Immagino che vi sareste aspettati che oggi vi raccontassi dei cappelletti fatti a mano (e con amore) dalla Monica o della faraona (col purè) che da Cattini a Montecavolo è strepitosa. E invece vi parlo del Basket Mestre che, se ancora non lo sapete, è la mia squadra del cuore. Ebbene i grifoni di Fabio Volpato hanno vinto domenica la tredicesima partita di fila battendo la mitica Jadran di Trieste dopo che nelle prime quattordici giornate avevano perso ben nove volte e i playoff della C Gold parevano un miraggio. La svolta dopo Natale con l’arrivo da Codroipo di Giovanni Infanti, friulano doc, che ha rivoltato i compaesani mestrini come Monica fa con i cappelletti. Mi è venuta così: abbiate pazienza, ma proprio non m’andava di pensare di poter essere rigirato come un calzino. A Reggio Emilia mi sono perso per le campagne e le colline intorno. E sono stato tanto bene che non me ne sarei più andato. Ma già sono ingrassato un paio di chili e poi, se non scrivo tutti i giorni di palla nel cestino, Paron Zorzi mi sgrida e Renatone Villalta mi dice che non ho voglia di far niente. Magari vi sareste anche aspettati che vi raccontassi delle tagliatelle (una favola) e del coniglio arrosto del Cacciatore a Ca’Bertacchi. O della famosa torta nera che ovviamente Carlo e Gabriele non mi hanno fatto mancare. E invece vi confesso che quelli del Basket Mestre sono stati davvero bravi a tener duro con Volpato che da molte altre parti non avrebbe di sicuro mangiato il panettone. Mentre ora la ricca San Vendemiano, che è il paese natale di Alessandro Del Piero, teme che Infanti nei playoff le possa persino infrangere i sogni di promozione in B. Staremo a vedere. Intanto pensavo che è così bello non avere padroni che ti suggeriscono quel che devi scrivere ed essere al tempo stesso libero di scegliere l’argomento a piacere. Magari saltando come Tarzanetto da liana a liana o dalla quarta serie italiana alla Nba a stelle e strisce. Però ugualmente non so se stanotte per l’emozione riuscirò a chiudere occhio all’idea che domani Mamma Rosa uscirà con il primo inserto sulla nostra serie A di basket al quale ha dato l’originalissimo nome di Time Out e che andrà sicuramente a ruba tutti i mercoledì nelle edicole. Non sto più nella pelle. Otto pagine da riempire non sono poche: mezza per squadra. E parlarne bene di tutte non sarà per nulla facile. Difatti le pagherà la Lega di Egidio Bianchi e quindi è inimmaginabile che le società possano essere oggetto della minima critica. Neanche Capo d’Orlando dei Sindoni sulla quale in verità ce ne sarebbero tante da dire. E allora forza e coraggio. E comunque io sono qui a sua completa disposizione per darle una mano. Ovviamente gratis come è mia abitudine. Ricordandole una cosa soltanto: che non più di una squadra vincerà il campionato e che non più di otto disputeranno i playoff dal secondo week-end di maggio. Sabato intanto cominciano i playoff della Nba (in esclusiva su Sky) dai quali è stata esclusa – guarda caso – la squadra di Danilo Gallinari. Però stavolta il più grande perdente di successo della storia della pallacanestro italiana non ha colpe specifiche essendosi rotto cento volte durante la stagione regolare e avendo giocato appena ventidue delle ottantadue partite in programma. Mi spiace moltissimo. Credetemi. Anche se il mio rammarico è nulla in confronto a quello della Gazzetta che del Gallo si è ben guardata di scriverne nelle ultime sette settimane e mezzo neanche le fosse morto il gatto nero in casa e dovesse portare il lutto sino all’inizio dell’estate. Quando il figlio di Vittorio, grande manager, si farà vedere sulle spiagge dell’Adriatico a firmare autografi ai piccoli bagnanti e ai giovani fans. Tuttavia, siccome Ciccioblack Tranquillo pensa che nel Paese di Cetto La Qualunque (Antonio Albanese) abbiamo tutti l’anello (della Nba) al naso, non posso esimermi dal fare una paio di divisioni molto semplici. Dunque il Gallo, che è il campione sportivo italiano più pagato sulla terra, anche assai più di Graziano Pellè e Valentino Rossi, è legato ai Los Angeles Clippers da un contratto triennale di 65 milioni di dollari. Ovvero per eccesso circa 22 milioni lordi all’anno. E quindi, se Danilo in questa stagione è sceso sul parquet appena ventidue volte, non mi serve Pico della Mirandola per stabilire che ai Clippers è costato un milione a partita. E poi gli stupidi del villaggio saremmo noi: gli Armani e i Sardara, i Brugnaro e i De Cesare. Ma non fate ridere i polli. Anzi, i galli. Domattina invece andrò al mercato allenatori: ne ho da vendere per tutti i colori. Mentre in serata ho saputo che Varese ha preso Tomas Dimsa, 24enne guardia-ala lituana. Meglio di niente? Anche qui staremo a vedere.