Devo essere un pazzo da legare. E, se non proprio un matto furioso, il più perverso dei masochisti. Fatto sta che mi ero registrato New York-Denver che mi sono andato a vedere all’ora di pranzo. Seduto in poltrona davanti al televisore. Una pera, un mandarino e un frullato di banana. Pregustando il Mago contro il Galletto. Sono a dieta e comunque, a casa mia, la cucina è sempre chiusa a mezzogiorno. Anche a Pasqua e a Natale. E più che mai oggi che è il compleanno della Tigre. Bargnani è in giacca e camicia: avrei dovuto immaginarlo che non avrebbe giocato. Ne ha sempre una. Stavolta uno stiramento alla coscia. Da nove stagioni è nella Nba, ma questa potrebbe essere anche l’ultima. Visto che gli scade il contratto e comunque un milione di dollari all’anno se li può già sognare. Danilo invece è della partita. Grazie a Dio. Era da diciannove mesi fuori. La Grande Mela vuole capire come sta questo italiano di cui aveva un buon ricordo prima delle due operazioni ai crociati e una lunga odissea. Però non entra subito. Ma all’inizio del secondo periodo sul 31 pari. L’allenatore di Denver è Brian Shaw che giocò nel Messaggero di Raoul Gardini e Valerio Bianchini a cavallo del ’90. Come playmaker era un amore e difatti coi Lakers ha vinto tre titoli dal 2000 al 2002. Come coach è invece un disastro totale: cambia i giocatori a mazzi. Subito Lawson, Afflalo, Mozgov, Faried e Chandler. Poi Gallinari e altri quattro a caso nel secondo quarto. Risultato: i Nuggets imbarcano acqua, segnano solo dalla lunetta, JaVale McGee neanche da quella arrivando a non scheggiare neanche il ferro del canestro. Davide Pessina se la ride di gusto dimenticando quando giocava e le figure che faceva. Anche contro Brian a Cantù. Quindici padelle di fila, 37-62 e Shaw che non fa una piega. Sono allucinato: non avevo mai visto prima nulla di simile in mezzo secolo di basket. I Knicks, che pure vengono da sette sconfitte consecutive, si divorano i Nuggets come pepite di pollo e intascano una facile vittoria. Mi dicono che Denver in questo tremendo inizio di stagione è stato capace di fare anche peggio: ha saputo per esempio beccare 84 punti nel primo tempo in casa con i Blazers alla quarta partita in cinque notti. E dunque serve anche aprire un dibattito per domandarsi se Shaw finirà la stagione? Per i miei gusti non mangerebbe neanche il tacchino del Giorno del ringraziamento che cade ogni quarto giovedì di novembre. Ovvero tra poco più di una settimana. Dio, che fame. E il Gallo? E’ un pesciolino fuor d’acqua. Timido, impacciato, triste. Alza la cresta solo dei capelli. Si vede che soffre. Ma non al ginocchio. Sinceramente mi fa molta pena. Ma continuo a volermi fare del male: alzo l’audio e sento Tranquillo che s’imbarca con Pessina per un quarto d’ora in discorsi che riguardano esclusivamente il triangolo laterale e il maiale cieco. Drizzo allora le attenne. Il triangolo laterale al massimo mi fa venire in mente il lettone di Putin sul quale giacevano Silvio e due pulzelle. Tutti e tre a destra o a sinistra. Probabilmente a destra. Tra i porcelli conosco la Peppa Pig e la maiala di mia sorella. E invece esiste anche il maiale cieco che “è una delle cose che si possono fare all’interno dell’attacco a triangolo”. In parole povere “si tratta di un taglio dal lato debole da parte del giocatore di post quando è anticipato il classico passaggio dalla linea del tiro libero alla punta per permettere – testualmente – al giocatore anticipato in punta di giocare poi in back door, cioè di tagliare dietro al difensore quando c’è un anticipo”. Tutto chiaro? No? Per la verità ho consultato anche un paio di “addetti al lavoro” di serie A che vanno per la maggiore e anche loro ci hanno capito ben poco. Invece io ho capito almeno due cose: perché Flavio non ha sfondato come allenatore di basket e perché Sandro Gamba e molti altri suoi illustri colleghi consigliano di guardare la Nba su Sky senza il sonoro. Come ai tempi del cinema muto. E come farò anch’io da qui in futuro. A meno che non sia davvero inguaribilmente malato di masochismo.