Se prima non avevo alcuna voglia di scrivere, e difatti non ho scritto da luglio ad aprile, eppur stavo benissimo, adesso me l’avete proprio fatta passare del tutto. D’accordo, sono una primula rossa: lo dite voi, non io. Che mette a fuoco le cose che gli altri giornalisti invece nascondono. Grazie mille. Ma se poi voi non trovate nemmeno il coraggio di sostenere il mio libero pensiero satirico per esempio sul nostro povero basket che fa acqua da tutte le parti come il governo di Giorgia Meloni, “bella missina”, perché temete d’esporvi troppo con un puerile “mi piace” su Facebook o perché siete semplicemente fascisti seriali nell’anima, quindi avete paura della vostra ombra più che della vostra vigliaccheria, trovatemi una sola ragione per la quale dovrei vestirmi ancora da Don Chisciotte e combattere, come il mio caro eroe della Mancia, i vostri stupidi mulini a vento?
Fatta questa dovuta premessa, già che ci sono, vado avanti a scrivere magari un cincinin svogliatamente, ma senza rincorrere i vostri consensi dei quali non so cosa farmene se non vi nascono spontanei. E vi parlo di Silvia Marziali, che forse non vi dice niente, e quindi posso tranquillamente darvi degli ignoranti patentati, piuttosto che di Nicolò (con una sola ci) Melli. Del quale l’Armani non può farne a meno se vuole vincere lo scudetto e salvare capre e cavoli in una stagione di cui si dovrebbe comunque lo stesso vergognare. Il reggiano figlio di Julie Vollertsen, argento olimpico nella pallavolo a Los Angeles 1984, dove c’ero anch’io se non vi dispiace, dalla quale ha ereditato la seconda cittadinanza Usa, ha sparato alto per il rinnovo del contratto che scade a fine giugno: due milioni di euro al netto delle tasse. Altrimenti ve lo sopportate voi l’Innominabile per un’altra stagione ed io torno a giocare all’estero. In Turchia o in Grecia: “Ho solo l’imbarazzo della scelta”.
Dunque la 36enne marchigiana Silvia Marziali, romana d’adozione, che Giannino Petrucci ha promosso in serie A maschile nel 2021 non perché meritevole ma perché donna, e pure simpatica e carina, vedi la foto presa da un Tg1 di qualche anno fa, quando cioè il tigì di regime si poteva ancora vedere, è un bravo ufficiale medico dell’aeronautica militare che arbitra a tempo perso, ma nemmeno tanto dal momento che si allena quatto volte a settimana e al femminile è pure un fischietto internazionale della Fiba che, a quanto pare, ambiva persino a passare all’EuroLega facendo arrabbiare moltissimo il presidente federale. Per la verità io non l’ho mai sentita fischiare una sola volta in una partita di campionato se non proprio quando non poteva farne a meno. Ovvero quando un giocatore le mostrava incazzato il braccio sanguinate e segato in due da un difensore un po’ irruento. Ma è così che si fa strada nella vita e carriera nella pallacanestro o nel calcio. Dove basta non dare un rigore grande come una casa in favore della Juve e soprattutto di Federico Chiesa come hanno fatto l’impunito Fabio Maresca e il Var nella finale di Coppa Italia. Difatti la prima donna arbitro di questo secolo che dirige gli irrequieti maschiacci nella massima serie è stata di recente votata proprio da loro e dai club, nonché dai giornalisti, il miglior arbitro della regular season 2023-24. Peccato che il commissioner Citofonare LaMonica non la pensi uguale e abbia escluso Silvia Marziali dalla squadra che dirige questi playoff di cui fanno parte persino il riccioluto Guido Giovannetti e il famoso Andrea Valzani che lunedì sera, l’ho visto con i miei occhi, hanno permesso senza batter ciglia agli oro granata della Reyer di picchiare selvaggiamente i poveri reggiani e d’accedere alle semifinali dei playoff. Dove dovranno fare i conti con la Virtus di un meraviglioso Toko Shengelia ritrovato ed è probabile che ci lascino le penne nel fine settimana. Nonostante la presenza del vice presidente federale (vicario) Federico Casarin sulla panchina veneziana che redarguisce gli arbitri e Giannino lo lascia beatamente fare.
