I bistrattati azzurri del basket non sono poi da buttare

tonut

Scusate per il ritardo, come dice ogni volta mia figlia, ma stamattina ho dato una violenta sberla alla povera sveglietta che avevo puntato sulle sei e mezza e così, quando mi sono alzato dal letto, il sole era già alto e Germania-Italia era già finita da un pezzo. Niente paura, avevo provveduto a registrarmi la partita d’esordio degli azzurri di MaraMeo Sacchetti che, buoni ultimi, hanno ottenuto il pass per i Giochi e, adesso che sono a Tokyo, non se ne vogliono più andare. Queste Olimpiadi mi stanno scombussolando la vita, goloso come sono di vedere tutto e, di conseguenza, di non perdermi un colpo nemmeno di tiro al piattello o con l’arco. Dove con le sudcoreane non c’è stata storia per le nostre arciere nella prova a squadre. Ma come faccio? Ora per esempio che mi sono seduto alla scrivania cominciando a scrivere dalla nazionale di Paola Egonu, che ha esordito in piena notte (italiana), alle due, nel torneo della pallavolo con un 3-0 abbastanza tranquillo su una Russia che mette comunque sempre paura, ho l’orecchio teso sulla tivù (ovviamente) accesa e mi distraggo ogni tre secondi. Perché mancano cinque chilometri alla conclusione della prova in linea femminile di ciclismo, e l’austriaca Anna Kiesenhofer sta per vincere la medaglia d’oro che nemmeno lei sa spiegare come, e cioè con una fuga infinita che riesce una volta su un milione, ma quel che m’interessa soprattutto vedere è se Elisa Longo Borghini, che ha allungato sul gruppo di una centinaia di metri, riuscirà a confermare il bronzo che ha già conquistato cinque anni fa ai Giochi di Rio de Janeiro. Ecco, palpitando per la figlia di Guidina Dal Sasso, che è stata la stella cometa dello sci di fondo per la campionesse olimpiche Manuela Di Centa e Stefania Belmondo da Calgary 1986 in poi, ho perso il filo del discorso, non sono più concentrato sul pezzo e intanto nel fioretto c’è Alice Volpi che sfida Arianna Errigo nei quarti e penso che non sia giusto che una escluda l’altra dai giochi delle medaglie che non premieranno comunque nessuna delle due. Insomma devo decidermi: o scrivo di Paola Egonu (18 punti ma può fare molto meglio), che ha sbagliato per l’emozione del debutto olimpico la prima schiacciata e sulla seconda è stata murata dalla bella Goncharova, oppure mi accomodo in poltrona e mi godo in televisione la seconda giornata olimpica di Tokyo 2020. La scelta è obbligata: vi racconterò più tardi, quindi facciamo dopo cena, come sono andate stamattina le cose tra l’Italia e la Germania nel basket, tanto lo sapete già benissimo che abbiamo vinto di 10 punti con un magnifico finale di partita: 12-0 negli ultimi quattro minuti con Pajola, Tonut, Fontecchio, Gallinari e Melli padroni del parquet. Chapeau a tutti e cinque. Nel frattempo mi guardo (sempre in differita di qualche ora) la Longo Borghini che sul circuito di Fuji ai piedi dell’omonimo Monte caparbiamente ha difeso il terzo posto precedendo la belga Kopecky di 10 secondi e il gruppo di 17. E già che ci sono mi sparo anche il bronzo nel judo (52Kg) di Odette Giuffrida che per la verità puntava all’oro dopo l’argento di Rio: “Vorrà dire che me lo prenderò a Parigi tra tre anni”. Così mi piace. Intanto affondiamo nella vasca del nuoto con Gabriele Detti solo sesto nei 400 e vorrei sbagliarmi ma le australiane, che hanno stabilito il nuovo record del mondo nella 4×100 stile libero, vanno troppo forte per sperare che Federica Pellegrini possa di nuovo salire sul podio olimpico dei 200. Domani i giornali vi parleranno diffusamente anche di Mirko Zanni da Pordenone che porta gli occhiali, non ha proprio un fisico da palestrato, né è