Ne ho per tutti. Basta mettersi in fila indiana e armarsi di santa pazienza. L’inverno mi ha intossicato l’anima. E, già che c’era, pure il fegato. Tanto che anche agli amici, pochi ma buoni, ho consigliato di girarmi alla larga: attenti perché mordo. Come una iena affamata (nella foto, ndr). Alla quale è passata la voglia di ridere e che comunque non vuole essere più chiamata ridens. Chi mi conosce sa che vado matto per i carciofi crudi, tagliati fini fini, un po’ d’olio, limone e sale. Che sull’inserto del Corriere di mercoledì ho scoperto esser ricchi di cinarina, “una sostanza presente nelle foglie che svolge un’azione epatoprotettiva, diuretica e antiossidante”. Bene. Finalmente ci sono arrivato: sono stati i carciofi, divorati in quantità impressionanti negli ultimi tre mesi, che mi hanno salvato la vita. Altrimenti sarei già morto avvelenato. Come la povera Imane Fadil. Che era stata otto volte a cena a Villa San Martino ospite di Silvio Berlusconi. Il quale invece nega di averla mai conosciuta. E allora delle due una: o il Cainano è “rincoln”, come sostiene l’irresistibile Maurizio Crozza, oppure è un bugiardo patentato. Povera Italia. Che ha del resto come presidente del Senato l’avvocato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Che a Otto e Mezzo affermò che Ruby era davvero la nipotina preferita di Mubarak perché il presidente egiziano l’aveva raccomandata allo stesso leader azzurro senza però svelargli che era minorenne. Come no? In una delle famose serate del bunga bunga a Arcore, quella del 5 settembre 2010, – hanno scritto i giudici della Corte d’appello di Milano motivando la sentenza sul caso Ruby bis che ha condannato Emilio Fede e Nicole Minetti a qualche anno di galera, – “Berlusconi ha chiesto a Imane Fadil di fermarsi a trascorrere la notte con lui offrendole la somma di cinquemila euro”. Anche le crucifere, che poi altro non sono che i cavolfiore e i broccoli, fanno bene al fegato. Peccato che non mi piacciano e così mi (ri)sparo subito un’altra bella insalata di carciofini amarissimi di Sant’Erasmo che mi aiuti a disintossicarmi anche da tutti i discorsi che ho sentito fare per tutto l’inverno sulla sicura rinascita della Ferrari che assomiglia molto a quella del nostro quindici di rugby che ha collezionato dal 2000 a oggi altrettanti cucchiai di legno scivolando sabato nel Sei Nazioni pure ai piedi della Francia più brutta del secolo. Tanto che il tradizionale terzo tempo della palla ovale azzurra è diventato persino una barzelletta che gira allegra per i corridoi del Coni: se lo sono inventato perché nei primi due (tempi) perdono sempre. Come la falsa partenza delle due Rosse domenica all’Albert Park di Melbourne nel Gran Premio d’Australia: Vettel quarto, Leclerc quinto. E hanno corso in cinque. Entrambi giù dal podio. Lontanissimi dalle Mercedes. Un pilota di Maranello non vince il titolo mondiale dal 2007. Peggio dell’Italia della bislunga e di Berlusconi che è pronto a correre alle Europee. Dove sarà capolista dovunque per salvarci dai cinesi e dai grillini. Che Marco Travaglio continua a difendere. Anche i ladri. Perdendo credibilità giorno dopo giorno. Oltre che copie del Fatto Cuotidiano. Mentre v’invito a trovare un venditore di fumo più brutto di Leo Turrini. Con due erre o con una soltanto? Non me lo ricordo mai. E’ certo invece che tifa per l’Inter sul Carlino e per la Ferrari su Sky. E sarà quindi premiato a Sassuolo con una targa d’oro alla carriera per il più grande Perdente di successo dell’ultimo decennio.