Dopo il tramonto del sole in laguna dovrei andare a vedere il Venezia nell’ultima chanche che stasera viene concessa al suo allenatore bravo quanto sfigato. Ovvero bravissimo quanto sfortunato al limite dell’imparagonabile. Vedi, una per tutte, la partita in casa con il Lecce persa due settimane fa al Penzo per 1-0. Il colpo di testa a botta sicura di Idzes che sbriciola o quasi la traversa. Il piatto destro a cinque metri dalla porta pugliese di Zampano che non avrebbe sbagliato nemmeno quell’asino di Dusan Vlahovic. Le due occasionissime buttate a remengo da Oristanio, già promesso alla Fiorentina, che comunque vale tutti i cinque milioni d’euro che Duncan Niederauer, il presidente di New York, o chi per lui, ha prima o poi da girare all’Inter di Beppe Mar(m)otta, o da Joel Pohjampalo che i tifosi ingrati invitano oggi ad andare a vendere il pesce al mercato di Rialto dimenticandosi le 37 reti segnate dal bomber finlandese nelle due passate stagioni. Grazie alle quali il Venezia si è meritato i playoff di B nella tarda primavera del 2023 e la promozione in serie A solo sei mesi fa. Altrimenti sarebbe un’altra volta fallito sommerso dai debiti che aveva accumulato tra una monata e l’altra. Si parla di 30 milioni nel giugno dello scorso anno, non di bagigi, e dei 43 in rosso che nel frattempo sono maturati e che Sky e Dazn dovrebbero in parte colmare ma senza fretta.
Butto un occhio fuori dalla finestra. Piove che Dio la manda. O Beppe Grillo, fa lo stesso. E soffia un vento gelido dal mare che ribalta gli uomini nemmeno fossero le gru che si reggono in piedi su una zampa sola. Insomma soltanto i matti da legare come mio nipote Enrico potrebbero stasera raggiungere Sant’Elena da Mestre in battello o in vaporetto che sia. Rischiando di volare in acqua o, come minimo, di beccarsi una bronco-polmo-pleure. Difatti ci ho rinunciato prima che la Tigre chiudesse a chiave il portone di casa e buttasse via la chiave. Anche se per quest’anno mi sono abbonato per la prima volta in vita mia al Venezia e, se ci ripenso, corro a sbattere ripetutamente la testa contro il muro che non è fatto di gomma. E comunque Venezia-Como me lo vedrò in diretta tivù sprofondato sul nuovo divano. Dove mi è capitato persino di prender sonno guardando quello schifo di 0-0 tra Milan e Juve, il peggio del peggio. Con il plaid a quadri sulle ginocchia. Bello al calduccio.
Piuttosto se ora mi chiedete quale fine farà alla fin fine quest’anno il Venezia, potrei onestamente rispondervi che retrocederà in serie B perdendo all’ultima di campionato in casa e nei minuti di recupero con la Juventus sempre che non sia più allenata dal Mottarello che dal primo giorno in bianconero avevo anche soprannominato Panna Montata e non mi ero sbagliato. Del resto Eusebio Di Francesco, più volte ingenerosamente esonerato in carriera e non solo dal Lecce e dalla Roma, ma pure da Sampdoria, Cagliari e Verona in rapida successione, oramai ci ha fatto il callo a retrocedere pur giocando un calcio d’ottima fattura. Come l’anno passato a Frosinone dopo un girone d’andata strepitoso per la squadra che gli avevano affidato a gestire. Quindi quasi quasi viene da augurarsi che stasera i neroverdi, che mi rifiuto di chiamare arancioneroverdi per una questione di pelle, non battano le matricole di Fabregas. Così il tecnico pescarese dell’8 settembre (!) 1969 sarà immeritatamente esonerato e gli ultras dell’ipocrita Unione avranno finalmente una buona ragione per scioperare, come faranno oggi nei primi venti minuti del match, contro la società che ha speso un mare di soldi per farli strafelici sino ad un mese fa. O anche meno.
A un quarto d’ora dal fischio d’inizio prevedo invece una vittoria del Venezia. Che è costato quest’estate tre volte meno del Como, ma Di Francesco, checché ne pensiate, è bravo. Anche se sfortunato. E quindi mangerà almeno il panettone di Natale. Che sarebbe dovuto andare semmai di traverso a Thiago Motta, ex intertriste – non dimenticatevelo -, se Koopmeiners, finalmente a segno dopo quattro mesi, e Mbangula, 21 anni il prossimo 16 gennaio, subentrato all’inutile Weah e in gol nel terzo minuto dopo il novantesimo, non avessero ribaltato lo 0-2 con il Bologna dell’odioso Italiano da Karlsruhe von Baden Baden che sarebbe molto probabilmente costato un bel calcio sul sedere a Mottarello, alias Panna Montata. Che, al contrario di Di Francesco, ha più culo che anima. Ed infatti è incredibilmente ancora imbattuto in campionato. Nonostante non abbia a che fare con Svoboda, Candela e Nicolussi Caviglia, ma con Cambiaso, Danilo e Yldiz che lui terrebbe più volentieri con sé in panchina se non avesse metà squadraccia confezionata da Giuda, altro che Cristiano, Giuntoli in cassa-malati.