Come vedete, pur non scrivendo, ho continuato a seguire il basket forse anche più di prima. Anzi, “più meglio” di prima. Come ha detto ieri su Rai1 nella Vita in diretta un’inviata di Alberto Matano che non è la bravissima Lucilla Masucci, ma una raccomandata allieva di Matteo Salvini. Evviva! Così come mi dispiace che proprio adesso che comincio ad andare d’accordo con La Monica, condividendo in parte le scelte e in pieno il giudizio molto negativo sui suoi arbitri, succede che non gli rinnovino il lussuoso contratto e magari me lo sostituiscano quest’estate con Don Carmelo Paternicò. Nel qual caso giuro che piombo a Roma in pieno consiglio federale e pianto un casino dell’altro mondo. Tanto i giornali non scriveranno mai niente di qualcosa che possa nuocere in qualche modo all’immagine di Petrucci e dell’Innominabile. Che, vi racconto solo questa, ha baruffato una volta ancora con Nicolò Melli (con due elle) e pure con Gigi Datome perché hanno convinto Shavon Shields a cambiare il procuratore sportivo e a prendere l’ottimo Matteo Comellini figlio del compianto Paolo, amico mio e grande manager d’Alberto Tomba la Bomba o E.T. che dir si voglia. E per quale motivo? Elementare Watson: semplicemente perché il procuratore del presidente-manager di Milano era lo stesso di Shields e cioè lo spagnolo di cui ora non ricordo più il cognome che ho qui in punta di lingua. Mi pare Crespo. Ma mi potrei sempre sbagliare. Di nome Igor che è anche l’agente di Nikola Mirotic. Esatto. Nel frattempo Datome non fa più parte del clan Armani e pure in federazione non è ora ben visto come in passato quando mirava a prendere il posto del Presidentissimo di Valmontone, eternamente culo e camicia con l’Innominabile.
Tra dieci minuti è pronto in tavola. La Tigre mi ha fatto risi e bisi: non so se mi spiego. Quindi per oggi è tutto. O quasi. Perché dopo cena mi guardo l’Atalanta antipaticamente tifando per i tedeschi del Bayer (senza enne finale) Leverkusen di Xabi Alonso come sino all’altro giorno facevano tutti gli intertristi, compari di merende di Michele Serra, a favore di qualsiasi fosse l’avversario della Juventus di Max Allegri. E intanto andate a leggervi l’indecente Amaca che proprio l’ex giornalista dell’Unità e ora del quotidiano – guarda caso – di John Elkann ha scritto contro l’Acciughino che secondo me non ha fatto bene ma benissimo a mandare a quel paese prima Maresca e poi quel tale che voleva saltare sul carro dei vincitori della Coppa Italia senza averne i meriti. Che mi pare si chiami Giuntoli e di nome Giuda.
Ps 1: domattina, senza fretta, potrete leggere questo pezzullo di basket, ed en passant pure di calcio, solo sul mio sito www.claudiopea.it e non su Facebook perché mi è passata persino la voglia di postarlo agli amici che si professano tali e che poi sotto sotto non lo sono neanche per sogno. Agli amici veri, pochi ma buoni, do invece appuntamento tra un paio di giorni per celebrare insieme l’inatteso scudetto dell’Umana di Andrea Mazzon e l’incredibile serie di vittorie di Artiglio Caja nella Fortitudo (2-0 in semifinale con Rieti) che hanno riportato Lorenzaccio Sani al Paladozza dopo secoli e secoli. Amen.
Ps 2: l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, scuola Juve, ha poi vinto l’Europa League travolgendo il Bayer con tre gol da favola di Ademola Lookman, il senegalese nato a Wandsworth (Londra) di cui prima di stasera, lo confesso, non sapevo nulla di nulla. Scherzi a parte, viva l’Atalanta. La stessa che soltanto mercoledì scorso ha perso la finale di Coppa Italia coi modesti bianconeri di Acciuga Allegri, ma questo domani per partito preso non lo ricorderà nessuno, men che meno i giornali di Cairo…