Il BLOG DI CLAUDIO PEA

Pensavo che il basket fosse il mio sport. Non perché ne capissi più di tutti, anzi, ma perché mi entrava direttamente nel cuore senza passare per chissà quali strade tortuose. Come quelle del calcio dove anche ad occhi chiusi vedi il suo inconfondibile squallore perchè ne avverti sempre l’odore acre che impregna l’aria e ti costringe a tapparti il naso. Lo stesso che gli intertristi prima sentivano, forte e chiaro, mentre adesso che sono tornati a vincere dopo tanti lustri di vacche magre eccoli supplicarti in ginocchio “per favore, lasciateci gioire in pace”. Non ci penso nemmeno e, tanto per essere chiaro, combatterò con tutte le mie forze il processo di beatificazione di Giacinto Facchetti: anche lui andava a cena con Pairetto e frequentava Casa Bergamo e non era uno stinco di santo come poteva sembrare. Quanto a Massimo Moratti che dire? Che se dopo averne spesi uno sterminio di quattrini per la Beneamata ne scucisse qualcuno al dentista per rifarsi la griglia nuova sarebbe sempre tempo e ora. Poi ho conosciuto il golf che prima detestavo e facevo bene perché è uno sport infrequentabile nelle club house dove le pareti sono impregnate dello stesso odoraccio che respiri in certe stanze e nelle curve del pallone. Però il golf è anche un gioco meraviglioso all’aria pura e uno sport vero quando lo vedi giocare dagli artisti dello swing e del putting sui fairway e i green seminati nel cuore di parchi secolari. E me ne sono innamorato. Come quando da bambino giocavo a calcio in patronato e mi arrotolavo i calzettoni alle caviglie per essere tale e quale a Omar Sivori. Che un giorno di Italia ’60, dopo aver fatto il tunnel a tre nerazzurri di fila, sparò il pallone contro la panchina dell’Inter dove stava seduto il grande Mago provocatore, Helenio Herrera. Così come la mia passione per il basket si è andata smorzando insieme agli insuccessi di una nazionale che pure era stata immensa agli Europei e alle Olimpiadi quando giocava un certo Meneghin Dino che era tutto l’opposto di Marzorati Pierlo ma che insieme formavano un’asse veramente eccezionale. Dio mio, che confusione. E allora aiutatemi a capire: amo più il football (per carità non quello americano), il golf o la palla nel cestino? Ditemelo voi leggendo il mio sito che si chiamava per l’appunto 3Sport: basket, calcio e golf in stretto ordine alfabetico. Magari a settant’anni lo scoprirò anch’io.

Post scriptum: questo ho scritto quando di anni ne avevo sessanta e non ero ancora nonno. La Juve doveva ancora risorgere e vincere cinque scudetti di fila. Come gli anni oggi di Dodo e Rocco, i miei adorati nipoti. Ora il blog si chiama semplicemente www.claudiopea. it o com. Perché anche Mors tua vita Pea era troppo ardito come nome. La Tigre è sempre al mio fianco e devo dire che è come il buon vino: invecchiando migliora. Anche se non finirà mai di brontolare e nove volte su dieci a ragione, ma non glielo confesserò mai. Poi è arrivata anche Sofia, che si chiama come mia mamma e mi sbaglierò ma ha lo stesso suo deciso carattere. Un giorno qualcuno penserà di raccogliere i miei pensieri in un libro. E’ l’ultimo mio desiderio. Ma dovrà essere un editore folle, altrimenti che divertimento sarebbe?