Sono come il prezzemolo. Tanto che stamattina me li sono ritrovati anche nel letto e sono andato fuori di testa. Sono dappertutto. Impiccioni e molesti. Oltre che sgradevoli e insistenti. Eppure è da un bel pezzo che avrebbero dovuto capirla che non li posso vedere. Neanche dipinti. E invece accendo la televisione e ci sbatto ogni volta contro. A tutte le ore del giorno e della notte. Con il loro Basket Room che è l’ultima idiozia che si sono inventati sotto l’egida della Banda Osiris di Ciccioblack Tranquillo. Un talk show del cavolo che non vede nessuno. Dati d’ascolto in mano. Tranne evidentemente il sottoscritto. E parlano e parlano. E non dicono niente. Sono un’ossessione o peggio: un incubo. Vado al bar e me li incontro. L’altra sera c’era anche Piero Guerrini, giornalista di Tuttosport, che non ho ancora ben afferrato cosa ci facesse tra loro: comunque lo iscrivo alla confraternita dell’Osiris così impara. Però sarà lo stesso il caso che vada a farmi vedere da un medico. Il quale mi ha già prescritto una pomata per il prurito, ma non è bastata. Perché adesso non mi gratto più quando li guardo, ma mi sono venute anche le traveggole e quindi sarà meglio che vada dall’oculista. E, già che ci sono, anche dall’otorinolaringoiatra visto che pure gli strilli di Jerry De Rosa mi hanno scassato le trombe di Eustachio. Ma è vita questa? mi domando. Non penso. E allora? Dovrei disdire i due abbonamenti a My Sky. E’ un idea e lo farei anche se poi non mi sentissi come quel marito che, per fare un dispetto alla moglie che lo tradisce, decide con un colpo da matto d’evirarsi. E quindi? Ho anche riprovato nel pomeriggio a chiamare al telefono Federico Ferri che dall’inizio dell’anno è il nuovo direttore di Sky Sport per dirgli: “Caro Fefè, in nome della nostra vecchia amicizia e della passione che abbiamo entrambi per la Vecchia Signora, non è che potresti limitare le repliche di Basket Room o Rom, o come cacchio si chiama, ad una mezza dozzina di volte al giorno prima che la Tigre disperata chiami il 112 e m’infilino la camicia di forza?”. Ma Fefè non mi ha risposto come sospettavo e come non mi era stato difficile indovinarlo. E non aggiungo altro perché mi sarebbe venuta in mente anche una saggezza popolare su quella nobildonna che “montando in scagno o la fa spusa o la fa dano” che lascio però volentieri ripetere ai cari gondolieri in riva del Carbon a Rialto. Devo in verità anche ammettere che non tutti i mali vengono per nuocere. Ed infatti la settimana scorsa mi ha incuriosito saperne di più del ricorso presentato in federbasket dal procuratore generale Pio Machiavello in qualità di dirigente responsabile della squadra di Santa Margherita Ligure. Non entro nel merito della brutta vicenda di giocatori stranieri che non potevano essere tesserati. E nemmeno nego d’aver ammirato il coraggio che hanno avuto Mamoli e Tranquillo nel lavare in piazza i panni sporchi di un sottobosco della nostra pallacanestro nel quale il più pulito ha la rogna. Certo è che per l’ennesima volta non è che Giannino Petrucci e il suo carrozzone ci abbiano fatto una gran bella figura se l’illustre magistrato, che s’occupò del sanguinario assalto alla Diaz chiedendo per i 27 imputati 110 anni di carcere, ha chiuso il suo intervento alla tivù di Murdoch ricordando che il favoreggiamento dell’emigrazione clandestina è un reato punibile sino a quattro anni di reclusione e aggiungendo che “c’è nel basket una illegalità diffusa di cui la Fip è a conoscenza, ma non interviene per cui concorre nel reato”. Ebbene pensate che Mamma Rosa, che quotidianamente copia le mie sciocchezze, come quel pivello del Gazzettino che sta sulle scatole anche a Napoleone Brugnaro, abbia ripreso la notizia che mi sembra molto grossa? No, non le ha dedicato nemmeno un pallino di una riga e mezza. A dimostrazione che in Gazzetta è vietato toccare Giannino e il sistema che gli ruota attorno per una ragione molto semplice che vi andrò a spiegare lunedì e non prima. Perché domani riposo. O forse non posso? E nel frattempo semmai non farò chiudere occhio a più di qualcuno. Visto che la bomba che ho in mano è solo mia e la farò esplodere quando ne avrò voglia. Se invece non sapete oggi cosa scrivere di basket-mercato vi aiuto volentieri anche se non ve lo sareste meritato. Lasciate allora stare Samardo Samuels e piuttosto informatevi sul conto di Esteban Batista. Entrambi sono ex dell’Armani e tutti due giocano in Cina, però solo l’uruguagio può tornare a giocare in Italia. Dove? Ma non vi sembra ora di chiedere troppo?