La faccia brutta dell’America: lo sceriffo dell’Arizona

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Donald Trump mi fa paura. E per una volta parlo sul serio. Donald Trump? Con chi gioca? Con il malcontento della gente. Tutti visi pallidi. Che l’hanno accolto all’aeroporto di Cleveland, dove la superstar è invero LeBron James, decisamente di pelle nera, sulle note della Turandot di Giacomo Puccini intonata da Luciano Pavarotti. “Nessun dorma”. L’impresentabile Trump aspira alla Casa Bianca mentre i familiari del grande tenore sono neri più della pece. Tra i quali la povera giovane vedova, Nicoletta Mantovani, che ha proposto piuttosto, in sintonia con lo squallido personaggio, “Vesti la giubba” di Leoncavallo. Più nota come “Ridi Pagliaccio”. A proposito di clown, vi fa più piangere Matteo Salvini sul carroccio che sguaina la spada di cartone contro i musulmani o George W. Bush che canta “Glory Glory Alleluja” stonando e barcollando come un ubriaco fracido del Bronx? Però non scherza nemmeno Virginia Raggi che non beve, ma che in campagna elettorale comunque considerava criminale il solo parlare di Olimpiadi nel 2024 a Roma “mentre la città sta morendo affogata di traffico e di buche”. E adesso che è diventata sindaco della capitale? Il no secco e deciso è già un forse tendente ad un referendum-lampo ad ottobre. Come una patata bollente nelle mani di Ponzio Pilato. Soldi buttati. E io pago. Tanto i Giochi tra otto estati li ospiterà Parigi. Scommettiamo? Tutti uguali: destra o sinistra, leghisti o cinque stelle, confindustria o sindacati. E’ sempre lo stesso enorme pentolone di minestra di cavoli loro. Questo pensa la gente della politica e non è bello. Anzi, è maledettamente pericoloso. Come il voler cambiare costi quel che costi o il qualunquismo dilagante ad un tanto al chilo. Del quale temo d’essere a volte contagiato anch’io. Parla Matteo Renzi e non lo bada ormai più nessuno. Raglia Donald Trump e gli ascolti volano. Come gli asini del Chievo. La Repubblica di venerdì ci ha mostrato l’altra faccia dell’America, quella che l’8 novembre voterà Donald Trump, il Tycoon della New York che ha fatto i miliardi con i grattaceli e non importa come. Cinquanta Stati, cinquanta delegati repubblicani, dei quali solo due di colore: il pastore evangelico della Virginia e il consulente legale della Georgia. Che così ha motivato la sua scelta di campo: “Sono per la ricchezza e non per la povertà come sostengono i democratici. Trump è ricco e farà diventare ricchi pure noi”. Come si fa a non dargli ragione? Peccato che in Georgia prima di Abramo Lincoln parlassero allo stesso modo gli schiavisti bianchi. Tutti ora comunque terrorizzati dall’idea che gli Stati Uniti d’America non possano più essere la guida del mondo. E difatti li preferivo quando giocavano ancora con le pistole e le frecce. Come il sostenitore di Donald per l’Arizona, lo sceriffo Joe Arpaio, d’origini italiane, che saprebbe ben lui cosa fare: “I miei genitori erano di Avellino. Quindi sono anch’io un figlio d’emigranti. Però i messicani sono un’altra cosa. Quelli vanno bloccati. Tiriamo allora su un bel muro e mettiamo alle frontiere un po’ di sceriffi armati come me sino al collo. Così almeno questo problema sarà una volta per tutte risolto”. Dopo la repubblicana di Cleveland si apre oggi a Filadelfia la convention dei democratici che candiderà Hillary Clinton alla Casa Bianca. Ma mi sa tanto che ci divertiremo molto meno. A meno che non salti fuori qualche stagista. Magari anche più bella e sexy di Monica Lewinsky che mi sembrava la cugina grassa di Chiara Appendino e poteva stregare solo Bill, il marito di Hillary.