La Mela col verme nel cestello della Juve: mi tappo il naso

bonucci

Stavamo così bene senza Ronaldo. Che oltre tutto mi è sempre stato antipatico. Specie quella notte che ci fece gol in rovesciata gonfiando poi il petto come Willy il coyote. Sette scudetti di fila. Con il Pipita e Mandzutin. E aggiungiamoci pure quattro Coppe Italia. Con Lichtsteiner e Asamoah.  Magari anche divisi: pro Acciuga o contro, il gioco o il non gioco. Ma comunque fratelli di latte. La nostra Joya alle stelle e un nuovo sincero amore a strisce: Douglas Costa. Mentre Gigi se ne andava piangendo dallo stadio in festa. Lacrime che in verità non mi hanno commosso. E non sono cinico. Semmai uno stupido romantico anche a costo d’essere l’ultimo. Bonucci aveva già tolto il disturbo dallo scorso agosto. Sbattendo la porta e baruffando con il mondo bianconero. Mentre il sommo Allegri gli urlava “testa di cazzo” e il Milan gli dava la fascia di capitano. Sperando che almeno Buffon si porti a Parigi anche Ilaria. Così la Tigre la smetterà d’intimarmi: “Spegni Sky, quella gallina non posso più sentirla”. All’improvviso ecco Ronaldo: non ci voglio credere. E difatti nessuno ci credeva. Un sogno d’estate. Un affare grande come un casa. Dite? Da oltre 360 milioni d’euro. Che non mi sembrano in verità bruscandoli per un giocatore di trentatré anni e mezzo. Così vinciamo la maledetta Champions. Ne siete proprio sicuri? Raccontatemene un’altra. Per piacere. E lasciate che queste scemenze le spargano in giro i rosiconi e gli invidiosi. Quelli che da sette anni covano dentro la rabbia e per questo Dante li dannò all’inferno immersi nelle acque nere della palude dello Stige che ribollivano dei loro immondi pensieri. Scoppia la Ronaldomania: una tristezza. Soprattutto con questo caldo. Gente sudata dietro le transenne che s’aspetta solo un saluto da CR7. Lui tira diritto. Antipatico come sempre. Anche Georgina, la fidanzata, non mi sembra nulla di che. Speravo meglio. Non volevo nemmeno credere allo scambio della Mela Marcia di Cardiff con Caldara. Pensavo ad uno scherzo di cattivo gusto o a Leonardo che volesse mettersi in bella mostra. Il brasiliano è di natura un paraculo. Questo ha per giunta tre facce: una addirittura intertriste. Mi sembrava pura demenza e quindi, come tale, inspiegabile. Assurda. Mostruosa. Pazzesca. E invece a metà pomeriggio, sotto un sole che dà alla testa, la conferma dal blog di Tuttosport: “Trattativa chiusa: Higuain e Caldara al Milan. Bonucci torna alla Juve: è fatta”. Trasecolo. I particolari in cronaca: “Il Pipita va in prestito ai rossoneri che scambiano alla pari il loro capitano per il giovane ex atalantino”. Non me ne capacito. L’argentino aveva puntato i piedi. Come giusto. Ma una robusta buonuscita l’ha convinto a firmare. Sporchi soldi: alla fine vincono sempre loro. E comunque grazie lo stesso: solamente quel 2-3 di San Siro segnato all’Inter a tempo scaduto è stato una cosa unica e di un valore immenso, superiore ai 90 milioni che Agnelli ha dovuto scucire due estati fa al Napoli di Aurelio De Laurentiis. Un altro di buono. La formula è stata questa: prestito oneroso (18 milioni) con diritto di riscatto fissato a 36 milioni. Higuain deprezzato in due stagioni del cinquanta per cento. Ma è ancora niente. Perché, se il Pipita se ne sarebbe dovuto comunque andare per non pestare i piedi a Ronaldo, proprio non capisco lo scambio alla pari tra i due difensori e la loro uguale valutazione: 40 milioni di euro. Leo Bonucci ha 31 anni e il Milan doveva ancora finirlo di pagare; Mattia Caldara 24 e sarà il centrale della difesa della nostra nazionale. Il primo ha un caratteraccio e minimo un pasticcio lo combina a partita. Il secondo è una pasta di ragazzo e di testa fa male anche in attacco. La Mela col verme guadagnava dieci milioni a stagione e ancora non era contento. Il Laureato non ne pretendeva nemmeno due, ma non stava più nella pelle. Eppure il gioco l’ha condotto il Diavolo che ora se la ride di gusto perché indubbiamente ha fatto il colpo grosso. Mentre la Signora l’ha soltanto subìto e adesso ha, di colpo, tutto il popolo che la contesta. Furioso e umiliato: offeso soprattutto nell’orgoglio. Nonostante CR7. Tempo al tempo, staremo a vedere a maggio: ci fanno sapere con supponenza dalla Continassa. Intanto io per un pezzo non la voglio più vedere e straccio il biglietto per la prima al Bentegodi con il Chievo. Il grande amore è finito. Non capisco e mi arrendo: lo ha scritto anche Roberto Beccantini, molto più saggio, ma non meno bianconero di me. Juve perché? Provate a domandarlo a Marotta. O a Paratici, che è anche meglio. E non parlatemi per favore più di plus valenze. O di Ronaldo.