Sarò breve. Lo diceva anche Pipino, ma nessuno lo badava. E a me succede ogni volta la stessa cosa: prometto e non mantengo. Fatevene una ragione. Adesso magari dovrei anche spiegarvi chi era Pipino il Breve, re dei Franchi e padre di Carlo Magno, ma la farei di nuovo troppo lunga e non mi sembra proprio il caso. Infilo allora la zucca nel canestro e non vi parlo d’altro. Avete visto ieri sera Fenerbahce-Real Madrid? Io sì. Mentre cenavo, ma se ora mi domandate cosa ho mangiato non riesco davvero a ricordarmelo talmente il nobile duello d’EuroLega mi ha rapito. Da una parte la star Brad Wanamaker. Dall’altra l’enfante prodige Luka Doncic. E per contorno Sloukas e Vesely o Datome e Melli: comunque pesco bene. O Carroll e Taylor o Campazzo e Reyes: comunque mi va di lusso. Tenuto conto che Pablo Laso aveva out Llull, Rudy Fernandez, Randolph, Kusmic e Ayon. Non so se mi spiego. Un quintetto insomma che potrebbe benissimo giocare (e vincere) le final four. Tifavo Real. Anche perché è noto che Zele Obradovic non mi è simpatico. E il Fenerbahce ha perso di due punti (77-79). Lo so: porto culo. Wanamaker (20) ha sbagliato l’ultimo tiro che avrebbe trascinato la sfida al supplementare. Peccato. A Doncic sono mancati due rimbalzi per la tripla doppia: 20 punti, pure lui, più 10 assist. Un fenomeno che mi ricorda l’immenso Toni Kukoc. Che alla stessa età (18 anni), prima d’andare alla Benetton da Spalato, non era però ancora così bravo. Ho detto un’eresia? Può darsi, ma non divento rosso. Jan Vesely ha commesso sul campione sloveno un antisportivo da galera che almeno ha pagato a caro prezzo: quattro tiri liberi sul 75-76, tre dei quali Doncic ha infilato nel canestro. E buonanotte Obradovic. Avete visto Celtics-Rockets? Io sì in registrata su Sky e ovviamente in lingua originale: l’inglese. Però adesso dovete indovinare per chi ho tifato? Ve lo anticipo: ha vinto Boston di un punto (99-98). E quindi? Bravi, tifavo per i green e ha perso Houston. Ma come? Non era Michelino D’Antoni una volta tuo amico? Sì, una volta. E poi? Diciamo che poi le nostre strade si sono divise e non ne parliamo più. O, meglio, non ci parliamo più da almeno dieci anni. Non so se Mike sia un buon allenatore. Magari anche sì. Di sicuro come cucinava lui le uova sode non ne ho conosciuto altri di più bravi sulla faccia terra. Finché nel tardo pomeriggio James Harden non mi ha fatto assaggiare la sua frittata. James Harden? Sì, il tredici rosso. Quello con la barba alla Paperoga Crespi? Proprio lui. Quello delle triple doppie o triple e del record Nba? Esatto. Però ora smettetela di stupirvi. Anche la scorsa notte Harden ha segnato 34 punti, ma con quali percentuali? Un canestro ogni quattro tiri. Si può fare molto meglio: vero Mike? O mi sbaglio? Soprattutto se lo lasci giocare da solo contro tutti e sparare dopo trenta palleggi e al limite dei 24’’. E, molto peggio, se non gli strappi ogni pelo del barbone dopo che nell’ultimo minuto ne ha combinata una più di Bertoldo: stoppato e ristoppato, ha spinto via Marcus Smart due volte in sette secondi commettendo doppio fallo in attacco e regalando l’insperato successo a Kyrie Irving e i suoi fratelli. Avete visto ieri sera Armani Milano–Crvena Zvezda? Io sì. In diretta su Eurosport Players per la telecronaca di Luca Gregorio Magno che a Niccolò Trigari potrebbe solo portare la borsa e, già che c’è, anche un caffè corretto. Della partita invece magari ne parliamo domattina. A mente fredda. Perché adesso casco dal sonno e a caldo potrei dire cose spiacevoli sul conto della squadra del Livi(d)o Proli che è riuscita nell’impresa di perdere (88-91) anche con la Stella Rossa che costa un decimo della sua. Vi dico solo che il migliore dell’Armani è stato Andrea Cinciarini e che dallo 0-0 all’83 pari Milano è sempre stata sotto: anche di 17 punti (20-37). Poi sul più bello Pascolo ha perso la palla e Bjelica è volato in contropiede. Giusto così. E playoff d’EuroLega addio.