Lo scudetto della Reyer nonostante Napoleone Brugnaro

deraffaele

Fiumi d’inchiostro e d’incenso ho visto scorrere sullo scudetto di Venezia come era giusto che fosse per un’impresa della quale forse, e sottolineo forse, capiremo l’eccezionalità solo nel tempo. Intanto al bar della piazza della torre e dell’orologio, come vi ho già raccontato ieri, non si parla più solo di quel che è successo nello spogliatoio di Cardiff tra il primo e il secondo tempo della finale di Champions, ma anche di pallacanestro e soprattutto dei campioni d’Italia. Lo dico subito, così non ci torno più sopra: non è accaduto nulla di particolare tra quelle quattro mura se non una normale discussione a nervi tesi tra qualche giocatore della Juventus. Alla quale sembra invece che abbia partecipato il mondo intero dal momento che tutti giurano di sapere che Bonucci e Dybala sono venuti quasi alle mani. Ma in quale film? E cosa vi siete inventati? Piuttosto sono volate parole grosse nello spogliatoio del Taliercio tra il sindaco e Julyan Stone al termine di un Venezia-Avellino di semifinale. Probabilmente in gara 2, ma mi potrei sempre anche sbagliare. O tra Brugnaro e Toto Forray alla fine di un Venezia-Trento. Di cui per la verità tutti i giornali hanno scritto. Tranne chissà perché quello di Mamma Rosa e Papà Urbano. O tra il mio Napoleone e gli arbitri in più d’una occasione. Acqua passata sotto il ponte delle Guglie. Lo scudetto ha magicamente cancellato tutto: veleni e vecchi merletti. Al punto che Stone, che stava per tornarsene in America, ed è stato all’ultimo momento dissuaso a farlo da Casarin e De Raffaele, è rimasto ancora qualche giorno in laguna e addirittura potrebbe fermarsi a Venezia per i prossimi due campionati. Un biennale è stato infatti offerto a lui e Melvin Ejim che è in viaggio di nozze in Canada. Calcio e basket al mattino davanti ad un caffellatte o a un cappuccino con la brioche. Al solito bar del centro. Dove gli amici, che sino al mese scorso ignoravano chi mai fosse Ariel Filloy, adesso mi tempestano di domande sulla Reyer più che sulla Juventus. Di cui so quel poco o tanto che leggo. Mentre, se aspetto che il fringuello del Gazzettino mi faccia cadere dal pero una notizia sugli oro-granata, sto fresco e divento bisnonno. “Ma Stone?” mi chiedono. Penso che in Italia abbia trovato anche la morosa. “E Ejim?”. E’ più difficile che rimanga: il suo agente ha sparato una cifra esagerata. Fate conto più o meno quella che Filloy beccherà in due stagioni da Avellino che ha più soldi da spendere della Reyer. “E De Nicolao?”. Arriva e sarà un acquisto voluto da De Raffaele e caldeggiato da Brugnaro: qui gatta ci cova. “E Biligha?”. Casarin l’ha preso a Pasqua, ma l’aveva nel mirino sin da Natale. Il Pesciolino bianco-rosso-e-verde e il Ray-Ban di Ovosodo hanno griffato questo incredibile scudetto: l’ho scritto a caldo, ma lo ripeterò in eterno. Non fosse altro per la pazienza che hanno avuto con il sindaco di Venezia e Mestre. Che, quando parte in quarta, solo Federico Casarin riesce a frenare e Walter De Raffaele a fargli credere che è lui il vero allenatore dei campioni d’Italia. Poi viene il buon Renzo Colombini da Modena che ha fatto volare la Reyer nei playoff. Cioè nel momento della stagione del basket in cui conta essere in palla e si gioca ogni due giorni. “Tutti i meriti se li è presi invece Napoleone”. Mi sarei solo meravigliato del contrario: padre padrone, più padrone che padre generoso, non ha diviso una briciola di scudetto con nessuno. Ha promesso di costruire un palasport da diecimila sui suoi terreni a Marghera, che erano una discarica tossica, più ovviamente darsena con alberghi e porto per le grandi navi da crociera. E ha detto che il suo è il miglior settore giovanile d’Italia quando in dieci anni nessuno dei suoi ragazzi della Reyer ha fatto mai fortuna in serie A. In verità ha semmai riempito di tensioni una squadra che ha rischiato sul più bello di scoppiare in mano a De Raffaele se il livornese non avesse creato intorno a sé un gruppo molto solido e soprattutto impermeabile alle esagerate pressioni del sindaco e alle sue frequenti lune. Difatti Ray-Bahn ci ha pensato anche un po’ su prima di dire no all’Unics Kazan, il club russo che ha un budget più elevato di quello dell’Armani e gli aveva offerto un principesco contratto. Era in parola con Casarin e l’ha mantenuta. Però non è detto che firmi il rinnovo del contratto per altri due anni. Vedremo. Intanto è partito per le vacanze in Calabria. Con la sua bella famiglia. E Brugnaro non gli starà addosso almeno a luglio. Con tutto il bene che anch’io gli voglio.