Non posso vedere tutto. Altrimenti sarei un mostro. Come Leonildo Turini o Turrini con una o due erre: non me lo ricordo mai. E non scherzo. Però, se gli fa piacere, e lo ingrassa come un maiale, posso anche scriverlo con cinque. Non ci vuole molto: Turrrrrini. Non posso vedere tutto, ma non mi perdo neanche niente. Per esempio l’altro giorno ho visto una settimana dopo “Race Anatomy F1” o una cosa del genere: insomma il salottino d’analisi (psicoterapeutica) del Gran Premio d’Australia. Primo Rosberg, secondo Hamilton: nulla di nuovo sotto il sole. Stravincono sempre le Mercedes. Come l’anno scorso. Ma la Ferrari c’è, provano a consolarsi nello studio di Sky. Dove non avevo mai visto prima il Leonildo del Resto del Carlino con il conte Umberto Zapelloni Mazzanti Viendalmare, vicedirettore della Gazzetta dello sport e marito fedele della contessa Isa, azionista di maggioranza della megaditta Italpetrolmetalchimica nella quale lavorano Fantozzi e Filini. Insieme sono davvero una bella coppia di comici. Chi? I due ragionieri di Paolo Villaggio? Ma no, cosa avete capito? I due giornalisti. Che fanno proprio ridere i polli. Tanto sono buffi nella loro patetica difesa ad oltranza delle Rosse di Maranello. “E’ tutta colpa dei comunisti”, ha esordito tronfio il balilla Turrini con una o con due ma, se lo fa contento, pure con otto erre, aspettando che almeno Francesco Mandelli, che di mestiere fa anche l’attore, oltre che il conduttore radio-televisivo e lo sceneggiatore, rompesse quel gelo assoluto e domandasse secondo copione: “Perché?”. E invece se ne sono rimasti tutti muti e preoccupati nell’ambulatorio di (psico)analisi del dottor Fabio Tavelli che non sapeva più da che parte guardare e come troncare subito il discorso che si stava politicamente facendo troppo pesante. “E’ tutta colpa dei comunisti”, ha ribadito il sassuolino strafottente con una smaccata cadenza modenese dopo cinque lunghi secondi di silenzio e di panico generale. “Perché il direttore di corsa e i suoi scagnozzi hanno sventolato le bandiere rosse per fermare Vettel al comando del Gran Premio di Melbourne”. Ovviamente della battutaccia si è compiaciuto e ha riso solo lui con la sua bella faccia da pere cotte, mentre gli altri, in primis il povero Tavelli, si capiva dagli sguardi che si chiedevano tra loro: ma non poteva inventarsene una di meglio senza sollevarci così la pelle? Seriamente Zapelloni Viendalmare ha invece cercato di convincerci che “La sala giochi Mercedes è finita”. Ovvero, vi spiego meglio, che dalla prossima gara, che si correrà domenica nel Bahrain, le frecce argentate dovranno sempre rincorrere disperatamente le Ferrari sino alla bandiera a scacchi. Di formula uno me ne intendo poco poco, ma sono io adesso che scoppio dal ridere. Per non piangere. Se penso infatti che magari anche Sky li paga per raccontarci queste barzellette, vuol dire proprio che nella vita ho sbagliato tutto e che avrei dovuto fare non il pennivendolo di sinistra, ma il comico. Come Francesco Mandelli che per la verità non mi ha mai divertito né al cinema, né alla radio o in televisione.