Cominciamo bene. Proprio bene. Non si è ancora completato il quadro delle otto partite della prima di campionato che già il Corriere di Bologna si è lamentato dei tre fischietti di Trento-Virtus. Ovvero di Paternicò, Bartoli e Grigioni: è sempre meglio fare i nomi. Non accusati di portare le mutande con l’aquila trentina, e caso mai quella della Fortitudo appollaiata sopra lo scudo, e l’avrei magari anche capito, ma d’aver avuto nel mirino per almeno un’ora e mezza Alessandro Gentile. Poveretto. Che “ha preso tante botte ed è andato in lunetta una sola volta”. E poi è stato pure squalificato per aver mandato a quel paese uno dei tre arbitri. Penso Paternicò, ma non ci posso giurare. Si dà il caso che la partita di sabato l’abbia vista pure io. Come del resto anche le altre sei. E adesso ditemi pure che sono un pazzo da legare, l’accetto. A patto però che eccezionalmente vi fidiate se vi garantisco che l’antisportivo fischiato a Slaughter non è stato il primo, ma come minimo il terzo del genere che la Virtus aveva commesso nel concitato finale. Per la serie: tre corner un rigore che nel basket diventano tre falli un antisportivo. Quindi Alessandro stia sereno, e non dico tranquillo perché questo aggettivo non lo riesco proprio a digerire: nessuno per partito preso ce l’ha con lui. O almeno lo spero. Semmai Filippini, Weidmann e Calbucci, i tre moschettieri di ieri sera al PalaDelMauro, non c’era D’Artagnan, e nemmeno Rin Tin Tin, mi dovranno un giorno o l’altro anche spiegare cosa ha fatto a loro di male Jalen Reynolds, il giovanotto di colore che non è più un bambino (26 anni) e che la Grissin Bon ha strappato l’inverno scorso da Porto Recanati in A2 e gli ha trovato casa a Reggio Emilia. Ormai gli fischiano non solo i sospiri, ma anche quando respira. E, se aggrotta le sopracciglia, apriti cielo: antisportivo, tecnico ed espulsione. Così la prossima ci pensa prima d’increspare la fronte e spudoratamente contestare gli arbitri. Come me la vede anche Hugo Sconochini che a volte si perde in chiacchiere e non si è ancora liberato dalle catene e dalle brutte compagnie di Sky, ma è di una onestà a prova di bomba e difatti dalla nuova casa del basket, che è diventata Eurosport, vi piaccia o non vi piaccia, ha avuto il coraggio di non essere d’accordo in almeno un paio d’occasioni con i fischi dei tre direttori di gara contro il centro dei grissini per i quali va matto Rocco, mio nipote. E pure il nonno. Il posticipo del monday night meriterebbe una più lunga disamina. Ma adesso devo fare un salto in A2 che sinora ho parecchio trascurato e mi riprometto domani di tornare sull’argomento. Mentre già vi anticipo che giovedì non seguirò sul computer Capo d’Orlando-Pistoia, l’ottavo e ultimo duello della prima di campionato, perché altrimenti la Tigre mi chiude sul serio in manicomio e butta via la chiave senza che le possa dar torto. Però intanto vi do i compiti per casa e vi domando se Mario Canfora, il mio caro C10H16O, che scrive per Mamma Rosa ed è di Avellino, può pure lui maltrattarmi Reynolds in questo modo: 12 punti e 10 rimbalzi, doppia doppia in 25’, il migliore indiscutibilmente di Reggio Emilia, e solo 6 e mezzo in pagella sulla Gazzetta come Andrea Zerini, 7 punti e 6 rimbalzi e un mare di falli rimasti impuniti. Quando Guido Bagatta è diventato a sorpresa quest’estate presidente della Mens Sana ha confessato alla Zanzara-Radio24, oltre d’essersi trombato da giovane “almeno duecento donne”, tanto che Andrea Concato di lui diceva: “Qui Bagatta ci cova”, anche d’essere un vegetariano tendente al vegano: “Cioè non mangio carne e pesce, ma uova e formaggio. Nè ucciderei mai un’aringa. E difatti ai miei giocatori consiglio una dieta vegetariana e mirata alle proteine che non impongo a nessuno, ma che mi piacerebbe facessero tutti”. Ebbene non solo i giocatori di Siena non gli hanno dato retta, e qualcuno ha anche sorriso della sua divertente proposta, ma sabato a cena, prima dell’esordio con la Novipiù, si sono sparati una bella tagliatella con il ragù nel ristorante dell’albergo di Casale Monferrato che li ospitava e metà di loro si sono intossicati e hanno passato la notte su e giù dalla toilette. Con le mutande in mano, nausea e diarrea, e un mal di pancia da morire. Perché il ragù di carne, spero non chianina, era andato a male. Ora probabilmente l’ambiziosa Soundreef di Giulio Griccioli, “In tre anni puntiamo a rivincere lo scudetto” ha promesso l’ex sciupa femmine amico di Berlusconi, avrebbe lo stesso perso (76-66) la partita con i piemontesi di Marco Ramondino, come è successo ieri sera alla Grissin Bon di Max Chef Menetti con gli affamati lupi irpini di Pino Sacripanti(bus) anche senza i due assurdi antisportivi fischiati a Reynolds e a Mussini, però ugualmente mi permetto di pensare che un piatto di riso in bianco sarebbe stato più digeribile e meno rischioso di una pastasciutta alla bolognese. Accontentando così il pittoresco presidente senza essere per forza come lui vegetariani. O, peggio, vegani.