che ho rivisto ieri sera a San Siro contro il Pordenone. Sabato in studio un quarto d’ora dopo Juventus-Inter. “Ce lo ricordiamo Perisic una settimana fa con il Chievo?”. Molto bene: tre gol. “Ecco, stasera non ha toccato palla”. Forse anche per merito di De Sciglio. “Ha fatto poco. Un po’ perché il Perisic dell’anno scorso era così: incostante, impreciso, a tratti svogliato”. Lo interrompe Marco Cattaneo che con la polemica va volentieri sempre a nozze. E difatti subito lo stuzzica: Daniele, cosa vai dicendo? “Sì, svogliato. Lo confermo. O almeno questo appare. In verità io dico che è deconcentrato. Ogni tanto stacca la corrente e fa gesti tecnici che non sono nel suo talento. Oppure è sempre stato quello. Però in questa stagione ci aveva fatto vedere altro. Ci ha fatto cioè sempre vedere delle partite costanti e qualche, diciamo così, errore. Invece oggi è tornato quello dell’anno passato”. Ma quanto parla ’sto Adani e quante volte rumina lo stesso concetto? Peggio del bue e l’asinello. Si volta pagina, per fortuna arriva Max Allegri che è chiaro e trasparente come Lucio Battisti nella Canzone del Sole, ma ci pensa presto ancora lui, il contadino vestito da festa che va a Messa la domenica, a intorbidare le acque. “Massimiliano, dato che mi interessa molto come tu stai rimarcando la condizione fisica della Juve. E io credo che la condizione fisica poi ti dà tecnica, ti dà tempi, ti fa abbassare la pressione”. Guardo Acciuga: sta già sbadigliando magari tra sé pensando: nemmeno il grande Alberto Tomba s’impasticciava e s’impasticcava in questo modo con le parole. Finalmente la (testuale) domanda di Adani: “Ti vorrei chiedere se puoi essere un po’ più preciso perché m’interessa molto sapere se è un discorso di recupero di infortunati. Sappiamo che, quando tornano dalle nazionali, sono molto acciaccati e vanno messi un po’ al pari, vanno fatti fare dei lavori differenziati da integrare con un lavoro. Ecco, se puoi più andare in profondità”. Vi risparmio la risposta di Allegri che nel frattempo aveva preso sonno e passo al collegamento da Los Angeles con Del Piero che non voglio neanche immaginare quanto sia costato a Murdoch tra una balla e l’altra. Il solito pungente Cattaneo: “Prima del derby d’Italia Alex ha detto in merito all’esclusione di Dybala dalla formazione iniziale che, quando s’affrontano Barcellona e Real Madrid, Cristiano Ronaldo e Leo Messi giocano a prescindere dal loro stato di forma. Lei cosa ne pensa?”. Il numero 1 degli allenatori d’Italia, o a voi piacciono di più Spalletti o Sarri o Ancelotti o il Conte Antonio?, raccontatemene un’altra di migliore, non ha mandato a quel paese Del Piero, e avrebbe fatto benissimo, magari dubitando che Dybala non è né Ronaldo né Messi, se lo diventerà un giorno, non credo, ma l’ha elegantemente zittito senza nominarlo mai: “Questo lo dite voi che parlate da di là (cioè da Los Angeles o da Milano, ndr) e non vedete gli allenamenti. Il calcio poi non è matematica: 1+1 non fa sempre 2. Paulo è un ragazzo di ventitré anni (forse anche ventiquattro, ndr) che ha avuto una crescita esponenziale, ma ora è un mese e mezzo che non sta facendo quello che è nelle sue qualità. Quindi bisogna che piano piano riacquisti la condizione, si rimetta sereno perché non ha da dimostrare niente, ma in una partita del genere molto fisica correre non è obbligatorio ma un pochino ti aiuta e ti sostiene”. E ha avuto ragione da vendere a portarlo con sé in panchina contro l’Inter. “Tanto più che è semplice capire se un giocatore è in forma o meno: basta guardare come muove le gambe”. E Dybala di questi tempi è persino più lento nella corsa dell’elefantino Del Piero dell’ultimo periodo. Quando Conte gli fece giocare la finale di Coppa Italia 2012 e la Juve perse col Napoli. Per forza: quel giorno i bianconeri giocarono in dieci con una palla al piede che pesava novanta chili e aveva il numero dieci. Capito Alex? E la prossima volta evita per favore di sparare anche tu cazzate contro Allegri. Per questo c’è già Tony Damascelli. Del quale, da vecchio amico, mi permetto di ridergli ancora in faccia.