Tu sei la mia simpatia. Cantavano, se non ricordo male, Raoul Casadei e la sua orchestra spettacolo. E a me, chissà perché, è saltata subito in mente, più della piadina della Romagna con la porchetta, forse perché ho appena preso un caffè, una bella contadina sull’uscio di casa che t’invita a bere un sorso d’acqua fresca in tinello. Ovviamente è estate. E non questo freddo becco. Hai sete, lei ha la camicetta con un solo bottone di troppo chiuso sull’abbondante seno, la mano su un fianco, lo sposo a lavorar nei campi e evidentemente io che sto ancora sognando. E comunque accetto d’entrare. C’è silenzio in casa. E’ giovedì, potrei giurarci. Al giovedì l’edicolante della piazza, oltre ai soliti cinque o sei quotidiani, m’infila sotto al portone anche la Settimana enigmistica. Sulla quale subito si fionda la Tigre. Che per tutto il giorno, o quasi, sarà occupata in cucina con i rebus e le parole crociate. E quindi non sente quel che vi sto adesso raccontando. Ricciolino è all’asilo. I giornali intonsi sulla poltrona: li leggerò dopo. Tanto c’è ben poco da leggere, già vi sento dire. Oggi non è proprio vero. Ieri era l’Epifania, che tutte le feste si porta via, e la serie A è tornata in campo. E devo ancora guardare un paio di partite in televisione che mi sono opportunamente registrato. E delle quali, è altrettanto scontato, non conosco il risultato. Sono un po’ svitato: lo ammetto e mi meraviglio che ve ne siate accorti solo ora. Vi parlavo della simpatia. Che è un soggetto altrettanto strano. Molto soggettivo. E quindi relativo. Nel senso che se voi magari andate pazzi per Aldo Giovanni e Giacomo, io non li posso invece vedere nemmeno sui manifesti fuori dal cinema. Oppure a me va a genio Zinedine Zidane, che ha fatto benissimo a dare quella testata in pancia a Materazzi che gli aveva offeso la sorella, mentre non escludo d’essere antipatico a quasi tutti i nerazzurri che molto probabilmente hanno anche ragione, ma sono fatto in questo modo: prendere o lasciare, e vi lascio anche la libertà della scelta, però toglietevi dalla zucca che alla mia veneranda età possa cambiare idea su chi sfortunatamente è nato intertriste e impazzisce per Meches Mancini, Felipe Melo, Sandro Mazzola, Yuto Nagatomo, Gary Medel, Erick Thohir, Mauro Icardi e Wanda o Marco Materazzi. Di sicuro però non dirò mai di una donna che mi è simpatica: farei comunque un torto alla sua bellezza. Per me infatti son tutte belle le donne del mondo. Anche quelle brutte e antipatiche. Come la Santanchè con quel suo birignao e la puzza sotto il naso. O come la Brambilla sempre tra cani e gatti, maiali e berluscones. Non mi hanno fatto nulla, ci mancherebbe altro, ma per esempio nutro una particolare simpatia per i politici in genere. Da sinistra a destra: da Matteo Salvini a Nichi Vendola. O per Fabio Insinna, Fabio Fazio e Fabio Volo. Difatti non avrei mai chiamato Fabio mio figlio. Così come sono istintivamente attratto dall’antipatia che ho nei confronti dei direttori dei giornali. Tra i quali, pescando a caso, non ne salvo mezzo. Mentre vado rivalutando, e qui parlo sul serio, Paolo Di Canio, anche se è balilla e stravede per il duce. Che in un’intervista, prevedibilmente soffocata dalla Gazzetta, ha confessato che il suo House of Football su Fox raccoglie consensi perché “si parla con toni e la competenza giusta, lontani dal vippismo di un ambiente dove il conduttore vuole mettersi in evidenza, magari senza aver mai dato un calcio al pallone”. Che ce l’avesse con Fabio Caressa? E’ assai probabile. Come io con Cicciobello Tranquillo. A domani.