Una volta c’erano i boyscout. Che Matteo Renzi ha provveduto ad affossare. Direbbe Baffino D’Alema. Che andava a suo tempo rottamato assieme a Bersani e ai suoi leopardi. Così si dedicava alle vigne o allo yacht e non rompeva più le balle. Bambini vestiti da cretini comandati da un bambino vestito da cretino. Adesso ci sono gli americani. Quelli, sia chiaro, presi a caso da uno dei cinquanta stati a stelle e strisce: una striscia continua di cretini, vestiti da cani, comandati da un cretino che si chiama Donald Trump. Che, se lo guardi bene, molto somiglia a Flavio Tranquillo. Basterebbe una mano di giallo sui capelli come ha fatto Federica Pellegrini e Ciccioblack sarebbe tale e quale al primo inquilino della Casa bianca. Che per la verità non si è mai sporcato le mani con il nero di seppia. O di Siena? Poco cambia: basta capirsi. Sugli americani della Nba siamo rimasti a pensarla allo stesso modo in due: Boscia Tanjevic e io. E forse anche il sempre giovane Werther (Pedrazzi) e Mammoletta Mamoli che mi è pure simpatico, ma per favore non ditelo al suo capo: lo licenzierebbe seduta stante. Sono stato a Torino tre giorni proprio per non sentire Ciccoblack e Pessina, il nonno senza nome di Heidi. E mi viene solo male all’idea che stasera, prima di cena, me li dovrò sciroppare su Sky Sport 2. Ma rifarò come al solito e come Sandro Gamba: toglierò il sonoro premendo il tastino, in alto a sinistra, del telecomando dove una ichs cancella l’audio. Fatelo anche voi: così non rischierete, non si sa mai, che vi venga l’orticaria e nemmeno la scarlattina. I boyscout giravano con le fionde o, al massimo, con un temperino per far la punta alle frecce. Con le quali sino all’altro giorno giocavano anche gli indiani prima che attraverso le loro riserve dovesse passare la ferrovia dei visi pallidi. Gli americani bianchi adesso si sono fatti furbi: hanno tutti in casa almeno una pistola, non proprio a acqua, e con i neri non sono più in guerra. Altrimenti non detterebbero legge anche nel basket e la Nba non ci porterebbe via i migliori giocatori europei senza pagarli mezzo dollaro bucato e senza restituirceli nemmeno per un paio di settimane tra autunno e inverno. Anche nel ristorante pugliese di via Po hanno concesso al Boscia di fumare a fine pranzo mezzo sigaro. E a me un paio di Marlboro, ma non ditelo alla Tigre: mi squarterebbe nella notte. Mentre uno dei gemelli Viberti, va a capire quale, spalancava le finestre così la polmonite se la potrebbe beccare anche lui, ma darebbe la colpa al fumo. Mi pare ovvio. Diceva il dittì di Pljevlja, Montenegro, uomo meraviglioso, di un’intelligenza viva, quindi eterna: “L’EuroLega non ha ragione e dico che pure la Nba dovrebbe riconoscere l’utilità del basket internazionale e supportarlo”. Copio Pierino Guerrini da Tuttosport e spero che non s’arrabbi: aveva recentemente preso una sbandata per la Banda Osiris, ma mi pare che gli sia passata e sia guarito. Copio anche dalla Stampa e stavolta non mi sbaglio: è Giorgio Viberti e non Paolo, detto Cirillo. Se invece pensate che sia diventato così pigro da non aver nemmeno più voglia di prendere appunti, cosa vi devo dire? Avete ragione da vendere. “Vi ricordate la serie A di trent’anni fa?” ha chiesto Tanjevic ai commensali, suoi ospiti. “Il nostro campionato era secondo solo alla Nba e gli azzurri salivano sul podio anche alle Olimpiadi. Oggi invece fatichiamo ad entrare tra le prime otto in Europa e ci sono sei sette campionati migliori del nostro. Siamo pieni di stranieri di terza o quarta scelta: una cosa davvero inguardabile”. E non c’era Sky. E non c’era Tranquillo. Se non ai margini che parlava in inglese con Bagatta, Buffa e D’Antoni. Ciccioblack a Torino ha fatto la telecronaca seduto su un trono a bordo-centro campo che a me sembrava un seggiolone. E ha lasciato il PalaRuffini solo come un cane e con lo zainetto in spalla che pareva da lontano Trump vestito da boy-scout che andava incontro allo smog. Della partita con la Romania invece è meglio che non parli. Direi cose troppo sgradevoli. E comunque nemmeno nel primo tempo l’Italia mi è sembrata così entusiasmante come vi hanno raccontato i giornali. A parte l’incipit di Alessandro Gentile (nella foto, ndr) e Ricciolino Della Valle. Aspetto la Croazia alle sei della sera. E poi domani vi dico. Sperando che all’aeroporto di Zagabria ieri non abbiano pensato che fosse sbarcata la nostra nazionale di pallamano e non quella del cestino. Come si è augurato qualcuno. E magari dimenticando il futuro che un decennio fa Tranquillo predisse a Luca Vitali: “Giocherà senz’altro in Nba con Aradori”. Difatti, se dopo Virtus, Siena, Milano e Roma non l’avesse raccattato Artiglio Caja per strada e portato a Cremona, magari Superbone sarebbe ancora a spasso e non adesso il miglior playmaker d’Italia. Questo è poco ma sicuro.