Non ve lo chiedo neanche più: cosa vi avevo detto? Senza Daniel Hackett tra i piedi Luca SottoBanchi ha fatto molto meno casini, non ha pasticciato nei cambi e Milano in rimonta è tornata a vincere prolungando la serie. Come vi hanno raccontato, ma solo dopo il 95-88 di ieri al Forum, quelli che le sanno raccontare e che li pagano pure. Se volete vi dico anche cosa farà Napoleone Brugnaro oggi prima della partita del Taliercio alle 20.45: andrà in bicicletta con la sua corte, di fucsia vestita, per i parchi e i giardini di Mestre, che non sono quelli di Versailles, ma basta accontentarsi, e avrà una parola buona per tutti. Anche per Re Carlo Recalcati, che sino all’altro giorno non poteva vedere neanche dipinto perché lo teneva fuori e lontano dallo spogliatoio, e persino per i tifosi dei centri sociali che si annidano nella curva della Reyer e che, se potesse, li strozzerebbe ancora ad uno ad uno. Sarà Milano-Venezia la finale scudetto che inizierà domenica prossima. E sempre tra otto giorni Fassotuttomi diventerà il primo cittadino della Serenissima Repubblica di San Marco. Scommettiamo? Felice di sbagliarmi, ma non credo. Reggio Emilia perde i pezzi per strada e Chef Menetti ha finito la besciamella per legare la sfoglia al ragù, Cervi a primavera si è smarrito nel bosco e, se mi chiedete se Silins possa ripetere oggi la favolosa semifinale di venerdì, vi invito cortesemente a farmi un’altra domanda. Perché al buon lettone non voglio mancar di rispetto. E nemmeno a voi. Quanto a Sassari, come faccio a non dar ragione a MaraMeo Sacchetti quando afferma: erano già in un fosso e ne sono usciti grazie a noi? No, non posso. Le ho viste anch’io le facce disperate di Denbinsky, o come cavolo si scrive, e del Gabibbo Sbezzi, di Alice e Lupo de’ Lupis, di Gallo padre e figlio, dopo un quarto d’ora di gara 5 con i milanesi sotto anche di 15 punti, ma voi vi fidereste di Sosa, Logan e Dyson che hanno quale loro passatempo preferito l’altalena? Io neanche un cicinin. Ed infatti il Banco di Sardara è saltato in aria sul più bello e difficilmente domani avrà un’altra opportunità del genere. Anche perché, senza tanti giri di parole, la Gazzetta s’indigna perché Giorgio Armani si è infilato la maglietta di Hackett e ha già perdonato il monellaccio senza arrivare a capire che è stata una fortuna per l’EA7 consegnare tutte le chiavi del paradiso ad Alessandro Gentile che sarà pure sempre incazzato con il mondo come Phil Goss, ma è anche capace di mangiarsi per intero la grande torta lasciando a Samuels appena qualche morso e agli altri poveracci con le scarpette rosse solo due o tre briciole di gloria. Egoiste sono tutte le stelle della terra e quindi, a chi non piacciono, consiglio d’andare piuttosto a vendere i giornali all’edicola del corso assieme alla figurine e ai biglietti del tram. Certo è che la Gazzetta è pure sfortunata. Rovistando stamattina tra le mie scartoffie e cercando invano di rimettere un po’ d’ordine alle mie cose, l’occhio mi è caduto infatti su un titolo a tutta pagina dell’inserto rosa del 17 maggio: “Milano, il bis scudetto passa da Hackett”. Sì, stiamo freschi. E magari anche da Bruno Cerella. La verità è però un’altra: l’ultima che il quotidiano degli interisti ha indovinato risale a ventitré anni fa. Quando alle Olimpiadi di Barcellona ’92 eccezionalmente si sbilanciò prevedendo che il Dream Team di Michael e Magic forse avrebbe anche potuto vincere la medaglia d’oro nel basket. E per questo fate come mio figlio Bicio che è tornato, comunque soddisfatto, nella notte da Berlino e non compra più la Gazzetta da lustri. Così non rischia, oltre tutto, che gli s’ingrossi il fegato o gli si blocchi la digestione. Cambiando discorso, ma poi non proprio, a mezzogiorno sotto il sol leone sono andato a spiare l’allenamento della Grissin Bon in una palestra di Marghera e ho visto coi miei occhi Cinciarini e Della Valle mestamente seduti in panchina con le borse di ghiaccio che guardavano i compagni sudare come quei matti della biciclettata fucsia di Brugnaro. Mentre Felice Casson se la dorme di gusto e guai a svegliarlo con questo caldo. Ora a Reggio Emilia non resta invece altro da fare che pregare di recuperare Lavrinovic almeno per la partita di martedì al PalaBigi. Dove venerdì c’era anche Livio Proli in camicia nera nascosto in tribuna tra i comuni mortali. Ovviamente è andato a vedere Riccardo Cervi, che nella prossima stagione giocherà al Forum, e s’è innamorato troppo tardi di Rimas Kaukenas che ad aprile ha compiuto 38 anni. Però non venitemi più a raccontare che Proli si è stufato della pallacanestro e soprattutto dell’EA7 perché non è assolutamente vero. Semmai pare abbia già pronte sia la lettera di dimissioni per Luca Banchi, qualora perda domani a Sassari, ma non penso, che quella d’assunzione per Simone Pianigiani. Nel frattempo Pablito Moretti, che è ai ferri corti con Pistoia, e Sacripantibus, che è sentito tradito dalla Cremascoli, stanno cercando disperatamente una squadra. Ma quale? Mentre Varese s’è accordata con Fratel Bruno Arrigoni e Cantù deve scegliere tra Griccioli e Corbani purchè s’accontentino di pochi euro. Sono, questi, tempi duri per tutti. Tranne che per Napoleone Brugnaro. Sapete allora che faccio? Nell’attesa di Venezia-Reggio mi guardo al vespero Agrigento-Torino. Innamorato cotto come sono di Ilaria Capponi. Che però potrebbe essere mia nipote ed è il caso quindi di lasciar perdere. Altrimenti la Giorgia stavolta m’ammazza sul serio. E, se non mia figlia, lo farà la Tigre.