La Reyer non è in crisi nera: il problema è solo Daye

mosley

Mi perdonerà Artiglione se dopo la cena di Natale non era ancora finito il primo quarto di Masnago che già ero passato a vedere su Eurosport Player l’altro derby lombardo tra Milano e Brescia. Che se non è stato proprio dall’esito incerto, almeno è stato – fingiamo – combattuto sino a quando il secondo quintetto di Simone Pianigiani con Cinciarini, Jerrells, Fontecchio, Burns e Brooks non ha preso il largo a sei minuti dalla sirena e la Leonessa di Graziella Bragaglio ha comunque lasciato il Forum con un mezzo sorriso. Difficilmente infatti la Germani di Diana Perdiana Perdincibacco conquisterà le Final Eight di Coppa Italia, che si rigiocheranno a Firenze a metà del mese di febbraio, a meno che non vinca le ultime tre partite del girone d’andata. Ovvero non solo domani in casa con Sassari e il 13 gennaio con la Reyer, ma anche nel giorno della Befana al Piccolo Madison con la Virtus. E questo mi sembra francamente difficile. Soprattutto senza Luca Vitali che tuttavia dalla panchina dimostra in verità d’avere già la stoffa per fare un domani l’allenatore. Tornando alla Varese di Caja, terza in classifica, non potrà essere Natale tutto l’anno, però intanto andrà al Nelson Mandela di Firenze, mentre almeno due, se non tre, presunte grandi tra Virtus, Trento, Sassari e Brescia resteranno invece a casa. E poi ancora mi sbellico dalle risate pensando alla lavata di testa che Artiglio ha dato ad Avramovic e gli altri primi quattro (Moore, Archie, Scrubb e Cain) sul 10-10 perché avevano beccato cinque facili canestri da Cantù. Ebbene dopo il burrascoso time-out l’Openjobmetis, o come cavolo si chiama, si è bevuta l’Acqua San Bernardo tutta in un sorso: 10-0 di break e 32-16 al 9’ dopo la quinta tripla a segno dell’irresistibile canadese. Che Sacripanti(bus) avrebbe beatamente potuto portarsi a Bologna da Avellino e la ragione per cui invece non l’ha fatto dovrà magari un giorno – bontà sua – spiegarmelo. Nel frattempo tutti esaltano come è giusto le difese di Caja, ma il segreto di Varese e dell’allenatore che già meriterebbe d’essere rieletto il migliore dell’anno è un altro: nessuna squadra s’allena così tanto in serie A come la sua e i risultati si vedono. Ora la stessa cosa non si può certo dire della Vanoli di MaraMeo Sacchetti che pure divide la terza piazza con l’Openjobmetis (vuoi vedere che ho imparato a scriverlo?) e con la Sidigas. Obiezione accolta. Però se le qualità di Cremona sono diverse e non possono essere messe in discussione quando, come mercoledì a Brindisi, sei tiri da tre punti li azzecca Peyton Aldridge e cinque Travis Diener, è pure vero che nelle domeniche in cui hai le polveri bagnate e le bombe non esplodono ti può anche succedere, come è capitato, di prenderle in casa proprio da Varese e persino da Cantù. Mi sembra d’essere il barbiere di Siviglia: tutti mi vogliono, tutti mi cercano e provo ad accontentarvi tutti, ma se scrivo di basket faccio arrabbiare quelli del calcio e se scrivo della mia Signora sento brontolare l’interista Tonino Zorzi. Sia mai. Ma allora o vi mettete d’accordo, della qual cosa fortemente dubito, perché in fondo siete cane e gatto, oppure metto un bel punto dopo trentatré righe ad ogni mio pezzo e così non scontento più nessuno.  Ebbene, non ci crederete, ma ho già buttato giù una cartella e avrei ancora da raccontarvi un mucchio di cose. Lasciando perdere la Torino dei Do Forni che è la società del famolo strano come l’ha simpaticamente definita Piero Guerrini tentando in extremis (ma invano) di convincermi a toglierlo dalla lista dei massoni della Banda Osiris che renderò nota – l’ho ormai deciso – nella notte di San Silvestro. Di modo che comincio bene il 2019 e sarò cattivo tutto l’anno: lo prometto. A meno che la prima firma di Tuttosport, per i miei gusti troppo pappa e ciccia con il gran capo Ciccioblack Tranquillo, non mi confermi che Galbi Galbiati con l’appoggio di So-na-lagna Soragna ha fatto le scarpe a Charlie Brown come del tutto il mondo pensa, ma nessuno ha il coraggio neanche di confessarlo al prete. Certo è che per far perdere le staffe a Carlos Delfino ce ne vuole. Così come sostenere che Venezia è in crisi nera non è altro che una bugia bella e buona. D’accordo, la Reyer è caduta tre volte nelle ultime quattro partite di campionato che ha giocato al Taliercio, ma caso mai il problema è Austin Daye (nella foto stoppato da William Mosley). Nei confronti del quale Ray-Ban De Raffaele ha sinora avuto più pazienza del biblico Giobbe che continuò ad avere fiducia in Dio nonostante tutte le sofferenze alle quale l’aveva sottoposto il demonio. Come ho scritto nel titolo che è un divertente specchietto per le allodole. Ma di questo in verità ve ne riparlerò solo domani perché le trentatré righe sono intanto già raddoppiate e a mezzogiorno c’è Juventus-Sampdoria.