Aspettando di conoscere l’audience di Italia-Spagna 84-88 che poi era ed è l’unica cosa che ieri contava nel circo massimo di Pesaro, vado a scrivere di Armani-Segafredo 59-64 d’EuroLega prima che mi passi di nuovo la voglia d’occuparmi di palla nel cestino come mi è successo negli ultimi tre, quattro giorni avendo trovato qualcosa di molto di meglio da fare. Come per esempio un paio di commoventi pranzi di pesciolino di laguna per festeggiare il mio nuovo cristallino dell’occhio sinistro che mi ha ridato i dieci decimi di vista che avevo da ragazzo quando vinsi il concorso per entrare in Alitalia come pilota, ma mio padre voleva che mi laureassi. Alla Madonna di fronte all’imbarcadero di Rialto e al Leone di San Marco a Carpenedo (Mestre) dove ha cenato anche Ettore Messina dopo aver perso con la Reyer e nemmeno me l’ha detto. Peccato. Perché sarebbe stato mio graditissimo ospite e avrei trovato le parole giuste per tirarlo su di morale dopo i violenti e ingenerosi attacchi che ha dovuto subire recentemente dalla stampa italiana e in particolare da Piero Guerrini di Tuttosport e dai quotidiani di Urbano Cairo. Ma soprattutto da Daniel(on)e Dallera che è andato giù pesante pur ammettendo a denti stretti che “non ci vuole una grande fantasia per collocare ancora l’uomo che può tutto, tranne che salvare le anime, come sostiene giustamente il presidente federale, sul gradino più alto del podio degli allenatori europei assieme a Scariolo e Obradovic. E pur sempre nella certezza che solo il Messi(n)a saprà e può aggiustare la situazione e la squadra di Milano” con le quattro palanche che gli passa quello spilorcio di Giorgio Armani.
Molto più importante è stato comunque che mi abbiano sparato in vena l’antinfluenzale al Pala Expo di Marghera, dove non gioca nessuna squadra a pallacanestro, nemmeno la Gemini Mestre di Cece Ciocca, capolista imbattuta in serie B, ma lo stesso sbattuta da Napoleone Brugnaro in campagna a Trivignano, e soprattutto la quinta dose del vaccino anti Covid. Sì, la quinta, non è un mio errore, alla faccia dei no vax supportati dal nuovo regime della Meloni che ne sta già combinando di cotte e di crude, ma non peggio di Giannino Petrucci che dovrebbe andare a rileggersi l’intervista che ha rilasciato ai bravi Paolo Brusorio e Matteo De Santis sulla Stampa il 29 del mese scorso e domandarsi: “Ma ho detto proprio io tutte quelle puttanate sulla “sgradita” Bologna virtussina o sul Messi(n)a che siede alla destra del Padre e su P(r)ozzecco, “il mio Erasmo da Rotterdam, un lucido folle”, o su Gas Gas Trinchieri, “uno che pensa di sapere tutto lui”, o sul fritto misto Datome, Belinelli e Hackett?”. Sì, presidente. Per non parlare della storia dell’Italietta del basket che solo grazie a Giovanni Malagò, e ai buoni rapporti che il signore del Coni ha con l’ad della Rai, Carlo Fuortes, e con Giovanni Zurleni, il numero 1 di Eleven, è tornata ieri sera su una rete ammiraglia della tivù di Stato. E non certo per merito suo, come ha tentato di difenderla (male) ancora Dallera sul Corrierun, quando invece lei per anni ha sempre sostenuto che Sky e Ciccioblack Tranquillo andavano non bene ma benissimo per seguire la nazionale del Poz alla quale per la verità non ha più dato un buon cittì dopo Simone Pianigiani e quindi una sicura guida dal 2015. Come no? Tant’è che nell’ultimo scontro diretto televisivo di fine estate oltre quattro milioni d’italiani (uno su quattro) hanno visto la finale mondiale di pallavolo tra Italia e Polonia su Raiuno contro i miseri 250.000 telespettatori di Sky per Francia-Italia dei quarti dell’Europeo persa anche questa come ieri sera dopo un tempo supplementare. Qui c’è qualcuno che porta sfortuna. Non sarà mica per caso Ciccioblack che parla tanto d’innominabili?
A Bologna, la Dotta, dove te la spiegano di pallacanestro, ma anche di calcio e di Sardine, e sanno tutto loro, avevano dato per finito, e per scazzato, Milos Teodosic come del resto la pensava il cittì Svetislav Pesic che l’ha escluso dalla nazionale serba riuscendo nell’impresa di perdere addirittura con l’Italia dell’Erasmo da Rotterdam e i suoi saltimbanchi. E di non andare oltre gli ottavi di finali dell’Europeo. Ebbene Er Monnezza, come affettuosamente chiamo io quel fenomeno che a 35 anni è sempre lo spettacolo più che bello che offre l’EuroLega, e una gioia per i miei occhi che sono tornati a vedere bene la televisione dopo il primo intervento di cataratta, ha messo in ginocchio al Forum tutta l’Armani e in croce il povero Messi(n)a che si è beccato un 5 sulle pagelle della Gazzetta che non prendeva dalle finali scudetto del 2020. Quando la Virtus di Sasha Djordjevic gli ha infilato un brutto cappotto (0-4). Ora non è proprio vero, come ha lasciato capire dal titolo di giovedì Mamma Rosa (vedi foto, ndr), che la Segafredo di Don Gel Scariolo funziona solo per esclusivo merito di Teodosic. Anche Shengelia e Mickey, Cordinier e Lundberg, oltre all’Alessandro Pajola tanto bistrattato dalla Bologna-bene, hanno fatto la loro parte (e bene) per infliggere la terza caduta di fila in casa ai campioni d’Italia tanto cari all’arbitro ucraino Boris Ryzhyk dopo quelle con l’Alba Berlino e il Real Madrid. Quel che invece è inconfutabile è che il meraviglioso sosia di Tomas Milian mi spiace per voi che me la volete spiegare ma non è alla canna del gas. Punto senza a capo e senza post scriptum. Precisando soltanto che sono stati 514.000 (tre su cento) ieri sera i telespettatori che su Raidue hanno seguito la nostra poco amata nazionale di basket contro la prima squadra al mondo nel ranking della Fiba dopo il sorpasso nei confronti degli Stati Uniti d’America che ha scatenato nella redazione di Sky e tra la Banda Osiris una serie di suicidi a catena. Pochi o tanti? A me sembrano sempre tanto pochini. Però ne riparliamo magari lunedì. Va bene? E perché non domani? Perché domani vado in campagna tra le galline a vedermi con la mascherina la sfida al vertice tra Mestre e San Vendemiano, il paese dove è nato Alex Del Piero.