Il secondo giorno Dio creò il cielo e il mare, i mostri marini e i voltagabbana del giornalismo sportivo italiano. Quelli che al secondo giorno del Mondiale in Brasile hanno già con fermezza e disinvoltura preso le distanze da tutte le stupidaggini che loro stessi avevano detto e scritto il giorno prima sul conto dei tulipani, color delle arance o dei mandarini, sfioriti come i crisantemi dopo una notte di brina e appassiti dopo la cura del superatissimo Louis Van Gaal. Il quale ancora s’affidava – ho letto alla vigilia della partita con gli eroi ispanici – a giocatori ormai al tramonto, se non già alla frutta o al dessert, come Sneijder e Van Persie o il vecchio Nigel de Jong che di anni, in fondo, non ne ha ancora trenta ed è comunque più giovane di Andres Iniesta che è, e resta, la luce dei miei occhi. Tu chiamali se vuoi i signori Girella: s’annidano soprattutto in Gazzetta o alla Rai e cambiano idea dalla mattina alla sera. Rottamati ieri, rottamatori oggi. Guelfi all’alba, ghibellini la notte. Ne sanno sempre una più del libro e sbagliano poi tre pronostici su due. A parte Schizzo Tardelli, che nel cuor mi sta, e Beppe Dossena che, contrariamente a quel che ne pensa l’amico Dipollina su Repubblica, ha avuto un’immagine felice quando il primo giorno del Mondiale ha detto che il pubblico di San Paolo è talmente vicino alla linea di porta che potrebbe benissimo tenere fermo il portiere croato con il manico dell’ombrello. E ci ha pure preso in pieno: difatti il marmoreo Pletikosa da Spalato (con i nonni di Carrara?) si è beccato due gol da Neymar e uno da Oscar che avrebbe tranquillamente parato se avesse solo fatto un passo in più a sinistra o a destra. Non me la sento invece ancora di tagliare i tabarri alla squadra di Sky, della Pupa e il portiere o di Billy Costacurta. Il quale in verità non ne ha indovinata mezza e ne ha sparata una di grossa assai quando ha confessato, prima del fischio d’inizio del match diretto male da Rizzoli, di non fidarsi per nulla dei tre giovani centrali difensivi dell’Olanda: tali De Vrij, Vlaar e Martins Indi. Ora De Vrij ha firmato di testa pure il 3-1 su assist di Sneijder. E gli altri due, Vlaar e Martins Indi, al confronto di Piquè e Ramos, sono sembrati due colossi. Per carità capita a tutti di sbagliare. Soprattutto ai migliori come Billy e a chi s’azzarda a dire qualcosa di diverso dalla noia e dall’ovvietà. E poi ieri Gianluca Vialli è stato, da uno a dieci, undici. Nel tardo pomeriggio ha infatti sfidato tutto lo studio di Sky puntando sul Messico e non sul Camerun. E gli sarebbe andata di stralusso se un altro arbitro-disastro, il colombiano Roldan, non avesse nel diluvio di Natal annullato due reti validissime al povero Giovani Dos Santos e se i messicani avessero vinto 3-0. Però il suo vero capolavoro Vialli l’ha servito all’ora di cena quando, pronosticando la vittoria dell’Olanda contro i buuu di Costacurta, Acciuga Allegri e Giorgio Porrà, ha sottovoce buttato là con nonchalance: “In questa Spagna, che scricchiola in difesa più che a centrocampo, Diego Costa mi sembra comunque un pesce fuor d’acqua”. Tra i bocciatissimi del secondo giorno del Mondiale della bola al primo posto ci metto del resto Diego Costa con un bel 3. Ma anche Criceto Cerqueti. Perché? Perché a prescindere mi è sempre stato qua come Cicciobello Tranquillo.