Il tre agosto di qualche anno fa, 563 se non ho contato male, a Genova nasceva Cristoforo Colombo che, per chi ancora non lo sapesse tra gli azzurri del calcio e i somari della pallacanestro, ha scoperto l’America. Una volta quelli del basket si laureavano in ingegneria e vincevano gli Europei, come il grande Pierlino Marzorati. Oggi, in sedici, non sono stati capaci di scrivere un’odiosa lettera contro Daniel Hackett, e difatti se la sono dovuta far dettare dal maestro Giannino Petrucci, si vedranno i Mondiali di fine mese in televisione e continueranno a domandarsi perché nessuno ha mai pensato di cucire la retina dei canestri prima che loro c’infilino la palla. Poverini. La battutaccia non è mia, ma di Paolo Ziliani che saluto con affetto: insieme nel 1983, domenica delle Palme, scoprimmo l’Inter a Marassi con tutte e dieci le dita nella marmellata del primo filone del calcio-scommesse, ma la Federcalcio pensò bene d’insabbiare lo scandalo con un esperto in materia, il giudice Corrado De Biase, che noi chiamavamo De Sabie, morto alla fine di giugno, all’età di 90 anni, poco prima di guadagnarsi il paradiso terrestre con questa sorprendente affermazione: l’Inter, anche per la vicenda Telecom, avrebbe meritato non la serie B, ma addirittura la radiazione. Il 3 agosto del 1492 sempre Cristoforo Colombo, nel giorno cioè del suo 41esimo compleanno, sbarcò da Palos, in Spagna, con la Nina, la Pinta e la Santa Maria, che non erano le sue care figlie come qualcuno dei sedici azzurri di Petrucci o Carlo Tavecchio, scaricato persino dall’Empoli, potrebbero pensare. Ora le elezioni per la presidenza federale saranno tra otto giorni, ma non mi stupirei se l’ex sindaco di Ponte Lambro, che pretende dal suo Optì Pobà che gli presenti almeno il “pitigrì” (pedigree), diventasse anche il primo cittadino del calcio italiano. Per il ragiunàtt interista (sfegatato) spezzeranno infatti un’arancia non solo Galliani e Lotito, ma soprattutto tutta la Lega dilettanti che detiene oltre il 34 per cento dei consensi assembleari e che, compatta, voterà per lui. Un giorno vi racconterò anche del giovane Pea, factotum di una squadra di prima categoria, la Spalti Carpenedo di Mestre, che andò a votare in pullman a Roma insieme ad un’altra cinquantina di dirigenti del Veneto: mangiammo, bevemmo e cantammo, vedemmo anche il papa Paolo VI, ma adesso non chiedetegli di che colore fosse la scheda da depositare nell’urna: e chi l’ha vista? Votammo però tutti (e vinse) Franco Carraro, sostenitore pure lui di Tavecchio al fianco della Santanché e di Gasparri. Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo giunse a San Salvador, convinto d’essere sbarcato in Asia, e scoprì l’America. Stamattina io ho invece scoperto sulla controcopertina dell’Espresso (voto 10 anche per il titolo: Ruby dei milioni) quanto proprio Ruby prese per una decina di visite all’ex monastero d’Arcore: 6 milioni d’euro. Hai capito la minorenne? L’ha confessato l’ex avvocato della nipote di Mubarak. La scoperta dell’acqua calda è da attribuire invece a un altro ex, Antonio Di Rosa, che ha oggi rivelato a pagina 21 della Beneamata in rosa quanto Allegri abbia un compito difficile ad allenare la Juve del dopo Conte Antonio. Scusi, caro ex direttore della Gazzetta, ma perché non si occupa della sua Inter e lascia stare la Signora che non sa come dire al suo popolo che ha venduto da almeno un mese Arturo Vidal al Manchester United? A domani sperando che nel frattempo la Stampa copri il buco, che in verità è stata una voragine, preso sabato da Repubblica per la riapertura del caso Pantani da parte della Procura di Rimini. Magari scoprendo quella verità che tutti i cronisti di ciclismo conoscono e mettono in giro ad arte, ma nessuno ha il coraggio di scriverla.