Eccomi di nuovo. Non sono sparito. E neanche ho avuto un coccolone, se questo è quel che speravano il Gufo con gli occhiali e i suoi amici barbagianni. Semplicemente ho fatto un tuffo nella boccia di vetro dei pesciolini rossi e con loro ho vissuto per una decina di giorni senza perdermi nulla. Sott’acqua in fondo non si sa sta poi così male. Magari si parla poco. Anzi niente. Ma in compenso s’impara ad ascoltare e a non interrompere nessuno: il che è anche un mio difetto. E si vede da lì un mondo tutto diverso. Ovattato per esempio. Di modo che, se anche Cicciobello Tranquillo strilla, non ti scassa i timpani, l’incudine e il martelletto. Né puoi prendere appunti. Perché le pagine del block notes si bagnano. Ma ti resta lo stesso tutto ben scavato nella memoria. Degli Europei ho regalato il mio pensiero a SuperBasket. E non ci torno più sopra. Come Paganini non mi ripeto. Però lasciatemi ancora una volta mandare a quel paese quei cari figlioli che hanno parlato di “fallimento azzurro” come il conte Zapelloni Mazzanti vien dal Mare che magari a bordo di una Ferrari è un asso, ma che in una Mini ci sta stretto. Come un elefante in una caffettiera. Il nostro del basket è infatti un mondo magari anche dorato, però piccolo e non più grande della boccia di cristallo nella quale nuotano felici i pesciolini rossi. Muti e sbarazzini. Anche se un po’ stupiti dalla mia presenza. Ma non diventeranno mai squali e allora è stato comunque per me un piacere seguire insieme a loro la SuperCoppa. Lontano anche dalle tonnare e dai cacciatori di balene. E vedere vincere Reggio Emilia prima contro Sassari e poi contro Milano. Con largo merito. E chi non la pensa come me, peste lo colga. Come diceva Amedeo Nazzari, nome d’arte di Amedeo Carlo Leone Buffa, nella Cena delle beffe del 1942. Quando, se proprio volete saperlo, non ero ancora nato. Ma nemmeno sono nato ieri e quindi non sono tanto scemo come mi si vorrebbe invece far passare. Perché ad esempio a Torino le telecamere inquadravano in tribuna sempre e solo Livio Proli al fianco dell’avvocato Enrico Cassì? Perché Sky si è all’improvviso innamorata del figliol prodigo dell’Armani? Proprio non credo. O perché al presidente di Milano si voleva strappare qualche vaffa mentre il Cincia o Lafayette affogavano disperatamente in un bicchier d’acqua? In verità lo scafato Proli non ha mai fatto una piega. Neanche quando McLean su assist di uno splendido Gentile ha schiacciato in testa al malconcio Ress, e la Reyer è andata a picco, ben sapendo che sul pullmino della regia c’era il perfido Gufo con gli occhiali. E comunque la Lega Basket ha in settimana pregato in ginocchio Giovanni Bruno o Bruno Giovanni, non cambia molto, affinché rispetti i patti. I patti tra il presidente Marino e il direttore di Sky erano infatti che Tranquillo non mettesse in alcun modo il becco nel campionato di serie A che domenica va ad iniziare. Neanche dietro le quinte. Nemmeno per sbaglio. E neanche per sogno. Altrimenti non sarò l’unico a disdire in fretta e furia l’abbonamento alla tivù di Murdoch già in difficoltà dopo che ha perso la Champions League e molti sono fuggiti a Mediaset Premium. Pensate che bleffi? O bluffi? E’ la stessa cosa. Come Giovanni Bruno o Bruno Giovanni. Mentre Giordano Bruno era un filosofo rinascimentale, nonché frate domenicano, e Bruno Giordano è stato invece un apprezzato bomber della Lazio e poi del Napoli di Maradona campione d’Italia nel 1987. Difatti ho la tessera di Mediaset Premium dal 2010 e ho due My Sky. Insomma potrei sempre rinunciare ad uno dei due contratti. Tanto più che quest’anno non ho occhi che per la Juve in Champions che si vede – ahinoi – solo sul digitale del Berlusca. Tornando ai pesciolini rossi e al loro indiscusso sovrano, Federico Casarin, diventato addirittura presidente di Venezia, li ringrazio per avermi sopportato, ma negli ultimi dieci giorni non è successo in fondo nulla che non avessi già previsto e che in qualche modo mi potesse alterare. Sapevo, come vi avevo del resto anticipato il 29 luglio su questo blog con un titolo che non lasciava dubbi (“Trombata la Gazzetta Tv, la serie A su Rai e Sky”), ripreso a denti stretti ben due mesi dopo dal quotidiano del vicedirettore Zapelloni Mazzanti vien dal Mare, che la torta della pallacanestro quest’anno se la sarebbero divisa in due. Escludendo la Gazzetta che, per non prendersela con Giannino Petrucci, come avrebbe invece dovuto fare, ha sparato a zero su Simone Pianigiani sbagliando clamorosamente bersaglio. Sapevo che in Viale Mazzini o in Corso Sempione avrebbero fatto fuori il Michelini o la Pedrazzi, e l’ho scritto in tempi non sospetti suscitando l’indignazione di Dembimsky, o come cavolo si chiama, che in verità è stato alla fin fine il giustiziere di Alice. Come il Gufo con gli occhiali di Dan Peterson. Non sapevo caso mai del ritorno in tivù del mio Acciughino Pittis ogni quindici giorni su Raisport, né potevo immaginare che quasi contemporaneamente Crovetti e Villalta potessero dare le dimissioni dalla Virtus solo una settimana prima del via della serie A. Ma di questo e altro magari se ne riparla domani. Senza nessuna fretta. Come mi hanno insegnato a fare i pesciolini rossi che non sono poi così stupidi come sembrano.