Dovremmo tutti solo andarci a nascondere se il record d’ascolti stagionale del nostro povero basket appartiene a Venezia-Sassari (90-100), oggi seconde a pari punti in serie A, con una cifra ridicola: la miseria di 154.867 contatti, più il mio, in una domenica senza calcio durante le feste di Natale. Tra Capodanno e l’Epifania. Lo so, ve l’ho già raccontato l’altro ieri, se non ricordo male, ma a volte repetita iuvant. Ovvero val la pena tornarci sopra. Anche perché saremo anche in Italia il secondo sport di squadra, come ripete sempre Giannino Petrucci come una cocorita, ma non so quanto audience in più facciamo della pallavolo o dell’hockey a rotelle se lo share è comunque abbondantemente sotto l’un per cento. Una vergogna. Al confronto la Coppa del Mondo di sci per esempio ci schiaccia in testa numeri ben diversi e molto pesanti: 921 mila telespettatori per la seconda manche dello slalom di Adelboden e 730 mila per la discesa di Cortina d’Ampezzo. E non venitemi a dire che tutto questo è potuto accadere perché sulle nevi svizzere ha vinto eccezionalmente Stefano Gross o perché sulla pista delle Tofane la bella Lindsey Vonn ha trionfato sotto gli occhi del suo Tiger Woods al quale mancava un dente davanti. E glielo ho rotto io con il putter. O perchè, contemporaneamente al duello serale sul parquet di Mestre, Eurosport ha proposto l’attesissimo Mondiale di freccette da Frimley Green, in Inghilterra. Poche storie: non c’è scusa che tenga. Tanto più che la sfida tra le squadre di Recalcati e Sacchetti, finita 90-100, non è stata poi così male anche se i miei gusti cestistici sono un po’ diversi. Ovvero non vado matto per il tiro al piccione e 43 bombe sparate dalla Reyer e 32 dal Banco Sardegna mi sono sembrate francamente un po’ troppe. Ma senza dubbio è stato un duello appassionante e equilibrato che ha richiesto la disputa anche di un tempo supplementare. Né ci si può aggrappare al fatto che, prima dell’avvento del maledetto digitale terrestre, la partita della tanto disprezzata pallacanestro di Laurito andava su Raidue o al massimo tre, mentre adesso è finita su Raisport 1 e la commentano dalla luna i marziani Fanelli, Abbio e Denbinsky, o come cavolo si scrive: non l’imparerò mai. Anche la Coppa del Mondo di sci è infatti trasmessa da Raisport, eppure fa cinque o sei volte l’audience di Venezia-Sassari e non voglio neanche pensare alla batosta in tv che oggi prenderà Reggio Emilia-Trento dalle dirette dello slalom di Kitzbuehel e del superG di St.Moritz. La verità è semmai un’altra: non sappiamo vendere il prodotto-basket, che non è poi tanto peggio di altri, anzi, per almeno tre o quattro semplici ragioni. 1. non solo non ci sono più i personaggi e i dirigenti di una volta capaci di farlo, ma neanche i santi imbonitori che un tempo non piacevano al Vate Bianchini. 2. sono scarse le televisioni, Sky compresa, che mancano di critica, urlano soltanto e tifano tutte per Milano. 3. la nostra pallacanestro è nelle mani di Petrucci e di Marino: serve aggiungere altro? Sì forse: 4. troppi americani da due soldi, d’accordo, ma pure troppi italiani strapagati che non valgono un tubo e che invece vengono descritti come fenomeni, ma la gente non è stupida e non li guarda più in televisione perché non gli va d’essere anche presa in giro. Insomma ha ragione al mille per mille il magnifico Ettore Messina che in una recente intervista che mi ero perso, ma sono andato a recuperare dal Carlino, ha messo il dito nella piaga dopo aver ammesso d’essere un nostalgico di “quando c’erano due soli stranieri ma di grande qualità per squadra”. E ha fatto i nomi di Danilovic, Savic e Nesterovic che “in un paio di mesi imparavano anche la nostra lingua”. Mentre adesso sono i nostri allenatori che parlano durante i time-out ai giocatori in inglese. Anche a Crosariol e a Baldi Rossi che li guardano increduli. “E mi spiace, ma siamo diventati la Lega di Portorico”. Che per mesi e mesi non ha saputo far altro che occuparsi del Pozzecco che si strappa la camicia o di Hackett che manda a quel paese la Gazzetta che prima avrebbe voluto torturarlo e che ora lo farebbe anche santo.