più largo che alto come il neo campione olimpico cinese Chen Lijun, ma intanto ha conquistato una medaglia di bronzo nel sollevamento pesi (categoria sotto i 67 kg) che è arrivata, come dicono in questi casi quelli che parlano bene, gradita quanto inattesa, mentre a Tokyo era già tarda sera e in Italia quasi l’ora dello spritz. Tutti poi indagheranno su Silvia, che non è la morosa di Mirko, ma il nome che il 23enne friulano ha dato alla cintura che gli sorregge la schiena dopo una terribile delusione d’amore. Se invece sperate che la Gazzetta vi offra la cronaca terra-terra di un evento dei Giochi o un semplicissimo tabellino di una qualsiasi partita, state freschi: ormai i suoi inviati sono diventati tutti gran poeti, critici e sognatori. Difatti nessuno di loro oggi si è umiliato a raccontarci lo splendido successo di ieri di Richard Carapaz per distacco su altri due fenomeni del ciclismo, Wout Van Aert e Tadej Pogacar, dando per scontato che tutti i suoi lettori abbiano il tempo di seguire la maratona olimpica su Raidue ininterrottamente dall’1.30 alle 17.15 o di trastullarsi on-line dall’alba al tramonto. Né qualcuno si è preoccupato di descrivere le difficoltà che ha dovuto passare ieri la nazionale di Gianlorenzo Blengini per battere in rimonta (dallo 0-2) il Canada che non è il Brasile e nemmeno la Polonia, cioè le due favorite di Julio Velasco nella corsa all’oro del Giappone. Che non è comunque l’ottone. D’accordo Alessandro Michieletto, 19 anni, è stato davvero fantastico: mi ha ricordato Samuele Papi ai Mondiali di Atene vinti nel 94 proprio dagli azzurri di Velasco, ma Ivan Zaytsev non è sembrato in palla e, piuttosto, un pesce fuor d’acqua. Così come Alessandra Retico (Repubblica) prima di domandarsi chi sarà l’erede della Divina tra Quadarella, Pilato e Panziera dopo Tokyo, penso che dovrebbe invece stare in pensiero per Benedetta Pilato che avrà anche “una rana rock”, ma domani non disputerà nemmeno la finale dei 100 perché oggi ha nuotato “un lento” che più piano non poteva ballare. Per la verità anche gli azzurri della pallacanestro, difendendo per un quarto d’ora da cani, hanno fatto passare i tedeschi per dei marziani, in particolare Maodo Lo, Wagner e Bonga, e hanno beccato nel primo periodo 32 punti, ma, se devo essere sincero, non ho mai temuto che affogassero neanche quando sono stati sotto 27-38, Polonara non ne combinava stranamente una di giusta e Mannion giocava più per conto proprio che per i compagni. Ma non è mai sembrata una squadra allo sbando e, anzi, mi pareva che avesse l’argento vivo addosso. Il primo a scuoterla è stato Fontecchio (20 punti), probabilmente mvp del match, poi è salito in cattedra Tonut (18 nella foto, ndr) segnando due o tre canestri da favola e infine è esploso il Melli (13) che non ti aspetti specie in attacco dopo lo sconcertante preolimpico di Belgrado. In più il collante Gallinari (18) con le sue zampate Nba al momento giusto, una difesa che nella ripresa ha graffiato e il giovin Pajola che in difesa arriva a sporcare tutti i palloni. Bene insomma. Incluso Moraschini a strappi. E dunque? Dove può arrivare questa bistrattata Italia della palla nel cestino? Un piede ce l’ha già nei quarti, l’entusiasmo è alle stelle, il gruppo è sano, Sacchetti non rompe: battesse anche la Nigeria o (più difficilmente) l’Australia, potrebbe incrociare nell’altro girone un avversario di comodo e entrare così miracolosamente in zona medaglia. Anche se poi non sai più cosa pensare dopo che la Francia ha battuto gli Stati Uniti del santone Popovich che da un bel pezzo in verità a me è sembrato lesso. Checchè ne dica Ciccioblack Tranquillo e forse non più il permaloso Messi(n)a.