Le (mie) venti righe dello scandalo e del silenzio stampa

Dall’archivio del Giorno di Milano ho rispolverato dopo 32 anni l’articolo-scandalo dei Mondiali di Spagna o, meglio, le venti righe che inalberarono due settimane dopo il Barone Causio e provocarono il silenzio-stampa degli azzurri che poi diventarono campioni del mondo. Le rileggo anch’io assieme a voi per la prima volta.

LE MOGLI IN PREMIO (SE PASSANO)

VIGO, 7 giugno 1982

(C.P.) Dopo il Camerun, per tre o quattro giorni, gli azzurri potranno incontrarsi – si dice così nel gergo puritano – con le loro mogli a Barcellona. Sempre che ovviamente superino il primo turno di Vigo. Chi ce l’ha ovviamente la moglie e chi la vorrà (tra i piedi). Lo Zio Bergomi per esempio al matrimonio non ci pensa proprio: lo considera ancora una grande sciagura. Mentre Paolo Rossi lascerà la sua Simonetta, incinta di tre mesi, bella e tranquilla con mamma e papà a Vicenza. “Mi fate tutti ridere. Ma di quale Barcellona d’Egitto state parlando?”, buttò là uno di noi e non tanto per scherzo. “Il monumento di Cristoforo Colombo lo vedrete tutti dall’aereo. Con il binocolo. Altro che mogli e fidanzate appresso agli azzurri”. “Questa battuta mi pare invero pesante”, rispose subito a tono il signor Rossi al giornalista birba. “Anzi, sai che faccio? Me la lego al dito e te la ricorderò proprio quando saremo a Barcellona. Così vedremo chi tra noi due avrà fatto la figura più del cavolo”. Senza Simonetta il Pablito, per ora, divide la sua stanza con il bel Cabrini. Ed è qui, sempre per essere puritani, che evitiamo di riportare gli ironici commenti che tra noi si sono fatti attorno a questa nuova coppia della quale – almeno questo si potrà dire? – si è ufficialmente deciso che Pablito sia l’uomo e Cabrini la muchacha.

 

Tutto qui. Ed è per questa battutaccia da caserma che gli azzurri di Bearzot non hanno più parlato con i giornalisti e dal 23 giugno, cioè dopo ben 16 giorni, si sono imposti il silenzio-stampa più famoso, grazie a me, della storia del calcio italiano? Come direbbe il grandissimo Antonio De Curtis: ma mi faccia il piacere! E non furono piuttosto le interrogazioni parlamentari e i miei colleghi con la coda di paglia a imbrogliare le carte in tavola e a puntare il dito accusatorio sul più giovane degli inviati nella Casa del Baròn a Pontevedra? Decidete un po’ voi. Senza fretta e a un sola condizione: che al prossimo Mondiale tra quattro anni non veniate più con le telecamere della Rai o di Sky o di Mediaset a mettermi a soqquadro il salotto di casa per domandarmi: ma è vero che nell’82 in Spagna hai scritto che Rossi e Cabrini erano froci?