Solamente da tre giorni è estate e già sogno l’autunno. Coi suoi colori pastello e l’uva a grappoli. Quando torna il campionato e abbiamo già zittito tutti. Adesso lasciamoli dire, gli intertristi: è la loro stagione. Quella delle cicale stonate e delle mucche al pascolo. Poi torneranno nutrie e barbagianni. Ma quanto parla Luciano Spalletti? Con ’sto caldo poi. Ho l’aria condizionata a manetta, eppure sono bombo (di sudore). Evidentemente ho l’aria condizionata rotta. Ecce Bombo è un film del ’78 diretto da Nanni Moretti. Affrontava il problema degli anni di piombo e uscì nelle sale una settimana prima che i brigatisti uccidessero cinque uomini della scorta e sequestrassero Aldo Moro. Ma perché Ecce Bombo? “Mi avevano raccontato di uno straccivendolo che andava in giro urlando così”. L’alternativa era: “Sono stanco delle uova al tegamino”. Un titolo orribile? Ma no. Sarà perché vado matto per le uova all’occhio di bue poco cotte con una ciopa de pan e una striscia di pancetta. Ovviamente anche lo Scacciapensieri d’oggi è vietato a chi non è gobbo. Le solite trentatré righe che pure stavolta diventeranno quaranta: sono pronto a scommetterlo. Il mio canto libero senza limiti e confini. Impasticciando Lucio Battisti. E senza un senso. Scrivendo la prima cosa che mi salta in zucca. Stavo novellando di Spalletti. Verboso, pesante, non dico antipatico, ma di certo insicuro e ansioso. Specie quando perde e ha paura della sua ombra. Come lo scorso fine agosto nel ritorno dei preliminari di Champions: 0-3 all’Olimpico con il Porto. Camminava come un ossesso su e giù davanti allo spogliatoio giallorosso. Tanto che se avesse avuto due palette al posto delle scarpe avrebbe scavato una trincea alta più di un metro e mezzo. Ospite fisso di Mamma Rosa e Papà Urbano, sono due giorni ormai che parla ininterrottamente sulla Gazzetta. Che gli ha dedicato tre prime pagine. Una anche stamattina su SportWeek. Testa lucida, barba lunga, baffi e pizzetto, occhi sempre eguali: spalancati e vivi. “L’Inter sono io e la Champions è il suo obiettivo minimo”. Questa mi sembra d’averla già sentita dire parecchie volte nelle ultime otto estati dall’allenatore preposto sulla panchina nerazzurra dopo Josè Mourinho: Rafael Benitez, Claudio Ranieri, Andrea Stramaccioni, Walter Ego Mazzarri, Roberto Meches Mancini e il povero Frank de Boer che hanno cacciato prima ancora che imparasse una parola d’italiano e mandasse in mona Mauro Icardi e Wanda Nara. E comunque dal 2012 a oggi, sei scudetti bianconeri, uno dietro l’altro, la Juve del Conte Antonio e di Acciuga Allegri ha totalizzato 539 punti contro i 353 dell’Inter. Cioè +186 in sei stagioni. Ovvero 31 punti in più di media ogni campionato. E senza giocare la Champions. O mi sbaglio? E ancora Spalletti parla. Da due giorni. Incessantemente. Con ’sto caldo. E sudo che sono bombo. Ma forse non è solo l’impianto d’aria condizionata che è guasto. Nel frattempo le 33 righe sono diventate 40 e ho vinto un’altra volta la scommessa. Già azzardando che il prossimo scudetto lo vincerà il Napoli di Marx Sarri. Intanto pensateci. A domani. Che è domenica. Ed è prevista grandine.