Non sono il mago Merlino che inventò la Tavola Rotonda prima dell’o di Giotto. Né il frate Cipolla, di boccaccesca virtù, che scroccava elemosine agli sciocchi di Certaldo tra Siena e Firenze. Né mi vanto se per una volta ci ho beccato in pieno. Capita. Ma solo se hai un filino di culo. In verità avevo cominciato questo pezzo (leggi articolo) in altro modo, ma se Merlino anche ci può stare (in rima) con filino, il frate Indovino sarebbe stato comunque di troppo. Quasi come un pugno in un occhio. Banalità per banalità per 3.14, chiudo il cerchio con un’altra sciocchezza (trita e ritrita), della quale anche un po’ me ne vergogno: se da quel che mi risulta il frate Indovino non ha mai fatto tredici al Totocalcio, e caso mai s’è arricchito col suo lunario, chi sono io per doverle azzeccare sempre tutte? Forse Stefano Sacripantibus, detto Pino, dodici vittorie nelle ultime dodici di campionato pilotando Avellino all’incredibile terzo posto in classifica? Non mi scambio con nessuno, nemmeno con Dindondan Peterson, e comunque, se ho sbagliato a dire che Milano era una gran Milano dopo averla vista vincere con autorità in laguna, dovete anche ammettere che nei miei pronostici di sabato ho centrato un bel due su due. E non era facile ipotizzare che Trento e Sassari sarebbero andate all’overtime. Avevo infatti scritto, e potete benissimo verificarlo nel pezzo di presentazione della 25esima di serie A, che maledivo il basket perché non prevede il pareggio se non nell’andata di EuroCup al meglio delle due partite. Che poi il Banco di Sardara avesse la vittoria in pugno e l’abbia gettata al vento, questo è tutto un altro paio di maniche. Dal momento che la squadra di Maurizio Buscaglia si è poi largamente meritata il successo nel tempo supplementare. E qui apro parentesi: si parla tanto di Awudu Abass, che si dondola spesso sull’altalena degli alti e bassi, o di Alessandro Gentile che si è crocifisso per la sconfitta con Trento quando il colpevole è stato uno soltanto, come pensa anche Livio Proli ma non può sbandierarlo ai quattro venti: Gelsomino Repesa. E ci si dimentica di Davide Pascolo che non sarà neanche bellissimo, ma che con le braccia, più lunghe di quelle di Gianni Morandi, e le agili zampette a elastico arriva dappertutto. Tant’è che gli ho trovato un soprannome che gli sta a meraviglia: il Ragno. Come due grandi portieri del passato: Lev Jasin e Fabio Cudicini. Avevo anche scritto, e mi è andata di nuovo bene, che al Forum avevano già vinto quest’anno Avellino e Trento, ma che il due senza tre non ci sarebbe stato. “E non per sfiducia nei confronti della GrissinBon, ma perché non mi fido di Paternicò, Sabetta e Sardella”. E bene ho fatto. Vi piaccia o non vi piaccia. Nessuno vi tocca Milano, per carità, se no prendete la scossa e ci restate secchi. Milano può giocare l’Eurolega e le altre nemmeno l’EuroCup, ma nessuno fa una piega. Milano perde la SuperCoppa e nessuno se lo ricorda. Milano contro Reggio Emilia tira 34 liberi e la GrissinBon contro l’Armani solo 12. E non ditemi che Veremeenko e Polonara picchiano più dei fabbri Macvan e Batista perché nessuno arriva a credervi. Neanche Dembinski, o come cavolo si scrive, che è un ultrà di Milano. Il bravo Aradori s’aggrappa a Jenkins dopo aver subito un fallo da Simon ed è antisportivo: altre due volte Milano in lunetta e palla in mano (sua). Jenkins cintura De Nicolao nell’azione successiva ed è semplice rimessa dal fondo per la Reggio di un immenso Ricciolino Della Valle. C’è qualcosa che non mi quadra. Bruno Cerella mette le mani addosso a tutti, ma nel Belpaese può farlo, ed è diventato un eroe del Forum, mentre in Europa non glielo permettono e prende a calci la bottiglietta d’acqua minerale perché gli hanno fischiato tre falli in meno di un minuto. Milano è forte, ma è battibilissima. Che non so neanche se si possa dire in italiano, ma credo di non parlare ostrogoto e comunque ci siamo capiti lo stesso. Basta che se ne convincano le sue contendenti allo scudetto. Che non sono solo le tre ribelli, ma pure Avellino e Venezia. Sì, anche Sassari se le funziona un po’ meglio il tiro da tre punti e se il buon Federico Pasquini dopo Pasqua s’inventa qualcos’altro sotto canestro per Alexander e Varnado. So invece che questo è un vecchio discorso, anch’esso trito e ritrito: gli arbitri favoriscono sempre le grandi. In buona fede s’intenda, altrimenti non c’intendiamo più. Ma erano grandi l’Olimpia di Peterson o la Virtus di Messina o la Montepaschi di Pianigiani. La Milano del Gelsomino piangente non è invece ancora così grande. E non so neanche se un giorno lo potrà mai diventare. Intanto per una volta non so se ci avete fatto caso, ma ho lasciato in pace Giannino e Ciccioblack: è Pasquetta anche per loro. Non solo per il lavavetri di Proli, Vincenzo Di Schiavi. Che un tempo faceva il pompiere e adesso scrive per l’Armani. Pardon, per la Gazzetta dello sport.